Il 23 dicembre la Conferenza delle Nazioni Unite ha deciso di
adottare una risoluzione (la A/RES/71/258) per proibire ed
eliminare le armi nucleari. La votazione però non è stata adottata
con voto unanime dall’Assemblea generale: tra i paesi che hanno
espresso voto contrario o che si sono astenuti molti di quelli in
possesso di ordigni nucleari, da Cina e Russia a potenze nucleari
emergenti come India e Pakistan, ma anche (e questo avrebbe dovuto
sorprendere) paesi come Francia, Regno Unito, Stati Uniti
d’America, Australia, Israele, Giappone, Corea del Sud e molti
altri paesi europei.
“L’esistenza di armi nucleari è ancora una minaccia per l’umanità.
La necessità di un passo avanti nel disarmo non è mai stata così
urgente come oggi”, ha detto Kim Won-soo, sottosegretario generale
delle Nazioni Unite.
Nonostante il boicottaggio di molti paesi importanti, come pure le
pressioni esercitate dai paesi contrari all’accordo, la mozione è
stata approvata. Per questo nei giorni scorsi si sono tenuti i
primi incontri per definire i contenuti del trattato. A sorpresa
perà la sessione si è svolta in un auditorio praticamente deserto:
ben quaranta nazioni, tra cui tutte quelle sopra menzionate, hanno
deciso di non partecipare ai lavori per il trattato sul nucleare
considerando irrealistico lo scenario del disarmo. In discorso
tenuto da Elayne Whyte Gómez, rappresentante permanente del Costa
Rica alle Nazioni Unite, che ha presieduto la seduta è stato
ascoltato solo da pochissime persone, e anche queste
apparentemente disinteressate. Lo stesso sito ufficiale delle
Nazioni Unite parla ufficialmente di “assenza di risultati
concreti dopo due decadi di negoziati per il disarmo nucleare
multilaterale”. Un’assenza che rischia di perpetuarsi in quella
che è (o meglio era) “il primo vero dibattito per il disarmo
nucleare in vent’anni”.
Gli esperti delle Nazioni Unite parlano di una “crescente
frustrazione negli ultimi anni” dovuta al fatto che molti paesi
continuano “a fare affidamento sulle armi nucleari nelle dottrine
di sicurezza e a finanziare i programmi per modernizzare e
potenziare le armi nucleari” disponibili, compresi gli Usa che con
le B61-12, più che aggiornare le vecchie B-61, si sono dotati di
quella che per molti è un nuovo tipo di arma nucleare. Oggi nel
mondo esistono oltre 15mila armi nucleari (dati Onu), custodite
negli arsenali di pochi paesi alcuni dei quali non hanno
sottoscritto nemmeno il trattato di non proliferazione: Stati
Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India,
Pakistan e Corea del Nord.
Le armi nucleari rimangono le uniche armi di distruzione di massa
a non essere ancora state dichiarate fuorilegge a livello globale,
come invece è stato per le armi biologiche, le armi chimiche, le
mine antiuomo e le bombe a grappolo. Per le armi nucleari oggi
esiste solo un divieto parziale e peraltro poco rispettato. E
questo nonostante il disarmo nucleare fosse una priorità delle
Nazioni Unite sin dalla loro nascita, nel 1945.
La decisione presa dalla maggioranza dei paesi delle Nazioni Unite
non è servita a far capire la gravità della situazione e i
pericoli connessi con le armi nucleari. Armi che non servono a
combattere ma solo come deterrente: qualora malauguratamente un
paese decidesse di utilizzarle, le possibilità di subirne le
conseguenze derivanti dalla diffusione delle radiazioni sarebbero
troppo elevate.
Inutili sono stati anche gli inviti del pontefice: parlando alle
Nazioni Unite, papa Francesco ha ribadito che la pace non può
essere basata sulla “minaccia di distruzione reciproca” e che
occorrono “strategie lungimiranti” e la “piena applicazione del
Trattato di non proliferazione nella lettera e nello spirito”.
Anche il precedente strumento multilaterale di disarmo nucleare,
il Comprehensive Nuclear-test Ban Treaty, che risale al 1996, non
è mai entrato in vigore per l’opposizione di una manciata di
nazioni.
Quanto sta avvenendo nell’aula semivuota del Palazzo di Vetro
dimostra che oggi più che mai gli stessi paesi che si ergono a
paladini dei diritti civili, che combattono guerre in tutti i
continenti per portare la pace e che mettono alla gogna i paesi
che cercano di dotarsi di queste armi, anche molto meno potenti e
pericolose, non hanno alcuna intenzione di ridurre i propri
arsenali ne’ tanto meno di adottare misure per vietare a livello
internazionale la proliferazione degli ordigni nucleari. Ma le
sedie vuote sono la dimostrazione anche del fatto che il potere
reale delle Nazioni Unite negli anni è diminuito, anno dopo anno
fino ad essere, forse insufficiente in casi importanti.