L'Asia non ha fretta di disarmo



I paesi asiatici non si affrettano al disarmo. Nell'ultimo anno l'arsenale nucleare dei paesi di questa regione è sensibilmente aumentato. A questa conclusione sono giunti gli esperti dell'Istituto internazionale per la ricerca dei problemi globali di Stoccolma. La quantità complessiva di testate nucleari nel mondo nel 2012 si è abbassata soprattutto grazie a USA e Russia in seguito al Trattato Start-3, ma i paesi asiatici non hanno intenzione di rinunciare ai piani di sviluppo della propria potenza nucleare.

Non solo i paesi membri del circolo dei «non allineati» al Trattato di non proliferazione dell'arma nucleare, India e Pakistan, ma anche la Cina non si sottrae.

Gli esperti dell'Istituto svedese ritengono che la corsa al nucleare stia prendendo nuovo slancio, ma non siamo di fronte alla stessa contrapposizione che esisteva ai tempi della Guerra Fredda. Gli USA e la Russia come successore dell'URSS si adoperano per limitare il proprio potenziale. La nuova fase è legata alla regione asiatica, ormai al centro dell'epicentro mondiale. L'allarme più grande oggi è legato alla contraddizione dell'asse Pakistan-India-Cina. I primi due paesi già diverse volte si sono trovati sull'orlo di un aperto conflitto armato, e intanto sia Islamabad che Delhi non hanno ancora firmato il Trattato di non proliferazione del nucleare, osserva Aleksandr Nikitin, direttore del Centro per la sicurezza euro-atlantica dell'Università MGIMO presso il Ministero degli esteri russo:

Nella situazione attuale, qualsiasi accumulazione di armi, nucleari o missilistiche, è potenzialmente pericolosa, perché è fattibile un loro uso non autorizzato. Questa pericolosità è particolarmente elevata nel caso di India e Pakistan, dove gli arsenali si trovano nelle immediate vicinanze. Nei momenti di inasprimento dei loro rapporti, le parti periodicamente interrompono il collegamento della speciale linea telefonica istituita tra gli stati maggiori della difesa dei due paesi, contraddicendo totalmente la logica delle attuali misure di fiducia. In Asia oggi non esistono misure di fiducia comparabili a quelle accettate dall'OCSE. Mancano anche degli accordi sul controllo degli armamenti e il disarmo.

È da notare che il Pakistan oggi, per la quantità di unità nucleari, supera l'India, possedendo 120 missili contro i 110 dell'altra. Un altro pericolo per Nuova Delhi sta nel fatto che Islamabad potrebbe presto superare anche il divario nel settore del trasporto di queste armi. Infatti, i dispositivi nucleari possono essere lanciati da aeroplani o utilizzati come proiettili d'artiglieria. A suo tempo, il Sudafrica aveva preparato il proprio arsenale nucleare proprio con questo formato, osservano gli esperti. Tuttavia, il pericolo maggiore costituito dal Pakistan non è tanto questo, sottolinea Ivan Konovalov, direttore del Centro per la congiuntura strategica:

«Per quanto riguarda India e Pakistan, non è stata mai raggiunta la minaccia di adottare l'arma nucleare, ma bisogna riconoscere che il Pakistan è un paese instabile. Persino gli alleati americani temono lo sviluppo della situazione riguardo all'uso del nucleare.

La gara indo-cinese è più simile ad una contrapposizione in stile Guerra Fredda, osservano gli analisti. Entrambe le parti lavoreranno al proprio potenziale e poi seguirà senz'altro una distensione. In generale, oggi l'aumento degli arsenali da parte di Pechino è indotto dalla mutata situazione nella regione dal punto di vista strategico, ritiene Aleksandr Nikitin:

La Cina si sente svantaggiata rispetto alla creazione del sistema strategico degli Stati Uniti per intercettare i missili nordcoreani. Questi ultimi volano più o meno lungo la stessa traiettoria di quelli cinesi, quindi possono essere intercettati dal sistema americano. La creazione dello scudo antiaereo americano nella regione praticamente priva la Cina della possibilità di un potenziale attacco nucleare in risposta ad un eventuale attacco. Non più di venti missili nucleari strategici cinesi sono in grado di raggiungere il territorio USA e il sistema americano, anche con cento intercettatori, potrebbe disarmare del tutto la Cina. Il perfezionamento del potenziale nucleare cinese continuerà, come dichiarato nel cosiddetto Libro bianco della difesa cinese, pubblicato un mese fa. La presente ricerca non è la prima dedicata alla crescita della tensione nucleare in Asia.

Intanto la Russia controlla il rispetto del principio di non proliferazione dell'arma nucleare, un principio prioritario secondo la rinnovata concezione di politica estera dei paesi. Al Consiglio di Sicurezza dell'ONU Mosca ha sostenuto le sanzioni indirizzate alla Corea del Nord per i test nucleari condotti da Pyongyang.

http://italian.ruvr.ru/2013_06_05/Il-regime-di-non-proliferazione-non-si-diffonde-in-Asia/