[Disarmo] Proposte da Rovato e Milano contro la guerra e le armi nucleari
- Subject: [Disarmo] Proposte da Rovato e Milano contro la guerra e le armi nucleari
- From: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
- Date: Tue, 24 Oct 2017 15:21:08 +0200
PROPOSTE EMERSE DAL CONVEGNO-ASSEMBLEA DI ROVATO del 14-15 ottobre 2017
e dalla successiva ASSEMBLEA DI MILANO, PRESSO LA PANETTERIA OCCUPATA, il 21 ottobre
(assemblea alla quale, sia domenica 15 a fine mattina sia in seguito via mail, sono stati invitati tutti gli intervenuti a Rovato,)
Qui la sintesi di quanto emerso; in allegato documenti ed interventi strettamente attinenti,
ed un riepilogo dei partecipanti e degli interventi pervenuti DOPO Rovato.
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La proposta principale è di organizzare persabato 20 gennaio 2018 un presidio a Ghedicontro la presenza della base e di tutte le sue armi e (lo stesso giorno) una manifestazione a Brescia (martedì 16 gennaio è il 27esimoanniversario dell'inizio della Guerra del Golfo; per la coalizione a guida USA fu l'inizio della ''guerra infinita''); la manifestazione di Brescia sarà rivolta ad informare ed a coinvolgere la cittadinanza, oltre che a suscitare l'attenzione dei media con la consegna al prefetto, in quanto rappresentante provinciale dei governi, responsabili di tutte le politiche di guerra italiane, della petizione(https://www.petizioni24.com/
Con la ratifica ed in coerenza con questo trattato l'Italia si dovrà liberare delle armi nucleari USA che ha sul proprio territorio (già in violazione del Trattato di Non Proliferazione -TNP), per cui si dissocerebbe dalla politica nucleare della NATO -fortemente ostile a questo Trattato-, ponendo così le basi per unasua uscita dal Patto Atlantico e potendo poipiù facilmente diventare un paese neutrale (come per esempio l' Austria).
Le armi nucleari devono comunque essere bandite dall'Italia e devono al più presto lasciare il nostro Paese, altroché esseremodernizzate come vogliono gli USA.
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Per preparare questi due appuntamenti del 20gennaio si propone a tutti i gruppi locali di utilizzare le settimane a disposizione per il maggior numero di iniziative possibili.
In particolare si propone di raccogliere la sottoscrizione della petizione in tutti i contesti ed in tutte le occasioni in cui ciò sia possibile, da parte di qualsiasi cittadino, e la sua proposta ai consigli comunali sotto forma di mozione da approvare (questo la può rendere più visibile sui media locali).
Per sabato 9 dicembre si propone di organizzare una manifestazione in tutti i capoluoghi di provincia, con gli stessi scopi di quella prevista sabato 20 gennaio a Brescia,con consegna ai prefetti della petizione con tutte le adesioni raccolte.
Queste azioni sono volte a dar forza all'azione che si svolgerà domenica 10 dicembre (vedi allegato), “Giornata Internazionale dei Diritti Umani” che quest'anno coincide con il 50° anniversario del TRATTATO INF (Intermediate Nuclear Forces, primo trattato di eliminazione di armi nucleari – 8.12.1987), ma soprattuttodata in cui verrà conferito a ICAN (Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari) il Premio Nobel per la Pace 2017, "approfittando" della grande visibilità che avrà questo evento. In quella data una delegazione consegnerà al Presidente della Repubblica, in quanto “garante” della Costituzione, la richiesta di adesione dell'Italia al TPNW.
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In seguito ci si propone di organizzare-partecipare ad analoghe manifestazioni ad Aviano e negli undici "porti nucleari" italiani, in accordo coi gruppi locali. Infatti sono circa 70 le bombe nucleari Usa stoccate nelle basi militari di Ghedi ed Aviano, e nei porti nucleari italiani attraccano navi e sottomarini a propulsione nucleare con bombe nucleari a bordo, anche qui in violazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) firmato dall’Italia nel 1975.
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Si è scelto di concentrarci, in questo momento,sul disarmo nucleare, senza dimenticare tutto il resto. Le armi, propagandate come strumenti di difesa della nostra sicurezza, in realtà sono tutte strumento di dominio di quei pochi che sottraggono risorse e vita a tutta l'umanità; le armi nucleari rappresentano l'apice di questa contraddizione. I nostri "rappresentanti" elettied i nostri governi, quasi senza eccezioni,sostengono queste politiche e sonoresponsabili di tutte le guerre cui a vario titolo l'Italia partecipa. Il disarmo, quello atomico per primo, è indispensabile per garantire la vera sicurezza dell’intera umanità; le enormi spese "per la difesa" vanno invece indirizzate ad investimenti sociali, volti a garantire il pieno godimento dei diritti (istruzione, sanità, casa, sicurezza dei territori, tutela dell’ambiente, lavoro). Le bombe di Ghedi e tutte le altre armi presenti sulla nostra terra e nel nostro mare non ci esploderanno in cantina, ma minacciano di sterminio altri, che a loro volta puntano i loro missili qui, sui nostri tetti.
Si è proposto di esprimere in messaggi studiati per la "cittadinanza che non sa" questi concetti:
-richiamo etico a non produrre, detenere, usare armi;
-richiamo all' uso civile e pacifico delle risorse, a beneficio di tutti;
-attenzione all' inganno di una "difesa" che in realtà ha solo fini offensivi;
-attenzione al pericolo di vivere in aree fortemente militarizzate in quanto primi obiettivi militari o terroristici.
A chi rivolgere questi messaggi?
Anzitutto ai giovani, cui si sta togliendo il futuro, agli studenti medi ed agli universitari, ai ricercatori ed agli scienziati e le scienziate (vista la militarizzazione della scuola e della ricerca).
Ai disoccupati ed ai precari, a lavoratrici e lavoratori, a tutti i cittadini (visto il conflitto tra warfare state e welfare state).
Alle religiose ed ai religiosi (visti i messaggi di Papa Francesco e di associazioni di base sensibili a questi temi).
Ai richiedenti asilo ed ai migranti, costretti a fuggire dall'impoverimento e dalla guerra che questo sistema provoca.
Occorre anche aumentare la pressione sulle istituzioni, locali, regionali e nazionali, come in parte già si sta facendo, presentando ordini del giorno, ottenendo risoluzioni o prese di posizione che possano far discutere e bucare sui media, coinvolgendo quante più persone possibili.
Gli strumenti da utilizzare vanno dai volantinaggi, alla presenza sui social network o a programmi radiofonici e televisivi, ad iniziative di dibattito nelle scuole e sui territori, alla formazione anzitutto dei docenti. Nell'informare dobbiamo usare un linguaggio comprensibile, che pur dicendo le cose come stanno -la verità-, non possa risultare ripetitivo di “schemi superati” o escludenti; un linguaggio creativo e competente, tecnicamente affidabile.
Filippo Bianchetti, 22.10.2017
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