Ottimo Negri, come spesso accade.
Buon anno, Pace!
Jure
Il 31/12/2017 09:02, rossana123 ha
scritto:
Trump è
andato in Arabia Saudita con lo scopo di firmare accordi
commerciali da centinaia di miliardi di dollari. Il primo,
sottoscritto da Trump e da re Salman in una solenne cerimonia a
palazzo reale, è stato quello in base al quale Riad comprerà armi
e sistemi di difesa dagli Usa per 110 miliardi di dollari.
L'obiettivo però è ancor più ambizioso, ed è quello di arrivare
alla cifra record di 350 miliardi di dollari in dieci anni.
Maggiore beneficiario sarà la Lockheed Martin, che ha già pronto
per Riad un sistema missilistico Thaad che da solo vale più di un
miliardo di dollari, oltre che satelliti e sistemi software per il
controllo dei missili
di Alberto Negri, editorialista e inviato di guerra
Il New York Times pubblica un reportage sulla questione delle
bombe italiane ai sauditi che uccidono e fanno stragi in Yemen di
civili. La notizia è così risaputa che la Camera dei deputati nei
mesi scorsi ha deciso che l’Italia può continuare a fornire
all'Arabia Saudita le bombe prodotte in Sardegna dalla Rwm. Almeno
fino a quando non sarà istituito un formale embargo
internazionale. Ma se viene approvato un embargo internazionale
gli Usa dovranno rinunciare a dozzine di miliardi di commesse
militari a Riad. Senza contare che sono proprio i comandi Usa a
fornire all'aviazione saudita supporto tecnico e logistico per
colpire in Yemen. Non solo: gli Usa sostengono fino allo spasimo i
sauditi in questa guerra per procura contro i ribelli sciiti
Houthi alleati dell'Iran. Fa bene il giornale americano a
indignarsi per le bombe italiane ma prima di tutto dovrebbe farlo
con il suo governo: l'Italia è come il cameriere che raccoglie le
briciole dal tavolo del pranzo sanguinoso imbandito da americani,
francesi, britannici.
Firmato accordi commerciali per centinaia di miliardi di dollari
Il giornale americano avrebbe dovuto sottolineare, per completezza
di informazione, chi è il vero fornitore di armi a Riad e chi
gestisce la politica mediorientale. Il 19 maggio scorso Donald
Trump è andato in Arabia Saudita con lo scopo di firmare accordi
commerciali da centinaia di miliardi di dollari. Il primo,
sottoscritto da Trump e da re Salman in una solenne cerimonia a
palazzo reale, è stato quello in base al quale Riad comprerà armi
e sistemi di difesa dagli Usa per 110 miliardi di dollari.
Inquadrare la vicenda nelle sue giuste dimensioni
L'obiettivo però è ancor più ambizioso, ed è quello di arrivare
alla cifra record di 350 miliardi di dollari in dieci anni.
Maggiore beneficiario sarà la Lockheed Martin, che ha già pronto
per Riad un sistema missilistico Thaad che da solo vale più di un
miliardo di dollari, oltre che satelliti e sistemi software per il
controllo dei missili. Nell'accordo è intervenuto direttamente
Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, che avrebbe ottenuto
direttamente dalla Lockheed uno sconto per i sauditi, secondo
quanto scriveva allora lo stesso New York Times. Anche le briciole
italiane delle forniture di armi ai sauditi ci possono non piacere
ma bisogna inquadrare la vicenda nelle sue giuste dimensioni che
il quotidiano americano, non si sa per quale motivo, nasconde con
una certa ipocrisia.
Ma chi sono i maggiori esportatori di armi?
I maggiori esportatori di armi del mondo sono americani, russi,
francesi e britannici. Gli Stati Uniti hanno un bilancio della
difesa di oltre 600 miliardi di dollari l'anno, Mosca di poco più
di un decimo mentre i sauditi spendono in armamenti e per la
difesa circa 65 miliardi di dollari l'anno per fare guerre che non
vincono mai. La Francia di Emmanuel Macron, che si propone come
patria dei diritti umani, l'anno scorso ha esportato armi per 20
miliardi di dollari, un record per Parigi che vende soprattutto
alle monarchie del Golfo, Emirati, Arabia Saudita, Qatar e in
Africa nelle ex colonie. In questi anni la Francia ha creato o
conservato con l'industria bellica oltre 30mila posti di lavoro e
le vendite di armi hanno contribuito a una percentuale del 5-6%
del Pil.
Un'altra guerra per procura tra l'Arabia Saudita e l'Iran
Nel 2009 andai nel Nord dello Yemen e fui uno dei non molti
giornalisti occidentali a incontrare i combattenti Houthi, un
manipolo di adolescenti male armati che mai avrei immaginato
sarebbero riusciti a impossessarsi della capitale Sanaa: già
allora i sauditi bombardavano questo clan sciita zaydita, corrente
dell'Islam cui del resto apparteneva lo stesso presidente Abdallah
Saleh, fatto fuori dai guerriglieri qualche settimana fa quando
decise, con un voltafaccia, di abbandonare gli Houthi e allearsi
di nuovo con i sauditi. Questa è un'altra guerra per procura tra
l'Arabia Saudita e l'Iran che fornisce un appoggio militare agli
Houthi: secondo alcune notizie recenti i ribelli sarebbero
riusciti persino a lanciare un razzo vicino a uno dei palazzi
reali di Riad. Poi c'è la popolazione civile stritolata in un
conflitto con oltre 10mila vittime e nel quale si muore anche per
mancanza di medicine, acqua e cibo: in un anno sono stati
registrati 800mila casi di colera.
Un mondo migliore usando quei soldi per scopi umanitari
Se un decimo del valore delle armi vendute ogni anno ai sauditi -
una monarchia assoluta che oggi tenta improbabili riforme con il
principe Mohammed Bin Salman - fosse impiegato a scopi umanitari
non solo si allieverebbero le sofferenze degli yemeniti ma anche
di tante altre popolazioni in guerra. Ma questa è una "tassa
umanitaria" che nessuno vuole pagare.
http://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/armi-italiane-yemen/
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