Strategia
Nato della tensione, con l'Italia in prima linea
Da:
Manlio Dinucci <manliodinucci at tin.it>
Data: Tue, 27 Jun 2017 00:29:37 +0200
Conversazione: Strategia Nato della tensione
Oggetto: Strategia Nato della tensione
Strategia Nato della tensione
Manlio Dinucci
Che cosa avverrebbe se l’aereo del
segretario Usa alla Difesa Jim Mattis, in volo dalla
California all’Alaska lungo un corridoio aereo sul Pacifico,
venisse intercettato da un caccia russo dell’aeronautica
cubana? La notizia occuperebbe le prime pagine, suscitando
un’ondata di preoccupate reazioni politiche.
Non si è invece mossa foglia quando il 21 giugno l’aereo del
ministro russo della Difesa Sergei Shoigu, in volo da Mosca
all’enclave russa di Kaliningrad lungo l’apposito corridoio
sul Mar Baltico, è stato intercettato da un caccia F-16
statunitense dell’aeronautica polacca che, dopo essersi
minacciosamente avvicinato, si è dovuto allontanare per
l’intervento di un caccia Sukhoi SU-27 russo. Una
provocazione programmata, che rientra nella strategia Nato
mirante ad accrescere in Europa, ogni giorno di più, la
tensione con la Russia.
Dall’1 al 16 giugno si è svolta nel Mar Baltico, a ridosso
del territorio russo ma con la motivazione ufficiale di
difendere la regione dalla «minaccia russa», l’esercitazione
Nato Baltops con la partecipazione di oltre 50 navi e 50
aerei da guerra di Stati uniti, Francia, Germania, Gran
Bretagna, Polonia e altri paesi tra cui Svezia e Finlandia,
non membri ma partner della Alleanza.
Contemporaneamente, dal 12 al 23 giugno, si è svolta in
Lituania l’esercitazione Iron Wolf che ha visti impegnati,
per la prima volta insieme, due gruppi di battaglia Nato «a
presenza avanzata potenziata»: quello in Lituania sotto
comando tedesco, comprendente truppe belghe, olandesi e
norvegesi e, dal 2018, anche francesi, croate e ceche;
quello in Polonia sotto comando Usa, comprendente truppe
britanniche e rumene.
Carrarmati Abrams della 3a Brigata corazzata Usa, trasferita
in Polonia lo scorso gennaio, sono entrati in Lituania
attraverso il Suwalki Gap, un tratto di terreno piatto lungo
un centinaio di chilometri tra Kaliningrad e Bielorussia,
unendosi ai carrarmati Leopard del battaglione tedesco 122
di fanteria meccanizzata. Il Suwalki Gap, avverte la Nato
riesumando l’armamentario propagandistico della vecchia
guerra fredda, «sarebbe un varco perfetto attraverso cui i
carrarmati russi potrebbero invadere l’Europa».
In piena attività anche gli altri due gruppi di battaglia
Nato: quello in Lettonia sotto comando canadese,
comprendente truppe italiane, spagnole, polacche, slovene e
albanesi; quello in Estonia sotto comando britannico,
comprendente truppe francesi e dal 2018 anche danesi.
«Le nostre forze sono pronte e posizionate nel caso ce ne
fosse bisogno per contrastare l’aggressione russa», assicura
il generale Curtis Scaparrotti, capo del Comando europeo
degli Stati uniti e allo stesso tempo Comandante supremo
alleato in Europa.
Ad essere mobilitati non sono solo i gruppi di battaglia
Nato «a presenza avanzata potenziata». Dal 12 al 29 giugno
si svolge al Centro Nato di addestramento delle forze
congiunte, in Polonia, l’esercitazione Coalition Warrior il
cui scopo è sperimentare le più avanzate tecnologie per dare
alla Nato la massima prontezza e interoperabilità, in
particolare nel confronto con la Russia. Vi partecipano
oltre 1000 scienziati e ingegneri di 26 paesi, tra cui
quelli del Centro Nato per la ricerca marittima e la
sperimentazione con sede a La Spezia.
Mosca, ovviamente, non sta con le mani in mano. Dopo che il
presidente Trump sarà stato in visita in Polonia il 6
luglio, la Russia terrà nel Mar Baltico una grande
esercitazione navale congiunta con la Cina. Chissà se a
Washington conoscono l’antico proverbio «Chi semina vento,
raccoglie tempesta».
(il manifesto, 27 giugno 2017)
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