[Disarmo] ritornano gli euromissili
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- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Tue, 9 Jun 2015 14:12:59 +0200 (CEST)
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Ritornano gli euromissili "intermedi" NATO in Europa. E' quanto si capisce dallo svolgimento del G7 in Germania - es. dichiarazioni di Obama - e da ciò che lo precede - es. riunione dei Ministri della Difesa occidentali.
Dove li installeranno? Non necessariamente a Comiso (come giornalisticamente sembra adombrare Manlio Dinucci, vedi sotto), e non solo perché il Magliocco è ora aereoporto civile, intitolato a Pio La Torre.
La funzione di "Bulgaria della NATO", che negli anni '80 competeva all'Italia, è transitata in eredità adesso ai Paesi ex Patto di Varsavia, inglobati nello schieramento "atlantista".
Gli euromissili comunque significano strategia della guerra nucleare limitata al "teatro" europeo.
Anche gli F-35, che sostituiscono i Tornado, che sono in relazione con l'ammodernamento delle atomiche USA di Ghedi ed Aviano (le nuove B-61-12 sono teleguidate e non semplicemente a gravità), vanno inserite in questo contesto strategico della "difesa avanzata" anche con mezzi nucleari.
Bisogna creare un gruppo di lavoro per studiare queste evoluzioni strategiche nei documenti ufficiali, in cui sono trattate nero su bianco.
LA CRISI UCRAINA E’ DEGENERATA IN GUERRA CIVILE E RISCHIA DI PRECIPITARE IN UN CONFLITTO GLOBALE (NUCLEARE)
di Luigi Mosca e Alfonso Navarra
Il direttore di LIMES Lucio Caracciolo non ha dubbi: in Ucraina c’è la più pericolosa delle crisi. Leggiamo su la prima pagina di "Repubblica" del 7 febbraio 2015:
"La guerra in Ucraina è la crisi più pericolosa vissuta in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale... Nelle cancellerie europee è scattato l’allarme rosso: bisogna fermare i combattimenti prima che sfuggano completamente di mano e producano la guerra tra NATO e Russia. Di cui l’Europa sarebbe il primario campo di battaglia…Berlino e Parigi…sono giunte alla conclusione che Mosca e Washington non possono o non vogliono sedare il conflitto. Anzi potrebbero inasprirlo, innescando un’escalation semiautomatica, con conseguenze imprevedibili… Il probabile compromesso strategico oggi appare indigeribile agli Stati Uniti…Esso infatti implicherebbe lo scambio tra l’integrità territoriale dell’Ucraina (salvo la Crimea…) e la rinuncia dell’ex repubblica sovietica a entrare nella NATO… Al Donbas … sarebbe concessa una robusta autonomia. Inoltre l’Ucraina potrebbe aprirsi contemporaneamente allo spazio economico comunitario e a quello euroasiatico, egemonizzato da Mosca".
L’allarme di Caracciolo fa il paio con quello dell’ex presidente dell’URSS Mikhail Gorbaciov che ha affermato, in un intervista allo Spiegel, di temere persino una possibile guerra nucleare.
"L'espansionismo verso est della NATO è una minaccia per la sicurezza in Europa.Tutte le proposte russe per unire le forze e lavorare su una nuova architettura della sicurezza sono state ignorate con arroganza dall'Occidente" - ha detto Gorbaciov.
Rispondendo alla domanda se in Europa ancora una volta potrebbe scoppiare una guerra su larga scala, il politico ha detto: "Non bisognerebbe nemmeno pensarci. Tale guerra sarebbe inevitabilmente nucleare. Non sopravviveremo nei prossimi anni se qualcuno non sarà lucido in questo contesto."
Il 15 febbraio 2015, dopo una maratona negoziale a Minsk tra Putin, Merkel, Hollande e Poroshenko, è stato firmato un accordo preliminare per una tregua temporanea.
Questi accordi hanno attenuato per un po’ lo spargimento di sangue, ma poi l’escalation delle violenze è ripreso più forte che mai e Poroshenko è giunto ad affermare che "almeno 9.000 militari russi" si trovano sul territorio del suo paese.
Vladimir Putin, in un importante intervista rilasciata al Corriere della Sera, dal titolo inquietante: "Stiamo mirando alla parità strategica con l’America" (6 giugno 2015), denuncia il "colpo di Stato" che avrebbe deposto il legittimo ex presidente Yanukovich. "Non eravamo contrari alla firma dell’ accordo tra l’Ucraina e UE. Però certo volevamo partecipare all’elaborazione delle decisioni finali, considerando che l’Ucraina fa parte della nostra zona di libero scambio e ci sono impegni reciproci che ne derivano… Considero il documento concordato a Minsk, il cosiddetto Minsk 2, l’unica via per la risoluzione del conflitto… Concretamente, bisogna fare una riforma costituzionale garantendo i diritti d’autonomia ai rispettivi territori delle Repubbliche non riconosciute (di Donetsk e di Lugansk – ndr)".
Il Corriere della Sera del giorno successivo (7 giugno 2015) riferisce che , alla vigilia del G7 (la formula del G8 che comprendeva anche la Russia è stata archiviata), nel castello di Elmau sulle Alpi bavaresi, "i ministri della Difesa occidentali sono tornati a discutere di risposte militari nei confronti di Mosca che, oltre ad aver aggredito l’Ucraina, va avanti col programma Iskander: un nuovo missile da crociera sperimentato l’anno scorso nell’enclave russa di Kalinigrad, un territorio sul Mar Baltico, tra Polonia e Lituania. Un’arma, questo Iskander, che rappresenta una violazione del Trattato INF (Intermediate-range Nuclear Forces) col quale 28 anni fa russi e americani chiusero la fase pericolosa che si era aperta con la crisi degli "euromissili" del 1979 quando, in risposta agli SS-20 sovietici, i Paesi europei della NATO accettarono di ospitare le batterie missilistiche americane: soprattutto i Pershing in Germania e i Cruise nalla base italiana di Sigonella (qui il giornalista Massimo Gaggi sbaglia: la base era Comiso, sempre in Sicilia – ndr). (…) Adesso la parola d’ordine è "deterrenza": cioè la necessità di rafforzare il dispositivo bellico della NATO rendendolo anche più agile e flessibile: capace di reagire non solo ad un classico attacco in campo aperto, ma anche ad azioni improvvise, alla guerriglia, all’organizzazione di sommosse interne". Ma, quello che è più importante dal nostro punto di vista sta nel titolo dell’articolo: "MISSILI USA IN EUROPA PER CONTRASTARE LA MINACCIA RUSSA. La risposta ai test del Cremlino con vettori a medio raggio". Gaggi riferisce che "qualcuno al Pentagono vorrebbe reagire alle violazioni russe del Tratto INF firmato nel 1987 da Reagan e Gorbaciov schierando di nuovo i missili da crociera a medio raggio americani in Europa".
Da parte "pacifista", ma anche dei settori politici, diplomatici e militari "europeisti" (l’ex ambasciatore Sergio Romano ne è un esempio) si spera in un sussulto di autonomia dell’Europa (la Germania mugugna verso la linea delle sanzioni contro Mosca ma si adegua) che favorisca una buona volta veri negoziati tra Kiev e l’Est Ucraina; e soprattutto che qualcuno tra i leader europei (Tsipras?) chiarisca subito che mette il veto all’ingresso dell’Ucraina nella NATO.
Andrebbe anzi posta dall’opinione pubblica europea, ma anche da quella americana democratica, una domanda più radicale: dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia perché mantenere la NATO?
Ritornano i missili a Comiso?
di Manlio Dinucci
il manifesto, 9 giugno 2015
Il presidente Obama e la cancelliera Merkel, incontrandosi a
quattrocchi prima del G7, hanno ribadito che manterranno le sanzioni
contro la Russia. Obama però, appena arrivato in Baviera, aveva dichiarato
che «bisogna contrastare con fermezza l’aggressione all’Ucraina», lasciando
intendere che contro la Russia si devono prendere misure non solo
economiche.
Esiste quindi una agenda segreta che Obama ha portato al G7, in particolare
ai maggiori alleati Nato (Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia) che
ne fanno parte? Quale potrebbe essere si deduce dalle dichiarazioni
rilasciate a Washngton il 5 giugno, due giorni prima del G7, da funzionari
del Pentagono, riportate dall’Agence France-Presse.
Essi hanno dichiarato che «gli Stati uniti stanno considerando una serie di
mosse per contrastare la violazione del Trattato sulle armi nucleari da
parte della Russia, tra cui il potenziamento delle difese missilistiche o
anche lo spiegamento in Europa di missili con base a terra».
Ossia di missili nucleari come quelli schierati dagli Usa in Europa durante la
guerra fredda: i Pershing 2 balistici, in Germania, e i Tomahawk (missili
da crociera) lanciati da terra, in Italia a Comiso. Missili che sono stati
eliminati, insieme agli SS-20 balistici schierati in Urss, dal Trattato
sulle forze nucleari intermedie firmato da Usa e Urss nel 1987. Esso
proibisce lo schieramento di missili con gittata compresa tra 500 e 5500
km.
Washington accusa Mosca di aver sperimentato un missile da crociera di
questa categoria.
Mosca, a sua volta, accusa Washington di installare in Polonia e Romania
rampe di lancio di missili intercettori (quelli dello «scudo»), che possono
essere usate per lanciare missili Tomahawk a testata nucleare. Va inoltre
considerato che gli Stati uniti mantengono in Germania, Italia, Belgio,
Olanda e Turchia circa 200 bombe nucleari B-61, che si aggiungono alle oltre
500 testate francesi e britanniche pronte al lancio. In Italia, violando
il Trattato di non-proliferazione, ve ne sono 70–90 ad Aviano e Ghedi-Torre.
Ma ce ne potrebbero essere di più, anche in altri siti e a bordo delle navi
Usa. Le B-61 saranno trasformate, tra non molto, da bombe a caduta libera in
bombe «intelligenti» B61-12 che potranno essere sganciate a grande distanza
dall’obiettivo. In Italia, nel 2013 e 2014, si è svolta la Steadfast Noon
(Mezzogiorno risoluto), l’esercitazione Nato di guerra nucleare, a cui l’anno
scorso hanno partecipato anche F-16 polacchi.
Washington ribadisce che «la Nato resterà una alleanza nucleare» e che,
«anche se la Nato si accordasse con la Russia per una riduzione delle armi
nucleari in Europa, avremmo sempre l’esigenza di completare il programma
della B61-12».
La possibilità che ora vengano di nuovo schierati in Italia missili
nucleari Usa con base a terra, non è così remota. Il colonnello Sowers,
portavoce del Pentagono, ha dichiarato che «l’Amministrazione Obama sta
considerando una gamma di potenziali risposte militari alla Russia, tutte
dirette ad assicurare che essa non acquisti alcun significativo
vantaggio militare». Tali «opzioni», compresa quella dell’«installazione di
missili con base a terra in Europa», sono state «discusse a una riunione di
alti ufficiali e diplomatici convocata il 5 giugno a Stoccarda, in
Germania, dal segretario Usa alla difesa Ashton Carter».
Vorremmo sapere dal presidente del Consiglio Renzi, appena rientrato dalla
Germania, se sa qualcosa sulla riunione convocata a Stoccarda dal capo
del Pentagono, a cui hanno partecipato probabilmente anche alti
ufficiali e diplomatici italiani. O se dobbiamo attendere il comunicato
con cui il Pentagono annuncia l’installazione di missili nucleari in Italia.
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