[Disarmo] Disarmo nucleare, un'occasione sprecata



New York, 04 giu 10:55 - (Agenzia Nova) - Gli Stati Uniti e le altre potenze nucleari del globo hanno gettato alle ortiche l'opportunità rappresentata dalla recente conferenza sul disarmo nucleare delle Nazioni Unite, scrive il “New York Times” in un editoriale non firmato attribuibile alla direzione. Il meeting tenuto lo scorso maggio sarebbe dovuto servire a rafforzare la cooperazione internazionale per la limitazione degli arsenali atomici, e si è invece trasformato “in un promemoria delle profonde divergenze tra gli Stati riguardo il futuro delle armi nucleari e la natura degli sforzi che dovrebbero essere compiuti per eliminarle”. L'Onu indice la conferenza ogni cinque anni per verificare l'adesione al Trattato di non proliferazione nucleare del 1970. Il trattato è stato sottoscritto dalle maggiori potenze nucleari e da 186 Stati che si sono impegnati a non dotarsi dell'atomica, ma India, Pakistan e Israele - tutti titolari di arsenali nucleari - rifiutano di aderire al trattato, mentre la Corea del Nord, che lavora attivamente a un programma nucleare militare, ha revocato la sua firma. La conferenza di quest'anno è collassata il 22 maggio dopo quattro giorni di litigi e recriminazioni; i partecipanti non hanno concordato alcun piano d'azione per il futuro, e Stati Uniti, Regno Unito e Canada hanno rifiutato di sottoscrivere la relazione finale. Tra le ragioni dell'insuccesso – scrive il quotidiano Usa – figura anzitutto lo scontro tra Israele ed Egitto: il Cairo premeva per il bando totale delle armi nucleari in Medio Oriente, mentre Israele, che rifiuta di ammettere formalmente l'esistenza del suo arsenale atomico, vede nelle bombe nucleari una imprescindibile assicurazione per la sopravvivenza dello Stato ebraico contro eventuali aggressioni. I problemi della conferenza, però, si sono spinti ben oltre la disputa tra i paesi mediorientali, e sono stati causati in buona misura anche dal grave deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Russia, che è cominciato ben prima della crisi ucraina, più o meno in concomitanza con l'arrivo alla Casa Bianca di Barack Obama. Mosca ha rifiutato di prendere in considerazione una ulteriore riduzione del suo arsenale atomico proposto dal presidente statunitense Obama, nell'ordine di un ulteriore terzo rispetto a quanto previsto dal trattato New Start del 2010. A completare lo sconfortante quadro emerso dalla conferenza sono state le minacce della Russia di schierare armi nucleari in Crimea, e la decisione a sorpresa della Cina di equipaggiare i suoi missili balistici con testate nucleari multiple in risposta alle rinnovate tensioni con gli Usa nella regione dell'Asia-Pacifico.