[Disarmo] Ancora la Cia in Afghanistan



Mesi dopo l'annuncio della conclusione delle operazioni militari in Afghanistan da parte dell'amministrazione Obama, la Central Intelligence Agency statunitense (Cia) prosegue una “guerra fantasma” nell'est del paese, dove coordina una unità di combattenti battezzata “Forza di protezione di Khost”. La “Washington Post”, sulla base di testimonianze locali e documenti riservati, dedica un articolo ai presunti crimini e alla violazioni dei diritti umani di questa unità paramilitare, accusata di uccidere civili, praticare la tortura, condurre arresti arbitrari e ricorrere a un uso eccessivo della forza in controversi raid notturni. La “Washington Post” ricostruisce una di queste operazioni, effettuata a Tor Ghar, al confine col Pakistan, una notte dello scorso settembre. L'unità d'elite afgana e i suoi supervisori della Cia hanno fatto irruzione in un centro abitato col volto celato alla ricerca di militanti di un gruppo vicino ai talebani. Uno degli abitanti, che ha testimoniato l'episodio al quotidiano Usa, sostiene che il commando abbia ucciso sul posto suo padre quando questi è andato ad aprire loro alla porta, e sua madre, lanciando una granata all'interno dell'edificio. L'articolo riporta testimonianze di almeno sei episodi simili, tutti risalenti all'ultimo anno, e cita documenti e carte giudiziarie dell'unica causa legale intentata contro la milizia guidata dalla Cia, dopo che uno o più membri dell'unità hanno ucciso un ragazzino 14 enne. Diverse testimonianze riferiscono che alcuni degli uomini armati che conducevano gli attacchi parlavano inglese ed erano accompagnati da traduttori, ad indicare che alcuni dei responsabili di questi crimini sarebbero agenti statunitensi. Il portavoce della Cia, Dean Boyd, ha scritto in un comunicato che l'agenzia “ha intrapreso passi significativi per assistere il Direttorato per la sicurezza nazionale afgano a verificare le accuse di violazione dei diritti umani”. Il direttorato – sottolinea la “Washington Post” - è l'organismo afgano nominalmente a capo della Forza di protezione di Khost. “Il nostro obiettivo è sempre quello di migliorare le capacità e la professionalità delle nostre controparti estere”, recita il comunicato, che però non menziona nessuna delle accuse mosse all'unità né le responsabilità dirette della Cia.
https://www.washingtonpost.com/world/cia-backed-afghan-militias-fight-a-shadow-war/2015/12/02/fe5a0526-913f-11e5-befa-99ceebcbb272_story.html