[Disarmo] Il mondo si riarma



Il timore di una corsa al riarmo globale era già stato espresso dal vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel (Spd) all’inizio di marzo, in occasione della sua visita al Cremlino, a causa delle crescenti tensioni tra la Nato e la Russia. “Siamo preoccupati che si possa scivolare in una nuova spirale di riarmo”, aveva dichiarato Gabriel. 23 dei 28 paesi membri della Nato si sono impegnati ad aumentare la loro spesa militare, portandola al 2 per cento dei rispettivi Pil nazionali entro il 2024: il che significa, secondo uno studio dell’Istituto di studi strategici di Londra (Iiss) una spesa complessiva di quasi 100 miliardi di dollari. Tale corsa agli armamenti è una realtà già da anni per la Cina di Xi Jinping, che secondo l’Iiss avrebbe destinato alle due Forze armate cifre ben superiori a quelle ufficialmente dichiarate: circa 200 miliardi di dollari sino al 2015, il 40 per cento in più delle cifre iscritte a bilancio. Anche il Giappone ha aumentato il bilancio della Difesa a 44 miliardi di euro. L’Arabia Saudita ha aumentato la sua spesa militare da 80,7 a 85,4 miliardi di dollari, una cifra pari a quasi il 13 per cento del suo Pil. La Germania ha progressivamente ridimensionato le sue Forze armate dopo la fine della Guerra fredda. Dai circa 490 mila effettivi del 1980 alle attuali 178 mila unità. Oggi si avverte un’inversione di tendenza in tutto il mondo. La tecnologia ha fatto irruzione negli scenari bellici, e con essa i colossi tecnologici e informatici come Google, Amazon e Microsoft che spendono più di 50 miliardi di dollari per lo sviluppo di cosiddetti prodotti a duplice uso. Gli Stati Uniti si confermano di gran lunga i principali acquirenti di armamenti. Per il prossimo anno il Governo degli Usa ha in preventivo un aumento di spesa di 54 miliardi di dollari. Trump vuole però aumentare anche il numero di navi da guerra statunitensi, da 275 a 350. Gli Usa, secondo l’Iiss, destinano alla difesa quanto Cina, Russia, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia assieme, circa 600 miliardi di dollari. Mosca non è rimasta a guardare, ed ha avviato un ambizioso processo di ammodernamento delle sue forze armate, con sistemi moderni come il missile da crociera Ssc-8. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato nel 2010 l’acquisto di armi per 500 miliardi di euro, e la Russia si è dotata in pochi anni di un Esercito professionale tornato in grande efficienza. L'Europa, pur riluttante, è stata trascinata in questa tendenza globale. La Germania da sola, dovrebbe arrivare a spendere fino a 25 miliardi di euro in più l’anno. Quest’anno il bilancio è previsto in aumento a circa 37 miliardi, con un aumento dell’otto per cento sul 2016. Un aumento fino a oltre 20 miliardi è considerato però illusorio nonché indesiderabile da parte del ministro degli Esteri Gabriel. Gli esperti militari sono d’accordo nell’affermare che sarebbe opportuno concentrarsi sul rafforzamento della capacità d’intervento della Nato. Dello stesso parere Wolfgang Ischinger, presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera. Roderich Kiesewetter (Cdu) ritiene che dovrebbe esserci una difesa nucleare europea, o altrimenti tedesca. Ma finora è il solo a pensarla così. Clemens Fuest, ex capo del Ifo Institute di Monaco, avverte che aumentare la spesa per la difesa sottrae denaro per istruzione, ricerca, salute,

Il timore di una corsa al riarmo globale era già stato espresso dal vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel (Spd) all’inizio di marzo, in occasione della sua visita al Cremlino, a causa delle crescenti tensioni tra la Nato e la Russia. “Siamo preoccupati che si possa scivolare in una nuova spirale di riarmo”, aveva dichiarato Gabriel. 23 dei 28 paesi membri della Nato si sono impegnati ad aumentare la loro spesa militare, portandola al 2 per cento dei rispettivi Pil nazionali entro il 2024: il che significa, secondo uno studio dell’Istituto di studi strategici di Londra (Iiss) una spesa complessiva di quasi 100 miliardi di dollari. Tale corsa agli armamenti è una realtà già da anni per la Cina di Xi Jinping, che secondo l’Iiss avrebbe destinato alle due Forze armate cifre ben superiori a quelle ufficialmente dichiarate: circa 200 miliardi di dollari sino al 2015, il 40 per cento in più delle cifre iscritte a bilancio. Anche il Giappone ha aumentato il bilancio della Difesa a 44 miliardi di euro. L’Arabia Saudita ha aumentato la sua spesa militare da 80,7 a 85,4 miliardi di dollari, una cifra pari a quasi il 13 per cento del suo Pil. La Germania ha progressivamente ridimensionato le sue Forze armate dopo la fine della Guerra fredda. Dai circa 490 mila effettivi del 1980 alle attuali 178 mila unità. Oggi si avverte un’inversione di tendenza in tutto il mondo. La tecnologia ha fatto irruzione negli scenari bellici, e con essa i colossi tecnologici e informatici come Google, Amazon e Microsoft che spendono più di 50 miliardi di dollari per lo sviluppo di cosiddetti prodotti a duplice uso. Gli Stati Uniti si confermano di gran lunga i principali acquirenti di armamenti. Per il prossimo anno il Governo degli Usa ha in preventivo un aumento di spesa di 54 miliardi di dollari. Trump vuole però aumentare anche il numero di navi da guerra statunitensi, da 275 a 350. Gli Usa, secondo l’Iiss, destinano alla difesa quanto Cina, Russia, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia assieme, circa 600 miliardi di dollari. Mosca non è rimasta a guardare, ed ha avviato un ambizioso processo di ammodernamento delle sue forze armate, con sistemi moderni come il missile da crociera Ssc-8. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato nel 2010 l’acquisto di armi per 500 miliardi di euro, e la Russia si è dotata in pochi anni di un Esercito professionale tornato in grande efficienza. L'Europa, pur riluttante, è stata trascinata in questa tendenza globale. La Germania da sola, dovrebbe arrivare a spendere fino a 25 miliardi di euro in più l’anno. Quest’anno il bilancio è previsto in aumento a circa 37 miliardi, con un aumento dell’otto per cento sul 2016. Un aumento fino a oltre 20 miliardi è considerato però illusorio nonché indesiderabile da parte del ministro degli Esteri Gabriel. Gli esperti militari sono d’accordo nell’affermare che sarebbe opportuno concentrarsi sul rafforzamento della capacità d’intervento della Nato. Dello stesso parere Wolfgang Ischinger, presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera. Roderich Kiesewetter (Cdu) ritiene che dovrebbe esserci una difesa nucleare europea, o altrimenti tedesca. Ma finora è il solo a pensarla così. Clemens Fuest, ex capo del Ifo Institute di Monaco, avverte che aumentare la spesa per la difesa sottrae denaro per istruzione, ricerca, salute, infrastrutture e tutela dell’ambiente

http://www.handelsblatt.com/my/politik/international/weltweiter-anstieg-der-militaerausgaben-das-grosse-wettruesten-und-wer-davon-profitiert/19591162-all.html


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