Massimo Zucchetti, 18.3.2014
La produzione totale di energia elettrica nel 2009 è stata pari a 173 miliardi di kWh: il 48% da nucleare, 21% da carbone, il 20% da gas, e il 7 % da energia idroelettrica. Il paese riceve la maggior parte dei suoi servizi nucleari (tecnologia, manutenzione) e del combustibile nucleare (uranio arricchito) dalla Russia. Prima della crisi attuale, era programmato fino al 2030 un forte programma di manutenzione e rinnovo del nucleare, con investimenti previsti di 25 miliardi di dollari: cosa ne sarà in futuro?
Lo sviluppo del nucleare in Ucraina iniziò nel 1970 con la costruzione della centrale di Chernobyl, la cui tragedia del 1986 è talmente nota da non doversi neppure menzionare. Oggi i reattori di Chernobyl sono chiusi, mentre le 15 unità nucleari dell’Ucraina sono di modello russo Vver ad acqua in pressione (simili ai nostri reattori Pwr). Onestamente, Chernobyl a parte, i reattori nucleari ucraini non hanno mai causato finora grossi guai.
Altrettanto onestamente, non è dato sapere e desta preoccupazione cosa succederà ora, nel momento in cui una tecnologia delicatissima e che necessita know-how e manutenzione, ed è ovviamente un bersaglio sensibile in caso di guerra o disordini, si troverà in un paese al quale mancheranno gli aiuti e la collaborazione tecnica russa. Il Presidente russo Putin ha comunicato che subito cesserà lo sconto sul gas naturale all’Ucraina, che dovrà pagarlo a prezzo di mercato, e regolare il suo debito di circa 2 miliardi di dollari con la Russia. D’altra parte non si vede il motivo per il quale la Russia debba fare favori ad uno stato che vuole pencolare pesantemente nell’orbita dell’Unione Europea, dell’Alleanza atlantica e degli Stati Uniti.
Quale sarà il suo atteggiamento riguardo alla collaborazione con l’Ucraina in campo nucleare? Nessuno se ne preoccupa, per il momento, mentre i reattori ucraini continuano a reggere l’elettricità del paese.
È prevedibile come minimo un taglio alle risorse per la manutenzione, che comporterà necessariamente guasti più frequenti. Le nazioni nuclearmente sviluppate dovrebbero pensare anche a questo, nel piano di aiuti per il nuovo alleato: ma qui l’Italia non c’entra, non è neppure in grado di risolvere i problemi del nucleare a casa propria.