[Disarmo] R: stiamo vivendo il tempo della guerra
- Subject: [Disarmo] R: stiamo vivendo il tempo della guerra
- From: <liliana.boranga at email.it>
- Date: Sat, 15 Feb 2014 13:30:12 +0100
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Ciao alfonso , divulgherò. liliana dott. boranga giornalista via nuova 17 - 30174 mestre venezia 0039330247247 skype:lilianaboranga Da: disarmo-request at peacelink.it [mailto:disarmo-request at peacelink.it] Per conto di alfonsonavarra at virgilio.it Cara promotrice, promotore della manifestazione nonviolenta all'Arena di Verona (25 aprile 2014) Bisogna purtroppo leggere il generale Fabio Mini, e non certi appelli pacifisti, per avere consapevolezza che "stiamo vivendo il tempo della guerra". Ricorre questo 2014 il centenario della Prima Guerra Mondiale. Anche allora, come oggi, gli europei della Belle Epoque si illudevano di vivere la pace solo perché combattevano le guerre oltremare per spartirsi le colonie in Africa, Asia ed America. Oggi sappiamo come finì "la grande illusione" (è il titolo del capolavoro cinematografico di Jean Renoir che sarebbe il caso, tutte e tutti, di rivedere). L'Italia oggi è un Paese in guerra con le sue "missioni di pace" all'estero. A cominciare dall'Afghanistan che è la più chiara, ma non unica (possiamo citare anche Iraq e Libia), smentita degli "eufemismi" usati dalla propaganda politica e mediatica nostrana (negli USA almeno le guerre vengono chiamate ancora guerre). Migliaia di soldati occidentali morti, decine di migliaia di vittime locali, armi micidiali impiegate, giacimenti di odio coltivati... c'è qualcosa in questa tragedia che abbia un minimo sentore di pace? L'iniziativa di Verona, nel suo appello, però tace su questo decisivo dato di fatto. Come si può parlare di disarmo glissando sui nostri impegni bellici che uccidono persone e devastano territori proprio in questo momento? Probabilmente - è una ipotesi che è legittimo avanzare - con la scelta da parte di alcuni di usare retoricamente delle belle parole, la resistenza, la nonviolenza, sganciandole dal dovere morale e politico di opporsi ai coinvolgimenti in operazioni neocoloniali per il Blocco Occidentale. Probabilmente - è logico pensarlo - è questa la causa fondamentale della perdita di ogni credibilità da parte del movimento per la pace italiano, che non compie il "minimo sindacale" del suo mestiere, cioé opporsi alle guerre (che nemmeno nomina). Un motivo di ciò è sicuramente la sudditanza ai partiti, perché va ricordato che la guerra in Afghanistan, che dura dal 2001, in questi anni ha trovato unanime consenso da parte di tutte le forze politiche – soprattutto quando erano nella maggioranza. Tutto ciò è veramente ... "disarmante"! A meno che... A meno che tu, proprio tu che mi stai leggendo, non prendi carta e scrivi agli organizzatori dichiarando: < Ritiro la mia firma se nel titolo del testo non viene aggiunta la frase: "la pace oggi si chiama cessare di combattere guerre spacciate per missioni umanitarie">. (O qualcosa magari di più elegante ma di significato equivalente). Riuscire a cambiare il testo di un appello affinché non suoni ipocrita è un modo, nel caso specifico non eludibile, di "assumersi la responsabilità di essere parte del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo". Grazie per l'attenzione... e buon lavoro! Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari puoi rispondermi anche alla mail alfonsonavarra at virgilio.it o ancor meglio telefonarmi allo 02-5810.1226 (sede della Campagna OSM-DPN) ARENA di PACE 2014 25 aprile 2014, all’Arena di Verona, una giornata di resistenza e liberazione. La resistenza oggi si chiama nonviolenza. La liberazione oggi si chiama disarmo. Manca: la pace oggi si chiama cessare di combattere guerre spacciate per missioni umanitarie. Premessa L’Italia ripudia la guerra, ma noi continuiamo ad armarci. Crescono le spese militari, si costruiscono nuovi strumenti bellici. Il nostro Paese, in piena crisi economica e sociale, cade a picco in tutti gli indicatori europei e internazionali di benessere e di civiltà, ma continua ad essere tra le prime 10 potenze militari del pianeta, nella corsa agli armamenti più dispendiosa della storia. Ne sono un esempio i nuovi 90 cacciabombardieri F-35, il cui costo di acquisto si attesta sui 14 miliardi di euro, mentre l’intero progetto Joint Strike Fighter supererà i 50 miliardi di euro; il nostro paese, inoltre, "ospita" 70 bombe atomiche statunitensi B-61 (20 nella base di Ghedi a Brescia e 50 nella base di Aviano a Pordenone) che si stanno ammodernando, al costo di 10 miliardi di dollari, in testate nucleari adatte al trasporto sugli F-35. Gli armamenti sono distruttivi quando vengono utilizzati e anche quando sono prodotti, venduti, comprati e accumulati, perché sottraggono enormi risorse al futuro dell’umanità, alla realizzazione dei diritti sociali e civili, garanzia di vera sicurezza per tutti. Gli armamenti non sono una difesa da ciò che mette a rischio le basi della nostra sopravvivenza e non saranno mai una garanzia per i diritti essenziali della nostra vita – il diritto al lavoro, alla casa e all'istruzione, le protezioni sociali e sanitarie, l'ambiente, l’aria, l’acqua, la legalità e la partecipazione, la convivenza civile e la pace; e inoltre generano fame, impoverimento, miseria, insicurezza perché sempre alla ricerca di nuovi teatri e pretesti di guerra; impediscono la realizzazione di forme civili e nonviolente di prevenzione e gestione dei conflitti che salverebbero vite umane e risorse economiche. Per immaginare e costruire già oggi un futuro migliore è indispensabile, urgente, una politica di disarmo, partendo da uno stile di vita disarmante. Proposta Per questo proponiamo la convocazione di una iniziativa nonviolenta nazionale: un grande raduno, di tutte le persone, le associazioni, i movimenti della pace, della solidarietà, del volontariato, dell'impegno civile, che faccia appello non solo ai politici ma innanzitutto a noi stessi, chiedendo a chi vi parteciperà di assumersi la responsabilità di essere parte del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Obiettivo Scrollarsi dalle spalle illusioni e paure, rimettersi in piedi con il coraggio della responsabilità e della partecipazione per disarmarci e disarmare l’economia, la politica, l’esercito. ---- |
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