Re[2]: Controllo ed armamenti: origine comune






Ti ringrazio di vero cuore per questo intervento.

La situazione politico/intellettuale su questo povero Pianeta è (proprio per responsabilità di enormi apparati finto-pubblici ricolmi di assunti a vita) letteralmente tragica. Tanto che trovare persone che riescano a dirigere lo sguardo laddove serve ed a scorgere quel che più conta è cosa estremamente rara.

Basterebbe focalizzarci sul licenziamento dei carrieristi pubblici ed il mondo comincerebbe a cambiare in un modo che nemmeno riusciamo ad immaginare. Tanto grande è il potere di un patto sociale ben scritto che preveda la democratizzazione dei ruoli tutti della Res Publica, la partecipazione a tempo determinato.

Comunque: in un modo o nell'altro costoro hanno fatto il loro tempo. I popoli del mondo, in tantissimi ci siamo stufati di essere considerati dei sudditi e, in un modo del tutto pacifico, legale e civile, li sbatteremo fuori appena possibile. Vadano a conoscere la vita reale, al di fuori della loro mafia.

Se son così bravi come dicono d'essere non avranno difficoltà a cavarsela.
E se non lo sono peggio per loro.

I migliori saluti ed ancora grazie,

Danilo D'Antonio







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On 05/07/2013 at 16.22 Antonio Bontempi wrote:

>Quello che dici è un dato oggettivo.
>Ho letto un po' il sito di riferimento che ci hai indicato e a prescindere
>dalla proposta degli incarichi a tempo (che ha una sua logica) penso che
>anche nel campo militare, non solo in questo, l'impulso a perseguire in
>strade sbagliate, senza senso per la collettività, derivi proprio dalla
>difesa del proprio ruolo ed impiego di un'ampia schiera di persone.
>Tutta questa gente fa finta di nulla: alla fine la guerra la decideranno i
>politici o i generali. A loro eventuali colpe.
>Invece no. Io considero l'operaio che costruisce il componente militare al
>pari del militare che lo userà per bombardare o sparare, o al muoversi, al
>comunicare, al proteggersi, allo spiare, ecc ... con il fine di farlo.
>
>Secondo aspetto meno legato all'etica personale.
>
>Lo Stato italiano, la sua macchina burocratica, ha ancora le radici in
>quello Sabaudo … dei principi e dei re.
>La burocrazia, senza essere garanzia di risultati di qualità (dati dei
>fini e degli obiettivi, una politica o un progetto da applicare, una
>situazione da gestire, si organizza un processo burocratico, anche a
>tempo, che dovrebbe garantire una corretta conduzione delle attività e la
>verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati COSA CHE NON
>AVVIENE QUASI MAI, in quanto il nostro sistema ha unica attenzione: il
>rispetto della procedura formale o di passa carte), … dicevo la macchina
>burocratica ha scardinato questa funzione originaria, si è conquistata una
>vita propria ed è ormai una macchina cieca, sorda e muta.
>Rimane solo il suo peso, senza la sua utilità, con sprechi enormi.
>
>Io mi occupo di territorio: nel campo della pianificazione l'Italia ha
>speso negli anni quantità enormi di risorse (pubbliche e private) in
>meccanismi di indirizzo, di pianificazione e di controllo che NEI FATTI
>hanno solo distrutto il nostro bel paese. Salvo rare eccezioni.
>In proporzione hanno fatto più danni le migliaia di porcate legali,
>rispetto quelle illegali.
>I problemi sono gli stessi di 50 anni fa. Probabilmente avremmo raggiunto
>risultati poco diversi senza questi "sforzi".
>Il problema è complesso. Sta di fatto che la qualità delle azioni
>pubbliche nel nostro sistema non funziona, o ha funzionato molto peggio
>rispetto ad altri paesi nella stessa situazione organizzativa.
>Per assurdo hanno fatto meglio i …… vecchi re e principi.
>Dico tutto questo con la convinzione che solo lo Stato (nel suo
>significato profondo di organizzazione costruita intorno al Patto Sociale
>di convivenza a mutuo soccorso che ci lega) possa garantire la qualità di
>cui parlo.
>
>La Pace passa anche da un ridisegnare il nostro Stato, quindi di
>ridisegnare i nostri ruoli, non solo il nostro esercito.
>
>Antonio
>
>PS: non dimentichiamoci che spesso sono i funzionari ideatori e registi
>"occulti" di molte delle scelte dei nostri politici impreparati o
>impegnati a fare altro.
>
>