[Disarmo] Fwd: Il movimento dei Focolari denuncia la “guerra sporca” in Yemen con armi made in Italy



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Data: 23 mag 2017 18:11
Oggetto: Il movimento dei Focolari denuncia la “guerra sporca” in Yemen con armi made in Italy
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Luca Kocci

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Il movimento dei Focolari denuncia la “guerra sporca” in Yemen con armi made in Italy

“Adista”
n. 19, 20 maggio 2017

Luca Kocci

Il movimento dei Focolari scrive al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere la fine della vendita di armi italiane a Paesi coinvolti in conflitti.  La petizione, lanciata anche sul sito web change.org ha già raggiunto circa 4.500 firme, e altre se ne stanno aggiungendo mentre scriviamo.

«Dal nostro Paese, l’Italia, partono armi destinate alla “terza guerra mondiale a pezzi” che insanguina mezzo mondo», scrivono i Focolari. «Come fa notare l’istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, “«l’ultima relazione governativa sulle esportazioni di materiali di armamento nel 2016 conferma la continua ascesa dell’export italiano sui mercati mondiali e in particolare su quelli nordafricani e mediorientali (59%), aree di crisi e di conflitti a noi vicine”. Colpisce, in particolare, l’incremento dell’esportazioni di bombe d’aereo MK82 e MK84 con 21.822 pezzi (nel 2015 erano 1.050) che corrispondono a quelle inviate in Arabia Saudita, Paese alla guida di una coalizione coinvolta nei bombardamenti sullo Yemen che continuano a provocare morti e feriti tra la popolazione civile e milioni di profughi» (v. Adista notizie nn. 40 e 43/15; 6, 7, 9, 31 e 36/16).

«Davanti alle proteste di tante associazioni (Rete Disarmo, Amnesty International, Banca etica, Rete Pace, Oxfam, Focolari, ecc.) – prosegue la petizione al presidente Mattarella –, le risposte finora ricevute dagli esponenti del governo italiano sono imbarazzanti quando si fanno scudo della mancanza di un veto dell’Onu. Come se la legge 185/90 e la stessa Costituzione che ripudia la guerra non esistessero. Altri esponenti politici si rifanno ad un generico realismo da rispettare, al di là della coscienza personale». Facendo riferimento a quanto papa Francesco ha detto il 4 febbraio 2017 agli esponenti dell’Economia di Comunione (movimento nato all’interno dell’esperienza dei Focolari, fondato in Brasile nel 1991), «bisogna agire sulle strutture inique che producono vittime e carnefici. Restare silenziosi o indifferenti vuol dire lasciare interi territori da soli davanti al ricatto tra il poco lavoro assicurato dalle armi e il concorso al macello industriale della guerra». Pertanto, proseguono i Focolari, «senza una vera riconversione economica rischiamo solo di fare del facile moralismo che scarica il peso della responsabilità politica sulle spalle dei lavoratori della fabbrica del Sulcis Iglesiente, in Sardegna, dove quelle bombe vengono allestite da una società di proprietà tedesca. Ma lo stesso possiamo dire per la mega commessa di 28 caccia bombardieri da consegnare al Kuwait, altro Paese facente parte della coalizione saudita, da parte di una cordata guidata dall’italiana Finmeccanica Leonardo. Esistono e vanno incoraggiate le migliori risorse intellettuali, finanziarie e politiche per cambiare radicalmente direzione in un mondo in fiamme, destinato altrimenti a scomparire».

Non è la prima volta che gli aderenti al movimento fondato da Chiara Lubich intervengono sul tema disarmo e in particolare sulla questione Arabia Saudita-Yemen. A dicembre si erano rivolti a papa Francesco («Disarmiamo l’economia che uccide», v. Adista notizie n. 43/16). Ad aprile, insieme ad altre cinque associazioni impegnate sui temi della pace e del disarmo (Amnesty International, Oxfam, Fondazione Banca Etica, Opal Brescia, Rete Italiana per il Disarmo) e al missionario comboniano p. Alex Zanotelli avevano scritto al ministro degli esteri Angelino Alfano («Basta bombe italiane all’Arabia Saudita contro lo Yemen», v. Adista Notizie n. 14/17). E ora ci riprovano con Mattarella.

Sul medesimo nodo, è da registrare anche l’intervento della Fondazione Finanza Etica, che lo scorso 9 maggio ha partecipato per la prima volta all’assemblea degli azionisti di Rheinmetall, uno dei principali produttori tedeschi di armamenti. «Entriamo in assemblea delegati dall’ong tedesca Urgewald su proposta del movimento pacifista Rete Italiana per il Disarmo», spiega Andrea Baranes, presidente della Fondazione fondata nel 2003 da Banca Etica, che durante l’assemblea ha severamente criticato l’esportazione di bombe da parte della controllata italiana Rwm Italia SpA dalla Sardegna all’Arabia Saudita. «Come dimostrato dal “Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen”, trasmesso il 27 gennaio scorso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, le bombe esportate ai sauditi sono utilizzate per bombardare lo Yemen, in una guerra che non ha alcuna legittimazione dal punto di vista del diritto internazionale e che ha generato oltre seimila morti tra i civili, di cui mille bambini», aggiunge Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo. «Nell’ultima relazione della Presidenza del Consiglio dei ministri italiano sul commercio degli armamenti per l’anno 2016, depositata in parlamento il 26 aprile, si legge che RWM Italia è salita al terzo posto per giro d’affari nel settore difesa in Italia con un aumento delle commesse per 460 milioni di euro. Le nuove autorizzazioni richieste al governo italiano sono 45 per l’esportazione di circa 20.000 bombe in particolare verso “Paesi Mena” (Medio-Oriente e Nord-Africa). Si tratta dell’Arabia Saudita?».