C'è da chiedersi quanto ci sia di onesto in questo
ribaltamento dei fatti:chi hà tifato per le rivoluzioni(?) colorate(di
nero)finanziate e armate dagli USA,invece di fare una impietosa
autocritica,accusa addirittura gli antiimperialisti di nostalgia;sui"meriti e
limiti"dei regimi in questione tra cui la Libia,rimando alla ponderosa
documantazione prodotta da Samir Amin sulle primavere Arabe,(documentarsi aiuta
ad evitare di diventare integralisti filo occidentali).Continuo a ritenere
ATTAC di Francia e Italia colpevolmente silenti sull'aggresione alla Libia
operata dai rispettivi paesi,l'unica analisi e condanna che conosco è stata
prodotta da ATTAC Spagna,che non era come paese coinvolta
direttamente,nonostante la mia insistenza su questa necessità hò trovato un
muro,cosa che mi hà costretto a dimettermi da ATTAC;la NATO è il braccio armato
della globalizzazione Feudo-liberista,non si conbatte l'una ignorando
l'altra(come pure il TTIP):che ci sia nella sinistra una componente
Filo-Atlantica,Sionista e razzista,non è solo una mia impressione che del resto
conta poco,a testimonianza estrapolo il concetto estremamente pertinente
espresso da Ilan Pappè pubblicato sul Manifesto di mercoledì 18.
La sinistra in Francia, Italia
e Germania è sionista perché non intende
affrontare – seppur ne abbia il dovere – la questione ebraica.
Avendo paura di farlo, preferisce nascondersi sotto l’ala
confortevole del sionismo, ergerlo
a soluzione negando i diritti del popolo palestinese,
per loro sacrificabili. È vero anche che la sinistra si
scopre razzista quando affronta culture non europee,
per cui è meglio l’ebraismo del mondo arabo o dell’Islam. Eppure oggi
centrale non è il giudaismo, ma l’islamofobia, ovvero la
paura di popoli che l’Europa ha oppresso e colonizzato per
secoli. Affrontare tale dibattito, all’interno di un
contesto di sano multiculturalismo, non
è un processo facile ma va fatto. Ed invece no, si continua
sul sentiero del colonialismo. Con altri mezzi.
Ilan Pappé: «Se si risolve la
questione palestinese, il Medio Oriente cambierà faccia»
Subject: Re: [COMITATI ATTAC] R: Re: NO
all'intervento in
Buongiorno a tutt@, anche a me stona molto la nostalgia che
sento in giro rispetto alle garanzie.. che in passato ha assicurato
Gheddafi.
Serenamente no, anch'io non mi sento di condividerle.
Neanche in maniera consapevolmente strumentale e difensiva nei
confronti del classico "allora è meglio/preferisci quello che è accaduto dopo
e che sta accadendo ora?"
Così come il nemico del mio nemico non è necessariamente mio amico,
credo che nella complicata aspirazione di costruire un mondo "più giusto"
si possa e si debba continuare a distinguere nettamente ciò che vorremmo
costruire dalla scelta tra opzioni che a volte ci presentano come
obbligate.
vabè... grazie per aver preso la
palla al balzo per una serena e necessaria discussione che con logica
matematica arriva dal dire che i bombardamenti sono un'ottima iniziativa
fino alla democratizzazione di Renzi e un'altra cosa che non capisco perchè
siccome non sono un vero comunista come te non posso
capire.
Ciao. Fabio
Il 21/02/2015 10:31, filippo incorvaia ha scritto:
Fantastico, allora è stata un'ottima iniziativa
eseguire 8.600 bombardamenti sul territorio libico, 25.000 morti,
innumerevoli feriti, danni per 35 miliardi di euro...per eliminare
Gheddafi e spianare la strada ad un nuovo
colonialismo...bene...bene...prossimo obbiettivo da democratizzare alla
Renzi e Company? Ah, si il fronte interno dei comunisti e dei
lavoratori...che non capiscono...
Sinceramente questa
volta l'appello di Zanotelli ( e mi dispiace che ci sia anche Del Boca)
dimostra come la vecchia sinistra abbia poco da dire sui nuovi
sconvolgimenti mondiali. L'appello dice: "Non c’è alcun dubbio che Muammar
Gheddafi sia stato un crudele dittatore, ma nei suoi 42 anni di regno ha
mantenuta intatta la nazione libica, l’ha dotata di un forte esercito e di
un’eccellente amministrazione al punto che il reddito procapite del libico
era il più alto dell’Africa e si avvicinava a quello dei paesi europei.
Ma soprattutto ha dato ai libici una fierezza
che non avevano mai conosciuto."
Dal punto di vista di un
libico democratico, che ha pagato con la tortura e la vita la sua attività
sotto il regime, o da parte di un migtante che lavorava come schiavo per
il libico "con l'alto reddito procapite", o ancora, delle schiave sessuali
deli "libico con alto reddito procapite", sono parole indegne. E mi
dispiace sentirle dalle bocche di due illustri personaggi della sinistra
italiana pacifista.
Vi riporto le parole di Tahar Lamri
Libia nel caos ma non rimpiangiamo gli orrori di Gheddafi
Citare Gheddafi oggi e dire che questo criminale aveva ragione, è segno
di smarrimento totale. Ed è anche un po’ come dire che noi, dell’altra
sponda del Mediterraneo, meritiamo soltanto despoti o selvaggi assetati di
sangue. Gheddafi non ha nulla da invidiare all’Isis.
Solo due esempi fra tanti: tutti i libici ricordano il 7 aprile 1977,
mentre Oriana Fallaci ne tesseva le lodi su Epoca, Gheddafi impiccava dei
giovani studenti in pubblico. I libici ricordano perfettamente
l’impiccagione, nel 1984, dell’ingegnere Al-Sadek Al-Hamed Shuwehdy nello
stadio di Bengasi e di come, una ragazza del pubblico, Huda Ben Amer,
vedendo che l’ingegnere non moriva, è corsa per aggrapparsi alle gambe del
povero oppositore per farlo morire: gesto notato e apprezzato da Gheddafi
che ha promosso questa donna alle più alte cariche dello stato.
La rabbia degli abitanti di Bengasi contro questa donna, nominata
sindaco della città trasforma una manifestazione, nel 2006, contro la
maglietta di Calderoli con vignette su Maometto, in uno scontro represso
nel sangue. Senza poi parlare del ruolo diretto di Gheddafi
nell’assassinio – ormai accertato dagli storici – di Thomas Sankara, che
l’Africa intera continua a piangere, perché Sankara voleva la risoluzione
pacifica della guerra in Ciad, appoggiava senza esitazioni il popolo
sahrawi e il Polisario (mentre Gheddafi oscillava fra Polisario e
Marocco), era contro Charles Taylor in Liberia.
“Dimenticate Sankara”, diceva Gheddafi a Musseveni, presidente
dell’Uganda e a Jerry Rawlings del Ghana. Senza memoria e senza storia,
siamo in balia di qualsiasi avventuriero e di qualsiasi
manipolazione..
Tahar Lamri
Il 20/02/2015 16:40, filippo incorvaia ha scritto:
Ciao, non so se ricevete anche voi
questa news, comunque ve la giro, perchè all'interno c'è il link
all'Appello di Del Boca e Zanotelli contro un nuovo intervento
italiano in Libia...FIRMARE, GRAZIE...un abbraccio
Filippo.
UNA MANIERA QUALUNQUE PER NON
MORIRE Chi scappa coi barconi non
cerca soldi o lavoro, ma solo una modo per non morire.
Lampedusa non può essere un confine o una periferia, ma
un’opportunità per un occidente che è stato per troppo
tempo imperialista e violento e che può diventare una
porta aperta attraverso la quale far passare esseri umani
che cercano di salvarsi la vita L’ARTICOLO COMPLETO DI ASCANIO
CELESTINI
ECONOMIA SENZA
LIMITI Non sappiamo più coglierci
come parte di comunità più grandi, come abitanti di una
sola madre terra. Il dominio dell’economia sulla vita
delle persone, mentre promette l’infinito superamento di
ogni limite, costruisce relazioni servo-padrone. Scienza,
cultura, istituzioni non sono neutre, sono parte di questo
cantiere distruttivo che produce indifferenza. Così
migranti e senza dimora vengono disumanizzati e diventano
soltanto oggetti. Ma i deliri dell’economia
tecnologica vogliono dominare l’intero cosmo:
all’orizzonte appare la notte annichilente in cui ogni
limite è oltrepassato. Per non cadere nel gorgo del buio
che tutto demolisce dobbiamo lasciar tramontare
l’orizzonte ec onomico, dobbiamo assumere nuovi punti di
vista da cui partire per vivere lo spazio umano secondo
forme sostanziali e verbali liberate dalle catene del
dominio L’ARTICOLO COMPLETO DI ALESSANDRO
PERTOSA
NON
VIVIAMO GRAZIE AL LAVORO Non
viviamo grazie al lavoro (e per estensione all’economia)
ma nonostante il lavoro. Un conto è fare cose che ci
servono a vivere e un altro paio di maniche è correre come
forsennati per comprare cose. In una società mercificata
che mette al centro l'ideologia del lavoro astratto
l’unica libertà possibile è comprare, ovverossia di
scegliere tra dieci diversi tipi di dentifrici. Il
paradosso della modernità non è tanto che si lavori –
ovviamente ci sono situazioni in cui si è
“costretti” a farlo –, ma il fatto che si voglia lavorare,
che si adori il lavoro. Rifiutare l’ideologia del lavoro
non significa rifiutare il lavoro tout court, ma
semplicemente cercare di affrancarse ne. Il rifiuto non è
del lavoro in sé bensì dell’ideologia che questo
rappresenta; e cioè lo sfruttamento, la devastazione,
inquinamento (ambientale e sociale) che necessariamente
comporta, nonché la schiavitù di chi lo fa e di chi lo
subisce. È anche, ovviamente, il rifiuto di un’economia
assassina che sul lavoro (devastazione e schiavitù)
prospera L’ARTICOLO
COMPLETO DI ANDREA
BIZZOCCHI
I NUOVI
UNTORI Classificare, normalizzare,
curare. Ci sono in giro troppi medici, psicologi e case
famaceutiche il cui sport preferito è etichettare bambini
e bambine che incappano in qualche manifestazione di
intemperanza e agitazione. Del resto Foucault ce lo ha
spiegato per il dritto e per il rovescio che l’esercizio
del potere, della repressione e della marginalizzazione di
ogni espressione dell’essere altro sarebbe passato, anzi è
ormai passato dalla tortura, dalla sanzione,
dall’interdizione, dall’esclusione alla patologizzazione e
alla cura L’ARTICOLO COMPLETO DI PAOLO
MOTTANA
IL VOTO NON È IL
VOLTO Il voto divide. Il voto
classifica. Il voto è il più subdolo disintegratore di una
comunità. Il voto cancella le storie, il cammino, lo
sforzo e l’impegno del fare insieme. Il voto è brutale,
premia e punisce, esalta e umilia. Il voto sbaglia, nel
momento che sancisce, inciampa nel variabile umano. Il
voto dimentica da dove si viene. Il voto non è il
volto.... Il voto ignora la ragione sociale e respinge i
più fragili, senza dire nulla del possibile.... I voti
distruggono il piacere di scoprire e di imparare, ognuno
con i propri tempi facendo quel che può.... L'ARTICOLO COMPLETO DI ROSARIA G
ASPARRO
TORNIAMO A FAR RESPIRARE LA
SCUOLA Dove sono andate a finire le
sperimentazioni che avevano indicato la via maestra per
rifondare una scuola? Il tempo pieno, i laboratori, il
lavoro creativo… continuate voi, l’elenco è lungo. Si è
approdati ignominiosamente alla scuola azienda. C'è una
cultura dei laboratori che ha ancora molto da dire e
offrire all'arte di apprendere in modo diverso. I
laboratori segnano infatti il passaggio dalla centralità
della lezione alla ricerca e alla produzione di
oggetti per la conoscenza. Così diventano importanti: il
lavoro di gruppo, le procedure di
progettazione-realizzazione-affinamento-diffusione del
prodotto per la conoscenza; l’impegno a sottoscrivere un
patto di collaborazione che crea un favorevole ambiente
per la crescita della motivazione e delle relazioni. La
scuola respira, o no? L’ARTICOLO COMPLETO DI ALESSANDRO
FIORELLA
PALOMBA
I DUBBI SU FACEBOOK. MA ANCHE
QUALCHE DOMANDA "Un tempo erano i
walkman, ora facebook - ha scritto Bauman - Entrambi hanno
trasformato le relazioni, abolendo l’impegno e la
profondità del dialogo". Secondo altri, inoltre, le
emozioni online sono più virtuali di quelle reali
perché vivono nell’acquario della rete. Tuttavia, è giusto
chiedersi: quante relazioni personali, culturali e
politiche si sono sorrette finora su lettere, articoli,
libri, fotografie? Perché dare per scontato che
l’impegno, gli interessi coltivati da singoli, gruppi,
associazioni non possano trovare risonanza maggiore dal
momento che si dà loro la possibilità di incontrare una
moltitudine di sconosciuti? "Il fatto di veicola rli
online, sentimenti, emozioni, sogni, fantasie,
attese, non sono per questo meno reali - commenta Lea
Melandri - Forse è per questa via, solitaria e
popolatissima, che cercano di uscire dal lungo esilio a
cui li ha costretti l’astratta, deformante separazione tra
privato e pubblico...." L’ARTICOLO COMPLETO DI LEA
MELANDRI
LA
GUERRA DI RE MATTEO Nei giorni
scorsi la Camera ha modificato, nell’ambito
della riforma della seconda parte della
Costituzione, anche l’ex articolo 78,
quello che norma le modalità della
dichiarazione dello «stato di guerra». Ora
basterà, con la modifica approvata, un voto
della Camera dei deputati (e non più, anche del
Senato), con la maggioranza assoluta dei
componenti. Con la riforma elettorale
(l’Italicum) che prevede il premio di
maggioranza al partito vincitore
delle elezioni, in pratica per andare in guerra
basterà il volere di un partito. Pare che questa
modifica sia stata fortemente voluta dai
vertici del le Forze Armate e dalle ministre
Roberta Pinotti e Maria Elena Boschi L’ARTICOLO COMPLETO DI GIULIO
MARCON
LA SINISTRA SARTA E
MARATONETA Era stata eletta nel
Consiglio regionale del Lazio con un gruppo civico di
dieci persone indipendenti, il cosiddetto “listino”
premiato dal successo elettorale di Nicola Zingaretti.
Nove di quelle dieci persone sono entrate nel Partito
democratico, uno scatto repentino, per usare un eufemismo.
Marta Bonafoni ha detto di no ed è rimasta sola. Non è
stato facile. Poi, da Levante si è alzato il vento di
Alexis Tsipras. E Sinistra ecologia e libertà ha messo a
sedere insieme, su cinquanta tavoli, molti pezzi di
sinistra di diversa natura. Così “ho deciso di entrare in
Sel portandole in dote la mia ‘indipendenza'”, cioè la
valigia piena di tesori e un gruppo di lavoro
straordinario. Era il passo pi ù naturale, non era affatto
un passo scontato. Si apre un cammino nuovo, dice. Non
sarà facile neanche questa volta però pensa valga la pena
di provare. C’è la passione e c’è l’umiltà. Sente “sulle
caviglie il peso della sfida” ma Marta è allenata alle
lunghe camminate di montagna, sa modulare passo e respiro.
E impara presto, anche a guardare lontano L'ARTICOLO COMPLETO DI MARTA
BONAFONI
SEMI, FIORI E ZAPPE A
TORBELLISSIMA Agli occhi di quelli
che stanno in alto non sono visibili il Cotoneaster
Lacteus e il Jasminum Mesnyi che sopravvivono da quattro
anni davanti alla ciclofficina la Gabbia insieme all’Agave
Americana che sovrasta ancora la piramide centrale della
fontana di largo Mengaroni, a Tor Bella Monaca. La
biblioteca autogestita Il Cubo Libro, lo spazio occupato
El Chentro, il mercato (scambio e baratto, multiculturale,
contadino e artigianale) Tra le Torri per loro sono
bizzarri spazi di relazioni sociali poco produttive.
Questo pezzo di periferia, per loro, è solo una borgata
romana destinata alla cronaca nera. Sarà per questo che,
in pieno giorno, il gruppo di guerrilla gardening
Giardinieri sovversivi ha sfe rrato qui, tra adulti e
bambini, il suo ultimo attacco L’ARTICOLO COMPLETO DI VANESSA
SCARPA
SENTO, DUNQUE POSSO ESSERE
LIBERA Non si può smantellare la
casa del padrone con gli attrezzi del padrone. Rimane
forse questo l’insegnamento più prezioso di Audre Lorde,
una verità senza tempo che è anche espressione di
autentica, elevata saggezza. Venuta al mondo ad Harlem,
New York, il 18 febbraio di 81 anni fa, Audre era solita
presentarsi senza giri di parole: sono nera, lesbica,
femminista, guerriera, poeta, madre. La sua è stata una
vita breve e straordinariamente intensa: operaia e
insegnante di lingua inglese, infermiera e animatrice di
conferenze, Audre non ha mai nutrito dubbi: le nostre
visioni sul mondo cominciano con i nostri desideri. Perché
se “i padri bianchi ci hanno detto: penso, dunq ue sono”,
sarà la madre nera che c’è dentro ciascuna di noi – la
poeta – a sussurrare nei nostri sogni le parole che
svelano una misteriosa, intima percezione di libertà L’ARTICOLO COMPLETO DI BARBARA BONOMI
ROMAGNOLI
UNIVERSITÀ, DESIGN E
RICICLO C’è la giacca che invece di
finire in un cassonetto è stata rivestita di gomma
trasparente e, collegata a un dispositivo elettronico
montato sulla bicicletta, segnala gli spostamenti del
ciclista sulla strada per mezzo di led incorporati sulla
schiena. Oppure la tortiera danneggiata che diventa un
lampadario. O ancora un lettore Dvd guasto che, integrando
un semplice pennarello, si traveste da stampante low cost.
Sono alcuni degli oggetti hackerati e reinventati dagli
studenti del primo anno della facoltà di Design e Arti
della Libera Università di Bolzano, durante il progetto
Making Stories. Creatività e riciclo contro l'obsolescenza
programmata L’ARTICOLO COMPLETO
GIOCO PATOLOGICO, "IO NON MI
AZZARDO" Giovanni era un giocatore
d’azzardo patologico. Oggi è guarito e gestisce due bar,
rigorosamente senza slot machines. In uno dei suoi locali
Giovanni ha ospitato un incontro della rete Non
azzardiamoci, nata per offrire al territorio servizi e
alternative al gioco d’azzardo. Con un fatturato legale
stimato in 76,1 miliardi di euro – a cui si devono
aggiungere i dieci miliardi di quello illegale – il gioco
d’azzardo costituisce la terza impresa italiana.
Naturalmente i profitti vanno in mano alle aziende che
operano nel business, i costi ricadono sulla
collettività ARTICOLO E RADIOTRASMISSIONE
TOR SAPIENZA, LA PERIFERIA FATTA DA
NOI Quella di Tor Sapienza è una
"povertà urbana articolata", non solo
economico-finanziaria, ma anche culturale e relazionale:
per questo qualsiasi idea di riqualificazione ha bisogno
prima di tutto partecipazione dal basso e di conversione
ecologico-sociale. Il progetto Urban Re-Block, avviato da
un paio di anni al complesso Morandi, il cuore di Tor
Sapienza, va in quella in direzione L’ARTICOLO COMPLETO DI RICCARDO
TROISI
CRIMINALIZZARE PEDONI E
CICLISTI Lo sapevate che un
manifesto del 1920, sottoscritto da 42 mila cittadini,
invitava gli automobilisti in transito a Cincinnati a
dotare le proprie vetture di un limitatore di velocità che
impedisse alle auto di superare il limite di 40 km/h, pena
una multa? Naturalmente, le case automobilistiche,
intravedendo la possibilità di perdere i propri business,
reagirono e chiesero a tutti i proprietari di auto di
inviare una lettera di protesta al comune di
Cincinnati per bloccare l’iniziativa: la protesta
funzionò. Del resto, quando le auto furono introdotte era
compito di chi le guidava avere riguardo per le persone
che erano in strada. Con gli anni invece la situazione è
stata completamente rovesciata: l'industria d ell'auto ha
dovuto faticare un po' per rivendicare nelle leggi e
nell'immaginario il diritto delle auto a occupare le
strade. Oggi sono sempre di più a voler mettere in
discussione quel dominio L’ARTICOLO
COMPLETO
LE NOSTRE IDEE PER IL RIUSO SOCIALE
DEL DISTRETTO 42 Il Municipio del
Beni comuni di Pisa ha messo insieme cittadini,
associazioni, sindacati, cooperative sociali, aziende
agricole, collettivi politici - assistiti da ingegneri,
urbanisti, architetti - per un percorso di progettazione
partecipata con cui recuperare e restituire alla città il
Distretto 42 e il relativo parco. I mattoni del progetto?
Relazione, formazione, autoproduzione, condivisione. E,
soprattutto, autogestione L’ARTICOLO COMPLETO DEL MUNICIPIO DEI BENI COMUNI DI
PISA
NO A UN’ALTRA GUERRA IN
LIBIA Vogliono una seconda,
micidiale e sciagurata guerra. Dopo aver ucciso 25 mila
persone, ferito decina di migliaia e distrutto l’economia
della Libia nel 2011, preparando il caos e la violenza di
questi mesi, sono pronti a nuovi massacri. C’è ancora
spazio per un pensiero pacifista? L’APPELLO COMPLETO DI ANGELO DEL BOCA E
ALEX
ZANOTELLI
SFUGGIRE ALLE
MASSE Le chiese vogliono masse di
fedeli. Il capitale ha bisogno di masse di lavoratori e
consumatori. Una massa umana comporta una brutale
riduzione delle persone: le si converte in atomi resi
omogenei da un insieme, subordinati a una credenza, o
ideologia, e a coloro che la incarnano. Masse,
moltitudini. Cosa tiene insieme le persone che partecipano
alle rivolte emerse negli ultimi tempi? Un comune rifiuto
verso il sistema politico ed economico dominante. E
la rabbia contro la mortificazione della dignità.
Manca, con evidenza, non solo l’ansia novecentesca di
costruire progetti, ma soprattutto un’immagine nitida di
quale società costruire al posto di quella rifiutata.
Molti dei gruppi che partecipano alle grandi mobilitazioni
c ontemporanee, sostiene Gustavo Esteva, non ne hanno
bisogno. Sono già immersi in profonde sperimentazioni che
vanno prendendo la forma della nuova società L’ARTICOLO COMPLETO DI GUSTAVO
ESTEVA
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