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RE: [Disarmo] Non c’è crisi per le missioni
- Subject: RE: [Disarmo] Non c’è crisi per le missioni
- From: Paolo Bertagnolli <paolo_bertagnolli at hotmail.com>
- Date: Tue, 5 Nov 2013 14:21:51 +0000
- Importance: Normal
___Purtroppo il Presidente della Repubblica afferma e nessuno lo smentisce, che le missioni all'estero non possono essere ridotte, né come spese, né come numero, a cuor leggero. Credo che non sia una richiesta " a cuor leggero" quella che ricorda che " L'Italia ripudia la guerra" ( art. 11 della Costituzione); mi sembra, inoltre, che il Presidente non abbia accennato alle spese per gli F-35: anche queste spese non possono essere ridotte a cuor leggero? E le fregate che si vogliono comperare? E i terreni che si danno agli USA? Niscemi o Dal Molin, ad esempio? Sono tutti compiti che ci spettano e su cui i cittadini non hanno diritto di esprimere un loro parere ed essere ascoltati? No, signor Presidente: credo che su questi argomenti dovremmo essere ascoltati e credo che sarebbe compito Suo il provvedere a far emergere la volontà popolare. Paolo Bertagnolli _____________________________ > Date: Tue, 5 Nov 2013 14:49:47 +0100 > From: rossana123 at libero.it > To: disarmo at peacelink.it > Subject: [Disarmo] Non c’è crisi per le missioni > > > Manlio Dinucci > > > > Mentre le vie di Roma sono percorse da cortei che chiedono investimenti > pubblici per il lavoro, la casa, i servizi sociali, nelle stanze di > Palazzo Montecitorio si sta varando il decreto-legge che stanzia altro > denaro pubblico per le missioni militari internazionali. Denaro che va > ad aggiungersi a quello per le forze armate e gli armamenti, ponendo > l’Italia (documenta il Sipri) al decimo posto mondiale con una spesa > militare reale di 26 miliardi di euro nel 2012, equivalente a 70 > milioni al giorno. > > Su cosa si stia decidendo a Palazzo Montecitorio c’è assoluto silenzio > mediatico. Peccato. Altrimenti i cittadini italiani in crescenti > difficoltà economiche avrebbero perlomeno la soddisfazione di sapere > che, solo per il trimestre ottobre-dicembre 2013, vengono stanziati 125 > milioni di euro per la missione militare in Afghanistan, oltre 40 per > quella in Libano, 24 per quelle nei Balcani, 15 per il «contrasto alla > pirateria» nell’Oceano Indiano (più la spesa, ancora segreta, per la > nuova base militare italiana a Gibuti). > > Si spendono in soli tre mesi 5 milioni per partecipare alla missione > Nato nel Mediterraneo (cui si aggiunge la spesa, ancora da > quantificare, per quella Mare Nostrum), altri 5 per mantenere personale > militare italiano a Tampa in Florida (sede del Comando centrale Usa), > in Bahrain, Qatar ed Emirati arabi uniti. Oltre 5 milioni in tre mesi > vengono stanziati per i militari e gli agenti di polizia che in Libia > aiutano a «fronteggiare l’immigrazione clandestina» e a mantenere e > usare «le unità navali cedute dal governo italiano a quello libico». > Altro denaro pubblico viene sborsato per inviare militari in Sudan, Sud > Sudan, Mali, Niger, Congo e altri paesi, pagando alte indennità di > missione incrementate del 30% se il personale non usufruisce di cibo e > alloggio gratuiti. > > Alle spese per le missioni militari si aggiungono quelle per il > «sostegno ai processi di ricostruzione» e il «consolidamento dei > processi di pace e stabilizzazione»: 23,6 milioni di euro in tre mesi, > ai quali il ministro degli esteri può aggiungere con proprio decreto > altre risorse. Già la Bonino ha annunciato che a dicembre saranno > disponibii altri 10 milioni per gli «aiuti umanitari». Come lo > «sminamento umanitario» in paesi che prima la Nato (Italia compresa) ha > attaccato anche con bombe a grappolo che lasciano sul terreno ordigni > inesplosi, o in paesi al cui interno la Nato ha fomentato la guerra. > Come gli interventi di «stabilizzazione dei paesi in situazione di > conflitto o post-conflitto», tipo la Libia che, demolita dalla Nato con > la guerra, si trova in una caotica situazione di post-conflitto. Tra > gli «aiuti umanitari» figurano anche gli interventi «a tutela degli > interessi italiani nei paesi di conflitto e post-conflitto», tipo > quelli dell’Eni in Libia. > > Per coprire tali spese si attinge anche ai «fondi di riserva e > speciali» del Ministero dell’economia e delle finanze, che così > mancheranno quando si dovranno affrontare situazioni di emergenza > sociale in Italia. Il ministro dell’economia è inoltre «autorizzato ad > apportare le occorrenti variazioni di bilancio», cioè ad accrescere i > fondi per le missioni militari. > > Con l’autorevole sostegno del Presidente della repubblica Napolitano, > che il 4 Novembre ha ammonito «Ci si guardi dal discutere con > leggerezza di una riduzione dell'impegno dell'Italia sul piano > militare», i deputati Pd difendono a spada tratta il decreto-legge, > seguiti da quelli PdL. > > L’opposizione (Sel e M5S) si limita in genere a emendamenti che non > intaccano la sostanza e a criticare «il fatto che il contributo > italiano alla sicurezza internazionale sia di natura esclusivamente > militare». Ignorando che, con il suo «contributo militare», l’Italia > non rafforza ma mina la sicurezza internazionale, e che quello «civile» > è spesso il grimaldello dell’intervento militare. > > > > Lista Disarmo Per iscriversi o cancellarsi dalla lista: > http://www.peacelink.it/mailing_admin.html
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