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Re: [Disarmo] R: Mettere al bando in tutto il mondo le armi nucleari ora è possibile
- Subject: Re: [Disarmo] R: Mettere al bando in tutto il mondo le armi nucleari ora è possibile
- From: rossana123 <rossana123 at fastwebnet.it>
- Date: Sat, 15 Jul 2017 18:45:51 +0200
Quel "Buono perché ha impedito la proliferazione. Insufficiente
perche’ non e’ andato molto avanti sulla strada del disarmo" è
terrificante. In realtà lo sviluppo tecnologico ha surclassato il
Tnp. Sicchè sono d'accordo con voi. Il 15/07/2017 18:26,
alfonsonavarra at virgilio.it ha scritto:
da parte di Alfonso Navarra (ancora negli USA) Vignarca, non mi sorprende affatto, e’ - come da logica di ammanicamento e di settori riservati a interlocutori fissi - stato ospitato sul Manifesto. Bene, si potrebbe dire. I pacifisti hanno avuto spazio, nel “quotidiano comunista”, sulla Conferenza di New York. Il problema e’ che siamo alla solita fiera del luogo comune del pacifista “specialista” (che tra l’altro si arroga il diritto di rappresentarci tutti). La sua posizione sul TNP e’ chiara: buono ma insufficiente. E centrale. Da conservare. Buono perché’ ha impedito la proliferazione. Insufficiente perche’ non e’ andato molto avanti sulla strada del disarmo. Per cui - citazione testuale - “il TNP non puo’ essere indebolito pena la proliferazione”. Da conservare quale pilastro anche del disarmo, cui il Trattato del 7 luglio si pone come complemento. Questa non e’ una strategia che, come Disarmisti esigenti, settori più consapevoli di ICAN, ed avanguardie degli Stati non nucleari (Latino America in primis) intendiamo perseguire a livello internazionale. Non e’ la strategia del Trattato per la proibizione come generale, come codice, e del TNP come particolare da inglobare. Non e’ la strategia che ci portera’ a “battere i pugni” nel 2018 (Conferenza di alto livello dell’ONU) e soprattutto alla conferenza di revisione del TNP 2020. Non e’ la strategia che guarda al collegamento con il diritto ambientale e con Bonn. Ne’ ci permette una vera unita’ tattica - io credo - nella stessa campagna per l’uscita dell’Italia dalla condivisione nucleare NATO. Ovviamente Vignarca con la RID (e chi intende seguirlo) e’ liberissimo di andare avanti su questa strada senza sbocchi della centralità del TNP da conservare (e non da inglobare attuando, sostanzialmente, SOLO l’ art. VI). I Disarmisti esigenti sono nati in Italia con contenuti e valori nuovi, ESPLICITAMENTE NONVIOLENTI (rispetto al pacifismo specialistico di derivazione culturale anglosassone), nonche’ ben consapevoli che il risultato del 7 luglio e’ frutto di una vera e propria “rivolta” (anche se tatticamente ben giocata) degli Stati non nucleari, che hanno deciso di partire senza aspettare i non interessati (e gli interessati al disordine nucleare vigente), di compiere il primo passo “unilaterale”. Di una “discontinuita’”, si direbbe nell’orrendo politichese italiano, in cui Vignarca sguazza a piene mani, bravissimo a raccogliere mediaticamente gran parte dei frutti del lavoro altrui. Anche noi pero’ siamo liberi di proseguire per la nostra strada. E siamo eticamente obbligati a farlo. Bisognerà trovare ovviamente dei punti di incontro con la RID, cosi’ come del resto e’ avvenuto con quei NO GUERRA NO NATO, influenzati dal “putinismo di sinistra”. Ma avendo ben chiaro che siamo altra cosa. Noi non intendiamo spacciare, alla Vignarca, al netto delle inevitabili contraddizioni, la rivoluzione disarmista in atto (e vitalmente necessaria) come una tranquilla riforma “renziana”, che potrà andare avanti senza sconvolgimenti, senza ribaltare l’ordine politico, culturale e giuridico esistente. La soluzione “radicale” (nel senso di andare alla radice del problema) e’ inevitabile. L’alternativa del ritorno all’eta’ della pietra, che ci ricorda Vignarca alla fine del suo articolo, potrebbe essere addirittura ottimistica!----Messaggio originale---- Da: "rossana123" <rossana123 at fastwebnet.it> Data: 15-lug-2017 5.31 PM A: <disarmo at peacelink.it> Ogg: [Disarmo] Mettere al bando in tutto il mondo le armi nucleariora è possibileUn articolo sorprendente, unico nel genere. Non v'è articolo scrittodaorganizzazioni che si occupano di disarmo nucleare così banale. Attinente a quel filone narrativo inaugurato da Renzi, usa unlinguaggioretorico, teatrale, assolutamente privo di punti di criticità chepurevi sono nel Trattato. Come se l'adesione al trattato fosse un fatto puramente burocratico e apolitico del tipo "Venghino, signori, venghino", ci mancava la ciliegina finale che scimmiotta frasifamose:"L’alternativa è la minaccia costante di regressione all’età della pietra. Umanamente e umanitariamente inaccettabile". ------ All’Onu grande successo della comunità civile internazionale e di122paesi «disarmisti». Prossimo passo le ratifiche nei vari stati e l’eliminazione totale delle 15.000 testate esistenti di Francesco Vignarca Ogni passaggio di diplomazia multilaterale sulla strada del disarmoèimportante e apre nuove speranze, ma l’emozione vissuta lo scorso 7 luglio nella Sede delle Nazioni Unite di New York sarà difficilmente superabile. Perché mentre la maggioranza dei Paesi del mondo stava votando il nuovo Trattato di messa al bando delle armi nucleariinsiemealla società civile internazionale (impegnata per questo da anni)eranopresenti in sala i superstiti di Hiroshima e Nagasaki (glihibakusha),oltre a quelli dei test nucleari degli anni ’60. Come ha dettoSetsukoThurlow (bambina nell’agosto 1945 giapponese) «attendevo questogiornoda 70 anni e non speravo più di vederlo con i miei occhi». Il testo di Trattato votato mette le cose in chiaro, fin dalPreambolo edal suo primo articolo, declinando una «messa fuori legge» dellearminucleari su tutta la linea. È infatti vietato «sviluppare, testare, produrre, oppure acquisire o possedere riserve di armi nucleari», ma anche «trasferire a qualsiasi destinatario qualunque arma (…)i o il controllo su tali dispositivi (…) direttamente o indirettamente».Cosìcome (e si tratta di grandi vittorie della pressione della società civile) «Utilizzare o minacciare l’uso di armi nucleari» e«Consentirequalsiasi dislocazione, installazione o diffusione di armi nucleari odialtri dispositivi esplosivi nucleari sul proprio territorio», come invece fa ad esempio l’Italia. Presenti nel testo anche avanzati riferimenti all’assistenza alle vittime e alla bonifica ambientale. Ora, tornati da New York e pronti ad agire come campagne per ildisarmonucleare in vari Paesi, ci domandiamo: il Trattato votato il 7lugliorisolverà la complessa situazione degli ordigni nucleari? Ci porteràaun disarmo completo? Non lo sappiamo per certo, come in ogni percorso simile, ma sappiamocheora lo scenario è profondamente cambiato. In un certo senso siamo in condizioni simili a quelle immediatamente successive alleapprovazionidi Trattati come quello sulle mine anti-persona o sulle munizioni cluster, prima che iniziasse il robusto processo diuniversalizzazione.È un po’ questa la scommessa che la società civile internazionale ha provato a lanciare, anche se ovviamente ci sono differenzesostanzialidate dal tipo di arma (molto più costoso, strutturale, distruttivo)eallo sbilanciamento tra i pochi Paesi che dispongono di ordigninuclearie gli altri. Quello che è certo è che l’impatto devastante e umanitariamente insostenibile delle 15.000 testate oggi presenti al mondo (e non soloincaso di uso ma proprio per la loro stessa esistenza) impone alla comunità internazionale di fare qualcosa, un ammonimento disarmistaepacifista per tutto il mondo . L’idea, la speranza, è che questo Trattato (sia per i suoi contenuti chiari che per l’auspicabile e possibile alto numero di ratifiche)possarimettere in moto quel percorso di disarmo nucleare ormai da troppo tempo arenato pur se previsto dal Trattato di Non Proliferazione nell’articolo VI. Un accordo internazionale capace tutto sommato di bloccare la diffusione degli arsenali (che sembrava inarrestabileneglianni ’60) ma incapace di passare al livello successivo. Proprio la frustrazione per questo aspetto ha smosso, alla fine edopotentativi in varie altre direzioni, la società civile e le nazioninonnucleari che si sono ritrovate sotto il cappello della Iniziativa Umanitaria. Va detto che, nel contesto dei negoziati appena conclusi, non erafaciletenere la barra dritta su questa strada, considerando appunto il problematico status internazionale privilegiato delle potenzenucleari,cristallizzato ormai dagli anni ’70 del secolo scorso. Essere riusciti a conciliare entrambi gli aspetti (un Npt che nonpuòessere indebolito pena la proliferazione con una vera prospettiva di disarmo) è sicuramente merito dei Paesi (ben 122) che hanno voluto fortemente questo testo ma anche merito della società civile che ha continuato a premere affinché vi fossero inseriti principi altioltreche della gestione aperta e inclusiva ma nello stesso tempo decisadellaPresidente della Conferenza, la Costaricana Elayne Whyte Gomez. Paradossalmente proprio l’esistenza di questo doppio binario (ingigantita da una poco plausibile accusa di voler «distruggere l’Npt»)è la motivazione principale data dal Governo italiano pergiustificarel’assenza totale al percorso di elaborazione del Trattato. In questi mesi, nonostante numerosi tentativi di interlocuzione, Gentiloni e Alfano non hanno voluto incontrare i rappresentanti di Campagna Senzatomica e Rete Disarmo e anche mozioni parlamentari che chiedono conto della posizione italiana in merito ai negoziati Onusonostate fatte slittare a dopo la conclusione degli stessi. Va invece sottolineata positivamente l’attenzione al percorso comunquemantenutadalla Rappresentanza italiana a New York (e ribadita dall’ambasciatoreCardi in un incontro con le campagne) e il non piegarsi alleprotesteorganizzate da Stati Uniti, Francia e Regno Unito che hannoaddiritturainscenato una inaudita manifestazione al Palazzo di Vetro il giorno dell’inizio dei negoziati. Ma se scuse di questa natura potevano essere in qualche sensoplausibilie accettabili nell’epoca Obama (che pure ha dato avvio ad unprogrammada 10 miliardi di dollari per l’ammodernamento delle bombe B-61, le stesse di stanza in Italia; forse oggi sono 40 dopo essere statealmeno70 per anni) è impossibile sostenere una linea del genere con l’Amministrazione Trump e i suoi investimenti di rinnovamentointegraledell’arsenale (1.300 miliardi in 30 anni) immediatamente messi in cantiere a poche settimane dall’insediamento. Su una questione come quella delle armi e degli arsenali nuclearinonpossiamo ormai essere più tiepidi o giocare alla «diplomazia deipiccolipassi», ma bisogna essere chiari e netti. Con coraggio. E uno deimeritiprincipali del testo di Trattato votato è, come abbiamo visto,propriola chiarezza in particolare sullo stazionamento e gli accordi di cosiddetto «nuclear sharing». Sarà uno dei punti fondamentali della mobilitazione che le campagneperil disarmo nucleare vogliono iniziare ora sia in Italia che neglialtriPaesi europei che ospitano ordigni Usa (cioè Paesi Bassi, Beglio, Germania) davvero strategici per qualsiasi ipotesi vincente di allargamento e universalizzazione del Trattato. Il positivo e fondamentale risultato ottenuto è dunque solo un primo passo (così lo ha definito anche la hibakusha Sestuko Thurlow che ha chiuso con il suo intervento la Conferenza Onu) verso il veroobiettivofinale: l’eliminazione completa delle armi. Riusciremo a farlo solo «ricordandoci della nostra Umanità», come ci hanno insegnato EinsteineRussell decenni fa con il loro manifesto. L’alternativa è la minaccia costante di regressione all’età della pietra. Umanamente e umanitariamente inaccettabile. --- Questa e-mail è stata controllata per individuare virus con Avastantivirus.https://www.avast.com/antivirus Lista Disarmo Per iscriversi o cancellarsi dalla lista: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html |
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