L'allarme lanciato dai sindacati dei metalmeccanici: servono nuovi
investimenti, altrimenti i cantieri cesseranno di lavorare tra due anni.
Caminito (Fiom): "Legislatura datata, urgente un tavolo col governo a
livello nazionale"
Tra due anni finirà la costruzione delle fregate Fremm e, senza nuovi investimenti, addio ai cantieri della difesa.
È la denuncia di Fim Fiom Uilm liguri che sollecitano l'intervento del
governo nazionale in una vicenda che definiscono "drammatica". Il
comparto militare esiste solo in Liguria con Fincantieri e coinvolge
oltre 2mila lavoratori (altrettanti nell'indotto), suddivisi nelle sedi
di Riva Trigoso in provincia di Genova, Muggiano a Spezia, la
progettazione Via Cipro e il Cetena a Genova. E così l’unica azienda
pubblica che costruisce navi militari "rischia situazioni di gravi
difficoltà che possono avere anche risvolti sulla sicurezza nazionale,
senza considerare che il settore è già colpito dalla cassa integrazione
destinata a aumentare nelle prossime settimane".
"È di primaria importanza - affermano le tre sigle - tutelare l’apparato industriale nei settori strategici quale
è quello cantieristico e navale in un paese in cui le maggiori merci
come il petrolio o il gas vengono trasportate via mare". La denuncia che
giunge da Genova è legata a quella delle categorie nazionali, che nei
giorni scorsi hanno inviato un documento al ministero dello Sviluppo e
ai presidenti di Regione in cui ci sono gli stabilimenti Fincantieri. Il
testo, sottoscritto anche da Cgil, Cisl e Uil, è stato sottoposto al
governo "per evidenziare le criticità del comparto rispetto ai carichi
di lavoro e per ridefinire i termini di una solida politica
industriale".
I sindacati liguri chiedono uno studio serio e approfondito
su quale sia la flotta più utile al paese privilegiando la ricerca, il
settore dedicato alla protezione civile, l'innovazione energetica e la
difesa, anche in considerazione delle nuove emergenze legate
all’ospitalità delle migliaia di persone che arrivano sulle nostre
coste. Tra le richieste, quella di ripristinare la legge 296 del 2006
che favorisce l’innovazione, in modo da avviare sistemi innovativi che
stimolino nuovi progetti e garantiscano l’occupazione, come fanno i
paesi concorrenti di Fincantieri, magari acquisendo e finanziando
progetti allo studio da anni, come la costruzione delle navi
oceanografica e logistica immediatamente cantierabili.
Serve dunque un tavolo nazionale per ridefinire il
sistema della cantieristica militare e per trovare insieme risorse che
sostengano la crescita, l’occupazione e il mantenimento dell’apparato
industriale. "Il governo dovrebbe mettere mano a una legislazione ormai
datata", osserva Antonio Caminito coordinatore regionale Fiom Cgil.
"L’ultima volta che le istituzioni hanno legiferato in materia di
pianificazione industriale correva l’anno 1974, quando fu approvato il
“Libro Bianco” della Marina Militare in un contesto storico totalmente
diverso da quello odierno. Il settore cantieristico va riorganizzato e
affrontato a livello generale, una pianificazione nazionale è necessaria
per risolvere la questione, perché, altrimenti, si rischia di essere un
Paese prigioniero delle non scelte".
http://www.rassegna.it/articoli/2013/10/15/105419/fincantieri-il-declino-del-settore-militare