I dirigenti politici e i comandi militari di Israele anche ieri hanno ripetuto che «schiacceranno la testa al serpente», cioè Hamas. “Maariv” un quotidiano vicino al governo Netanyahu ha pure pubblicato le foto dei leader del movimento islamico che, al fine di costringere l’ala militare di Hamas a cessare i lanci di razzi, dovranno essere eliminati fisicamente: l’ex primo ministro di Gaza Ismail Haniyeh, Yahiya Sannour, Muhammad Dayf, Raid al-Attar, Ruhi Mishtaha e Marwan Issa. Queste intenzioni, ribadite ad ogni occasione, non trovano riscontro sul terreno. Perchè “Barriera Protettiva”, la massiccia offensiva aerea lanciata da Israele a inizio settimana sta facendo strage di civili palestinesi di tutte le età.
I missili e le bombe che si abbattono sulle case palestinesi non uccidono i capi di Hamas o di altre organizzazioni armate che, sapendo di essere nel mirino di Israele, da tempo sono al riparo in rifugi segreti. Nelle quasi 60 abitazioni rase al suolo dall’aviazione israeliana nelle ultime 72 ore c’erano in prevalenza persone che non possono essere considerate un bersaglio perchè imparentate con i “ricercati”. Nelle case palestinesi inserite negli elenci di Israele ci sono soprattutto madri e bambini piccoli, che passano gran parte del tempo tra le mura domestiche. Ieri è stata un’altra ecatombe. A Maghazi la vita di Sumud Nawasrah e dei suoi bimbi, Muhammad 4 anni e Nidal di pochi mesi, è terminata in un attimo, schiacciata dalle macerie della loro abitazioone centrata in pieno da una bomba ad alto potenziale. Sumud, Nidal e Mohammed meritavano di morire perchè erano figli, moglie o parenti di un esponente di Hamas o di un’altra organizzazione? Il portavoce militare israeliano spiega che a chi occupa le case viene mandato un avvertimento, via telefono. I palestinesi riferiscono anche di piccoli e poco potenti razzi che l’aereo spara contro il bersaglio prima dell’attacco vero e proprio, in modo da dare tempo ai presenti di allontanarsi. La gente spesso non scappa, perchè ritiene profondamente ingiusta la distruzione della propria casa o quella dei vicini. Oppure non si rende conto delle intenzioni israeliane.
Amina Malak, una mamma di 27 anni, suo figlio di un anno e mezzo Muhammad e un ragazzo Hatim Abu Salim, 18 anni, sono morti in un attacco aereo contro un’abitazione a Zaytoun (Gaza city). I tre avevano la “colpa” di vivere nelle immediate vicinanze dell’edificio colpito. Preavvertiti gli abitanti della casa sono riusciti a mettersi in salvo: invece i tre uccisi non si erano resi conto del pericolo incombente. Sono solo alcuni fra i “casi” di questi ultimi due giorni. Non possono essere dimenticati dentro questo immenso bagno di sangue, i due fratellini di 12 e 13 anni, Amin e Mohammed Arif, 12 e 13 anni, uccisi ieri da un missile mentre erano in strada a Shajaya (Gaza city). L’elenco di vittime civili palestinesi, “danni collaterali della lotta al terrorismo”, si allunga nell’indifferenza generale: in due giorni almeno 45 morti e oltre 370 feriti. Il numero in forte aumento dei feriti, in una terra in costante emergenza umanitaria, ha subito avuto un impatto sul lavoro degli ospedali. E il ministero della salute di Gaza ha lanciato l’allarme sulla carenza di alcuni medicinali e di kit di pronto intervento.
«Non ho alcuna pietà per gli israeliani, non mi importa se soffriranno perchè loro ci stanno ammazzando come bestie. Quello che voglio ora è una pioggia di razzi su Israele». Khawla Hamad pronuncia parole durissime, non prova compassione per coloro che dall’altra parte del confine fanno i conti con i razzi lanciati da Gaza. La sua rabbia è incontenibile. Poche ore prima a Beit Hanun un missile sganciato da un F-16 aveva decimato la sua famiglia. E’ stato fatto a pezzi il “bersaglio”, Hafez Hamad, un leader locale del Jihad, e assieme a lui diversi componenti della sua famiglia e un vicino: Ibrahim Mamedhmed, 26 anni, Mahdi Hamad, 46, Fawzia Hamad, 62, Mehdi Hamad 16 e Suha Hamad, 25. Poche centinaia di persone hanno partecipato ai funerali delle sei vittime. Di solito in queste occasioni i cortei funebri sono seguiti da migliaia di persone ma la gente ha paura. Teme a rimenere troppo a lungo fuori casa. E le sempre affollate strade dei campi profughi sono vuote. Come vuote sono le strade di Gaza city non risparmiata dagli attacchi aerei, decine in ogni zona della città anche se sono presi di mira soprattutto i quartieri settentrionali roccaforte del movimento islamico.
In queste ore in cui i massimi leader di Israele, dal premier Netanyahu e al presidente uscente Peres, hanno chiarito che “Barriera Protettiva” non solo andrà avanti ma si espanderà presto con un’offensiva di terra, molti guardano ad Hamas per capire quali siano i suoi obiettivi a breve termine. Il movimento islamico, che ha rivendicato il lancio dei razzi a lungo raggio M360 e M75 che ieri hanno sfiorato la città di Zicron Yaacov (oltre 110 km da Gaza), chiede la fine dell’assedio di Gaza attuato da Israele (e dall’Egitto) e la liberazione delle centinaia di palestinesi arrestati dopo il rapimento in Cisgiordania dei tre ragazzi ebrei. Hamas, spiegano a Gaza, vuole anche recuperare il rapporto con l’Egitto totalmente perduto dopo il colpo di stato militare di un anno fa a danno dell’alleato presidente islamista Mohammed Morsi. Il Cairo però respinge questo riavvicinamento e i mediatori egiziani continuano a negoziare solo con il Jihad Islami.
Ieri, in diretta sulle tv arabe, il leader di Hamas, Khaled Mashaal ha attribuito a Israele la responsabilità dell’escalation e condannato l’atteggiamento della comunità internazionale. «Gli europei ci stanno offrendo calma per calma come se — ha protestato — avessimo cominciato noi… Netanyahu ha combattuto la riconciliazione palestinese, ha portato i negoziati di pace all’impasse e ha voltato le spalle al mondo». Infine Meshaal ha ribadito che l’ala militare di Hamas continuerà i lanci di razzi sino a quando Israele metterà per prima fine agli attacchi contro i palestinesi. A sera Hamas ha lanciato sette razzi verso Dimona (Neghev). Tre sono stati intercettati in volo, gli altri quattro sono caduti in zone desertiche. La centrale atomica non è stata colpita. Poi con l’oscurità è Gaza è stata presa dall’angoscia dei raid aerei notturni.
Ieri in tarda serata giravano voci di incursioni di mezzi corazzati israeliani a nord della Striscia alla ricerca delle rampe di lancio dei razzi palestinesi. Sul sito del quotidiano israeliano Yedioth Aharonot un alto ufficiale israeliano ha affermato che i servizi segreti non dispongono di informazioni d’intelligence sui luoghi in cui sono nascosti i missili a lungo raggio. «Se sapessimo dove sono i razzi a lunga gittata – ha affermato – li avremmo già colpiti». Accanto alle operazioni militari, diversi esponenti del governo israeliano continuano a suggerire punizioni collettive contro i palestinesi. Il vice ministro della difesa Danny Danon, un falco del Likud, ha proposto di togliere immediatamente la corrente elettrica a Gaza e impedire l’ingresso nella Striscia di benzina e gasolio. Se questa minaccia fosse messa in pratica, per Gaza sarebbe un disastro simile agli attacchi aerei che sta subendo. Già oggi, per la mancanza di una produzione sufficiente, l’erogazione di energia elettrica è limitata a poche ore al giorno con gravi riflessi non solo sulla vita delle famiglie ma anche per i servizi pubblici. A cominciare a quelli sanitari e di emergenza.