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Re: [Disarmo] L’impotenza americana nella guerra sunniti-sciiti
- Subject: Re: [Disarmo] L’impotenza americana nella guerra sunniti-sciiti
- From: "luigi guasco" <luigiguasco at libero.it>
- Date: Mon, 16 Jun 2014 11:23:32 +0200
E desolante constatare come gli im-prenditori siano più laici,o meglio Marxiani di tanta sinistra anche radicale,e delle balle che raccontata sulle primavere arabe.
SALUTI ANTIIMPERIALISTI luigi----- Original Message ----- From: <rossana123 at libero.it>
To: <disarmo at peacelink.it> Sent: Monday, June 16, 2014 9:43 AM Subject: [Disarmo] L’impotenza americana nella guerra sunniti-sciiti
Con la disgregazione dell’Iraq e la guerra civile in Siria gli Stati Unitirischiano di rimanere soffocati e impotenti tra la Mezzaluna sciita e quellasunnita. In Iraq non vogliono rimettere più piede, esitano a intervenire epotrebbero assistere al crollo di un governo alleato di Teheran che Washington ha sempre sostenuto come l’unico legittimo. In Siria, svanite le opzioni laichee moderate per abbattere Bashar Assad, l’America ha dovuto lasciare campolibero alle formazioni estremiste sunnite sostenute più o meno direttamente da Arabia Saudita e Qatar: da Jabat al-Nusra al rivale Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, Isil, che sta mettendo a ferro e fuoco l’Iraq con metodi da ordamedioevale. Una strategia fallimentare che sta naufragando nella guerra settaria trasciiti e sunniti e si trascina le scelte di fondo sbagliate non soltanto diObama e di Bush junior ma di una superpotenza che in Medio Oriente ha perseguito per decenni il sostegno all’Arabia e alle monarchie del Golfo, sperando che l’accoppiata Petrolio e Corano portasse solo dei vantaggi. In realtà Washington si augura di ottenere con shale oil e shale gas l’ indipendenza energetica che la liberi dal legame con il mondo sunnita e lamonarchia wahabita, fonte di oro nero, dollari e commesse militari che sono state pagate a un prezzo altissimo: i sauditi si sono dimostrati incapaci dimanovrare efficacemente estremisti e terroristi e il loro unico successo èstato aver fatto fuori i detestati Fratelli Musulmani finanziando il generaleal-Sisi in Egitto.Per controbilanciare le monarchie del Golfo, gli Usa potrebbero essere pronti al sospirato accordo sul nucleare con l’Iran, ostacolato non solo dai sauditi ma anche da Israele. Questa sarebbe dunque la "exit strategy" americana dal Medio Oriente: puntare sul doppio contenimento della mezzaluna sunnita e diquella sciita, sperando che si neutralizzino a vicenda. Ma di calcoli come questi, del dual containment, gli americani ne hanno già fatti altri: fudurante la guerra Iran-Iraq degli anni 80. Non doveva vincere nessuno dei due,facendo in modo che entrambi finissero al tappeto sullo Shatt el-Arab. Masappiamo come è andata a finire perché c’è sempre qualche pedina che sfugge alcontrollo. E adesso assistiamo allo sfaldamento dell’Iraq e dei confini tracciati inMedio Oriente un secolo fa dalle potenze coloniali britannica e francese mentreil Grande Ayatollah Ali Sistani lancia la chiamata alle armi degli sciiticontro gli estremisti sunniti e il presidente iraniano Rohani promette tutto il suo sostegno al premier Nouri al-Maliki. E qui siamo davanti un altro paradosso della politica americana. Gli Usa sono schierati in Siria contro Assad e Iran ma in Iraq devono sperare che Teheran li aiuti a tenere in piedi il pericolantegoverno di Baghdad. Mentre le monarchie del Golfo, storiche alleate diWashington, puntano a una sconfitta degli sciiti e dell’Iran per prendersi una rivincita sulla caduta del regime sunnita di Saddam nel 2003. Forse anche il più paziente dei lettori può essere scoraggiato dal comprendere questo coacervo mediorientale ma può consolarsi perché neppure la maggiore potenza mondiale riesce a districarsi nella sua sequela di errori militari e politici. La fine dell’Iraq sta avvenendo in un’atmosfera di confusione quasi millenaristica che dovrebbe indurre a qualche seria riflessione sulla sua perdita di credibilità.14 Jun 2014 Il Sole 24 Ore Alberto Negri
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