[Disarmo] Fwd: In Yemen non c’è un conflitto armato




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Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: 9 gennaio 2018 11:08
Oggetto: Fwd: In Yemen non c’è un conflitto armato
A: Pax Christi Italia punti pace <punti_pace_paxchristi at liste.retelilliput.org>


Intenso questo articolo di Mimmo Cortese di OPAL, Brescia.

Io credo che il problema specifico sia giuridico, certo, in relazione al conflitto tra articoli della legge 185/90, ma anzitutto politico.

La legge 185/1990, all'articolo 1, chiede che le esportazioni di armi siano conformi alla politica estera e di difesa italiana. Se queste sono innervate dai concetti contenuti nel Nuovo Modello di Difesa del 1991, che violando l'articolo 11 della Costituzione, giustifica interventi armati ovunque nel mondo siano in discussione i nostri interessi, è evidente che, per estensione ciò rende legittime le esportazioni a nostri alleati, che combattono magari le nostre stesse battaglie.

Non sto ovviamente giustificando questo comportamento, voglio solo dire che la legge 185 approvata nel 1990, è stata messa in scacco dall'introduzione del Nuovo Modello di Difesa, via via implementato fino al disegno di legge della Pinotti relativo al nuovo Libro Bianco della Difesa.

A dimostrazione di ciò che dico vi è il flusso di armi e sistemi militari venduto agli USA. Si è per caso interrotto durante, chessò, la Guerra contro la ex Jugoslavia del 1999 o quella dell'Afghanistan del 2001, o dell'Iraq del 2003, e così via?
No.
Nonostante tutti questi conflitti siano grondanti sangue e vittime, gli USA sono nostri alleati, dunque nessuna limitazione.
Non è un caso che il Nuovo Modello di Difesa fu introdotto a cavallo della prima Guerra del Golfo, a sancire una nuova era della Guerra anche per il nostro Paese, a dispetto di una Costituzione pacifista nata per evitare altre guerre. Stessa sorte dello Statuto ONU, che voleva salvaguardare le future generazioni dal flagello della Guerra.

Dunque la battaglia principale che dobbiamo sostenere è per un diverso Modello di Difesa, non aggressivo, che vieti la proiezione delle ''Forze armate'' fuori dai confini, dotato solo di armi difensive (ad esempio non di portaerei o F35, ecc.), denuclearizzato, ecc.. Che superi alleanze belliciste come la NATO o lo strumento europeo di Difesa così come viene avanti, con le sue capacità di proiezione all'estero.
E questo è urgentissimo, e dovrebbe camminare assieme alla creazione del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Io temo che le vertenze legali aperte sul caso delle bombe dell'Arabia Saudita si concludano con una archiviazione, così come è avvenuto del nostro esposto sui caccia-addestratori AleniaAermacchi venduti ad Israele.

C'è poi la questione dell'embargo sulla vendita di armi, non esistente né per l'Arabia Saudita, né per Israele. Questo la dice lunga su come è messo l'ONU.

La nostra Costituzione pacifista aveva per noi messo fine alla seconda guerra mondiale. Ora dobbiamo mettere fine alla nuova ''guerra mondiale a pezzi'' con un nuovo corpo di leggi nazionali e internazionali che siano all'altezza delle minacce all'umanità.
Se non lo facciamo abdichiamo ad un nostro preciso dovere.

Elio Pagani
---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: "Elio Pagani" <eliopaxnowar at gmail.com>
Data: 9 gen 2018 08:34
Oggetto: In Yemen non c’è un conflitto armato
A: "Arnaldo Scarpa" <arnaldoscarpa at gmail.com>
Cc: "Elio Pagani" <eliopaxnowar at gmail.com>


di Mimmo Cortese*

Le parole di Michele Nones esprimono solo il suo pensiero o, indirettamente, anche quello della ministra Pinotti, visto che è suo consigliere? La ministra può confermarci pubblicamente che sia «fuorviante» – come ha incredibilmente affermato il suo portavoce – sostenere che l’Arabia Saudita è impegnata in un conflitto armato contro lo Yemen? I 10.000 morti civili (nella stima più restrittiva), gli ospedali bombardati, gli oltre tre milioni di sfollati, i 7 milioni ridotti alla fame, i 600.000 casi di colera, i 14 milioni senza acqua potabile sono un’invenzione del New York Times, del Corriere della Sera, dell’Ohchr, dell’Unicef o frutto della guerra tra una coalizione guidata dai sauditi e uno dei paesi più poveri del mondo?

Difficile superare indenni la sensazione nauseabonda che suscita la violenta ipocrisia insita in affermazioni di tal fatta, argomentando con tanta inqualificabile leggerezza su un conflitto le cui conseguenze sono state definite dall’Onu «la più grave crisi umanitaria mondiale».

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Nones tuttavia non si accontenta e poche righe dopo, nell’articolo pubblicato sul sito di Affari Internazionali del 31 dicembre, aggiunge al suo raggelante argomentare – al termine di una contorta e confusa giravolta, nella quale è molto arduo comprendere quale sia la sua concezione di conflitto armato, chiamando in causa, alla rinfusa, pure Francia, Regno Unito, Libia e Siria – che anche le bombe e missili americani, per contrastare i movimenti terroristici, «inevitabilmente comportano pure vittime civili». Ammettendo, al tempo stesso, non solo che in Yemen è in corso una terribile guerra ma dilungarsi sulle sue conseguenze – quelle «inevitabili» vittime civili – è, di fatto, una inutile e seccante perdita di tempo. Così va il mondo! Che questi sognatori scocciatori, pacifisti e amici della nonviolenza, se ne facessero una ragione quanto prima.

D’altronde proprio l’Arabia Saudita è un nostro «prezioso alleato finanziario e militare in moltissime missioni internazionali di stabilizzazione di aree di crisi e contrasto al terrorismo» dice Nones, perché non dovremmo vendere loro armi quando lo fanno, con profittiben più corposi, i maggiori paesi occidentali? Che diamine!

Non sappiamo se il professor Nones ripeterebbe le sue affermazioni sulla inevitabilità dell’uccisione di donne, vecchi e bambini, o riformulerebbe il suo giudizio su ciò che accade in Yemen, se qualche suo parente, qualche suo familiare, finisse ucciso sotto il crollo di una casa colpita da un attacco aereo o a causa di una bomba venduta ai sauditi dal nostro paese. Chissà se conserverebbe quell’altero distacco con il quale guarda agli affari internazionali come se osservasse la plancia cartonata e multicolore del RisiKo? Da ciò che abbiamo letto, anche se vorremmo sinceramente sbagliarci, sembra di poter dedurre che certi pensieri non lo interessino affatto, che gli siano completamente estranei.

Sul merito della vendita delle armi all’Arabia Saudita, sul trend positivo di questo affare, sulle prove inequivocabili e incontestate che le bombe prodotte in Sardegna abbiano colpito obbiettivi civili e seminato morte e distruzione, abbiamo ampiamente dato comunicazioni e documentazione, come Opal Brescia, in molteplici sedi. Tra di esse alcune Procure della Repubblica che le hanno ritenute tanto fondate e circostanziate da aprire un’inchiesta per la violazione della L.185/90. Inchiesta ancora in corso della quale attendiamo fiduciosi gli esiti. Il nostro analista, Giorgio Beretta, ha pubblicato sulla questione numerosi articoli e rilasciato più di un’intervista che non sono mai state smentite da nessuno. La richiesta di un confronto autentico, dati alla mano, con il ministero della Difesa e con il governo, presentata a più riprese da tutte le associazioni che fanno parte della Rete Disarmo è stata, negli ultimi anni, regolarmente ignorata.

D’altronde affermare che laddove non sussista un embargo – una carta bollata che lo “certifichi” – non si possa parlare di conflitto armato e di conseguenza non si possa porre alcun problema nella vendita di armi a chi la combatte, le cui tragiche e inenarrabili conseguenze, e la cui mole di sofferenze, sono quelle mostrate al mondo intero da tutta l’informazione e le agenzie internazionali, dice molto della cultura che alberga nella fascia più alta della dirigenza dello Stato, ci fa supporre quali possano essere i criteri per la fondamentale scelta dei funzionari che hanno il compito delicatissimo di tradurre in azioni e atti concreti le direttive e le determinazioni di un governo e di un paese.

Nonostante tutto ciò vogliamo ancora pensare che un cambio di passo sia possibile, siamo sempre disponili al dialogo e al confronto, siamo fiduciosi che la maggior parte delle tragedie e dei conflitti internazionali si possano ricomporre in maniera non distruttiva, anche se crediamo sia fortemente auspicabile un profondo ripensamento sull’etica della responsabilità, sulla sacralità e il rispetto per ogni vita, quando si compiono scelte dalle quali qualcuno non potrebbe più tornare indietro.

Crediamo che anche su questo tracciato sia racchiusa l’essenza di un’autentica democrazia.

 

*Opal, Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le politiche di difesa e sicurezza di Brescia

Titolo originale completo. Una fuorviante ed ipocrita cultura: in Yemen non c’è un conflitto armato!




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Diceva Gandhi:
Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre.
Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la nonviolenza sono antiche come le montagne. 
Non c'è strada che porti alla pace che non sia la pace, l'intelligenza e la verità.
Io e te siamo una sola cosa: non posso farti male senza ferirmi.
Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco.
Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere.
Per praticare la nonviolenza, bisogna essere intrepidi e avere un coraggio a tutta prova.
Nessun uomo può essere attivamente non-violento e non ribellarsi contro l'ingiustizia dovunque essa si verifichi.