[Disarmo] Fwd: [Pace] Vendetta siriana: se arabi e turchi non comprano piu' armi occidentali - Il Sole 24 ORE




Mi sembra, interessante, visto il tema, girarlo anche a questa lista.
Ciao,
Davide

-------- Messaggio originale --------
Oggetto: [Pace] Vendetta siriana: se arabi e turchi non comprano piu' armi occidentali - Il Sole 24 ORE
Data: Tue, 08 Oct 2013 16:50:06 +0200
Mittente: tiziano cardosi <tiziano.cardosi at gmail.com>
Rispondi-a: pace at peacelink.it
A: conflitti at peacelink.it


Angelo Baracca mi segnala questo articolo da tenere molto in considerazione; mi piacerebbe avere dei riscontri per capire come considerare queste notizie.
Stanno cambiando gli equilibri in MO? O sono piccole ritorsioni tra "amanti" stanchi gli uni degli altri?

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-10-05/vendetta-siriana-arabi-turchi-202512.shtml?uuid=AbWtMAmI

Notizie Asia e Oceania

Vendetta siriana: se arabi e turchi non comprano piu' armi occidentali

L'intesa tra Washington e Mosca che ha portato il regime siriano a consegnare le armi chimiche in cambio della rinuncia di statunitensi e alleati a lanciare un attacco militare a Damasco non è stata ancora digerita dai Paesi sponsor dei ribelli siriani che puntavano sul rapido rovesciamento di Assad. I segnali sono visibili innanzitutto sul campo di battaglia siriano dove i sauditi hanno patrocinato la nascita del nuovo "Esercito dell'Islam" che raggruppa sotto la bandiera salafita una cinquantina di milizie distaccatesi dalla Coalizione Nazionale Siriana che raccoglie i movimenti laici o islamici moderati. Il ministro degli Esteri saudita Saud al-Faisal ha criticato aspramente la risoluzione dell'Onu sostenendo che Assad ora avrà più tempo ''per continuare a uccidere e torturare la sua gente" e per questo l'Arabia Saudita vuole "intensificare il sostegno politico, economico e militare all'opposizione siriana, per modificare gli equilibri di potere sul terreno".

In Europa e negli Stati Uniti sta invece prendendo piede il timore che Turchia e monarchie del Golfo possano attuare rappresaglie commerciali nei confronti degli occidentali rei di aver ceduto alle pressioni di Mosca risparmiando Bashar Assad. Le prime avvisaglie del boicottaggio dei prodotti occidentali in Paesi tradizionalmente grandi acquirenti di armamenti statunitensi ed europei sembra giungere proprio da Ankara. Con tempismo perfetto, pochi giorni dopo la risoluzione dell'Onu sul disarmo chimico siriano la Turchia ha annunciato provocatoriamente che acquisterà un sistema antimissile cinese, l'FD-2000 invece dei Patriot americani o degli Aster franco-italiani. La notizia ha destato molta sorpresa sia perché è la prima volta che in Paese della Nato acquista armi cinesi sia perché il sistema antimissile di Pechino non potrà mai essere integrato nella rete di difesa aerea dell'Alleanza Atlantica per ragioni tecnologiche e di sicurezza. Difficile dire se la decisione turca rappresenti il primo passo verso un distacco di Ankara dalla Nato ma certo si tratta di una scelta politica (i militari turchi avrebbero preferito il sistema italo-francese Samp-T con missile Aster 30 prodotto di Mbda) tesa a dare uno schiaffo a quei Paesi rivelatesi nei fatti titubanti di fronte alla possibilità di attaccare Damasco.

Per questo ora molti temono la "vendetta" di Arabia Saudita ed emirati del Golfo che potrebbero mettere in forse ordini in Europa e USA previsti per un valore di quasi 200 miliardi dollari in armamenti. Soprattutto Londra, il cui Parlamento aveva bloccato l'iniziativa bellica del governo ben prima della Risoluzione dell'Onu, teme rappresaglie sulle previste commesse per cacciabombardieri Typhoon da sauditi, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Kuwait per i quali il premier David Cameron si è prodigato in più occasioni. A fine settembre il quotidiano Kuwait Times ha raccontato le tensioni negli ambienti politici e industriali britannici che temono di veder svanire contratti importanti tenuto conto che l'export militare verso la sola Arabia Saudita è in crescita quest'anno del 26 per cento. "Ci aspettiamo che la crescita continui - ha fatto sapere l'ambasciata britannica a Riad precisando che – non abbiamo ragioni di ritenere che la decisione del Parlamento sulla Siria abbia un impatto sulle nostre relazioni commerciali e gli investimenti in Arabia Saudita" .

Tutti gli Stati del Gulf Cooperation Council (la "piccola Nato" del Golfo guidata dai sauditi) sono contrari alla risoluzione dell'Onu che ha salvato il regime siriano anche se "non ci sarà alcuna decisione formale da uno qualsiasi dei paesi del GCC contro la Gran Bretagna", ha detto un funzionario evidenziando però come le monarchie arabe "hanno modo di puntare i piedi quando vogliono mostrare disappunto". Un evidente riferimento agli affari relativi non solo a commesse militari ma anche a concessioni per i giacimenti di gas e petrolio. Anche gli Stati Uniti risultano vulnerabili sul fronte delle rappresaglie commerciali tenuto conto che solo con l'Arabia Saudita hanno in ballo contratti potenziali fino a 60 miliardi di dollari in armi che salgono a 120 considerando tutti i Paesi del GCC. Oltre all'accordo con i russi sulla Siria, l'Amministrazione Obama viene guardata con crescente sospetto a Riad, Doha e Abu Dhabi per le inattese aperture all'Iran e il dialogo aperto con il neo presidente Hassan Rohani.

Secondo l'analista di sicurezza Mustafa Al Ani, del Gulf Research Center , i sauditi ritengono che l'amministrazione Obama stia ignorando le preoccupazioni di Riad su Iran e Siria e risponderanno di conseguenza ignorando "gli interessi, i desideri e i problemi degli Stati Uniti" in Siria. Il Wall Street Journal ha registrato i crescenti sentimenti anti-americani riscontrabili in Arabia Saudita. "L'attuale farsa del controllo internazionale sull'arsenale chimico di Assad sarebbe divertente se non fosse così palesemente perfida e progettata per dare a Obama l'opportunità di fare marcia indietro, ma anche per aiutare Assad a macellare il suo popolo", ha detto l'ex diplomatico saudita Turki al-Faisal, secondo cui i leader iraniani devono affrontare un processo per crimini di guerra per aver sostenuto il regime di Assad.

Il timore delle monarchie del Golfo è che la distensione tra Stati Uniti e Iran faccia guadagnare a Teheran il tempo sufficiente per ultimare la corsa alla bomba nucleare, un timore che accomuna Riad a Israele che ha già ribadito di essere pronto ad agire da solo contro il programma nucleare iraniano. L'aspetto paradossale di eventuali rappresaglie sulle commesse militari è che gli unici fornitori di sistemi hi-tech competitivi con quelli occidentali sono Russia e Cina che sono anche i migliori alleati di Siria e Iran.




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