[Disarmo] Nuova strage di copti, al Sisi ordina raid aerei in Libia



Nuova strage di copti, al Sisi ordina raid aerei in Libia

Egitto. Alla vigilia del mese di Ramadan, uomini armati hanno attaccato un autobus carico di pellegrini cristiani. Netta la condanna delle autorità musulmane. Al Sisi ordina all'aviazione di bombardare basi jihadiste a Darna in Libia. Si rivelano però vuote le misure di sicurezza annunciate in passato dalle autorità del Cairo

Michele GiorgioIl Manifesto

La barbarie di gruppi composti da miliziani sanguinari e fanatici e un regime efficiente solo nel colpire l’opposizione laica e quella islamista moderata, sono all’origine del nuovo massacro, il quarto dallo scorso dicembre, di cristiani copti avvenuto in Egitto. Molte delle 28 vittime sono i bambini che erano a bordo dell’autobus che, ieri in tarda mattinata, era diretto da Beni Suef al monastero di San Samuele del Confessore a Maghagham, nella provincia di Minya. Il mezzo è stato affiancato da tre Suv con a bordo uomini armati e mascherati che hanno cominciato a sparare raffiche di mitra contro i passeggeri compiendo una mattanza. La tv pubblica egiziana ha trasmesso qualche ora dopo immagini di un autobus crivellato di proiettili e con i finestrini completamente distrutti. Al Azhar, una delle più importanti istituzioni islamiche, ha subito condannato la strage avvenuta alla vigilia dell’inizio del mese di Ramadan. L’imam di al Azhar, Ahmed Al Tayeb, l’ha definita «inaccettabile», volta a destabilizzare l’Egitto dove la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana copta convivono da sempre. L’attacco reca l’impronta dello Stato islamico che si è detto pronto a moltiplicare gli attacchi contro i cristiani di Egitto che rappresentano circa il 10% dei 90 milioni di abitanti. Gli uomini del Califfatto hanno rivendicato gli attentati suicidi compiuti ad aprile, in occasione della domenica delle Palme, contro due chiese copte (45 morti) a Tanta e Alessandria e, lo scorso dicembre, un altro attacco kamikaze nei pressi della Chiesa di San Marco al Cairo (29 morti).

Gli egiziani copti rappresentano la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, dalle origini antiche. I primi monaci copti vissero in Egitto nel IV secolo. Dopo il concilio Vaticano II, Chiesa cattolica e Chiesa copta cominciarono un dialogo che portò nel 1973 al primo incontro – dopo quindici secoli – tra papa Paolo VI ed il patriarca Shenuda III e alla dichiarazione comune del 12 febbraio 1988. La maggior parte dei copti aderisce alla Chiesa ortodossa copta, tutti gli altri alla Chiesa cattolica copta e a varie confessioni cristiane protestanti. Sono presenti in tutto il Paese e in tutte le categorie sociali ma denunciano discriminazioni in alcuni settori come la giustizia e le forze di sicurezza. È di un mese fa la visita di papa Francesco al Cairo dove il pontefice parlò a favore del dialogo fra musulmani e cristiani. Bergoglio ieri si è detto profondamente colpito dal «barbaro attacco» e in un telegramma inviato all’Egitto ha espresso la sua solidarietà a tutte le vittime. Grande il cordoglio tra i musulmani. Dar al Iftaa, l’autorità egiziana che emette gli editti religiosi islamici, ha cancellato le celebrazioni previste per l’inizio del Ramadan e il suo capo, il Gran Mufti, Shawqi Allam, ha condannato la strage. Sdegno è stato espresso da anche dal presidente dell’Anp Abu Mazen e da Hamas. «Si tratta di un crimine odioso…i suoi unici beneficiari sono i nemici dell’Egitto», ha detto Fawzi Barhum, portavoce del movimento islamico palestinese. Nei giorni scorsi Hamas aveva anche condannato la strage di adolescenti a Manchester.

Dopo il duplice attacco della domenica delle Palme, il presidente-dittatore Abdel Fattah al Sisi aveva proclamato lo stato di emergenza per tre mesi e annunciato una guerra senza sosta contro i gruppi armati jihadisti. In particolare contro il ramo egiziano dell’Isis attivo nel Nord della penisola del Sinai dove attacca l’esercito e minaccia i copti che risiedono a el Arish, non pochi dei quali nei mesi scorsi hanno abbandonato le loro case e si sono trasferiti in altre città. La settimana scorsa inoltre la magistratura ha annunciato di aver rinviato a giudizio davanti alla giustizia militare 48 persone sospettate di essere implicate nei tre attacchi contro le chiese copte da dicembre ad aprile. Ma i copti non si fidano più di al Sisi e delle sue forze di sicurezza. Alle parole non è mai seguita una reale protezione della minioranza cristiana e, come era accaduto a Tanta e Alessandria, anche ieri centinaia di copti hanno manifestato nella provincia di Minya contro il governo e il presidente.

In serata l’aviazione militare egiziana, in coordinamento con le forze libiche, ha preso mira le roccaforti del Consiglio della Shoura a Darna, roccaforte però di milizie legate ad al Qaida e non allo Stato Islamico ritenuto responsabile dell’attacco di ieri a Minya. I raid aerei sono avvenuti poco dopo il discorso televisivo di al Sisi nel quale venivano tra l’altro annunciati raid contro i miliziani addestrati e armati per attaccare l’Egitto. Al Sisi, dopo aver dichiarato nuovamente lo stato d’emergenza, ha promesso di colpire le basi terroristi ovunque si trovino ed ha lanciato un appello a Donald Trump perché assuma la guida della lotta contro il terrorismo globale. Il presidente americano ha promesso il sostegno all’Egitto e ha detto che il massacro dei cristiani deve finire.