Polemiche sui nuovi aerei militari sono una tradizione



Di Urs Geiser, swissinfo.ch

 

La controversia sul previsto acquisto di nuovi aerei da combattimento rischia di trascinarsi ancora a lungo in Svizzera. Ma non è la prima volta. Nel secolo scorso, quasi ogni tentativo di rinnovare la flotta aerea ha suscitato divisioni e grandi contestazioni.

 

Il governo svizzero presenterà tra pochi giorni il programma di armamenti per i prossimi anni, che comprende una spesa di 3,1 miliardi di franchi per dotare l’esercito svizzero di 22 aerei da combattimento Gripen dell’azienda Saab. Dopo lunghi test, il velivolo svedese è stato preferito al Rafale, fabbricato da Dassault (Francia), e all’Eurofighter Typhoon, prodotto dal consorzio europeo Eurofighter (Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia).

 

Con il previsto acquisto, il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) si è già attirato da oltre un anno un sacco di critiche. Questa volta le contestazioni non giungono, come tradizione, soltanto dai movimenti pacifisti e dai partiti di sinistra, che si sono scagliati puntualmente contro il progetto sostenuto dal capo del DDPS Ueli Maurer.

 

La procedura di scelta dei 22 Gripen, l’accordo concluso con il fabbricante svedese e la politica d’informazione del DDPS sono state criticate apertamente anche da un comitato parlamentare, da alcuni gruppi di pressione, da diversi piloti dell’esercito e da buona parte dei media. Perfino il presidente del Partito liberale radicale, una formazione politica vicina all’esercito, ha sollevato delle riserve.

 

La controversia non è nuova per la Svizzera. Dando un’occhiata alla storia dell’aviazione militare si nota infatti che quasi ogni rinnovo della flotta aerea è stato caratterizzato da battaglie politiche, battute d’arresto e perfino scandali.

 

Queste controversie non sono un fenomeno prettamente svizzero, osserva Roman Schürmann, giornalista presso il settimanale di sinistra “Wochenzeitung” e autore di un libro in cui ritraccia la storia dell’aviazione militare elvetica. “Quasi ogni acquisizione di aerei da combattimento ha avuto risvolti drammatici ed è stata accompagnata da epiche discussioni tra i politici, nei media e a livello popolare”, afferma Schürmann.

 

Spesa ingente

 

Le polemiche hanno in parte anche un carattere emozionale: molte persone sono affascinate dagli aspetti tecnici dei velivoli militari, mentre per altre rappresentano strumenti di guerra inutili.

 

Ma la ragione principale delle battaglie è legata all’alto prezzo da pagare per i nuovi velivoli. I fattori economici e finanziari, come pure il contesto politico, sono sempre stati predominanti rispetto alle riflessioni di strategia militare. E non solo per gli schieramenti politici di sinistra.

 

"L'aspetto finanziario ha sempre avuto la priorità - e il progetto di acquisizione dei Gripen non fa eccezione", dichiara Schürmann.

 

Per Hans-Ulrich Jost, ex professore di storia dell'Università di Losanna ed ex pilota dell'aviazione militare, gli acquisti dei velivoli militari sono dei "drammi popolari che tengono il pubblico con il fiato sospeso per un bel po 'di tempo".

 

Già negli anni ’60, l’acquisto di aerei da combattimento aveva generato grande confusione tra la leadership politica e militare. “È impressionante notare soprattutto l’ingenuità, l'ignoranza e la confusione concettuale dei protagonisti", sostiene Jost.

 

Le differenze di opinione avevano tra l’altro portato negli anni ’70 alla cancellazione di un accordo per l'acquisto di velivoli da combattimento americani Corsair.

 

Inizi già difficili

 

Le difficoltà nell’acquisto degli aerei militari emersero già dal 1913. Con una colletta furono raccolti dei fondi per comperare dieci velivoli in vista della Prima guerra mondiale. Il denaro venne però dilapidato per le spese di viaggio e i voli di prova.

 

Grandi emozioni e contestazioni suscitò anche il primo acquisto di aerei militari nel 1929. I sindacati furono messi a tacere, facendo balenare loro la prospettiva di posti di lavoro creati con l'assemblaggio del velivolo francese in Svizzera.

 

Altrettanto contestata l'acquisizione durante la Seconda guerra mondiale di alcuni caccia Messerschmitt alla Germania nazista.

 

Il tentativo della Svizzera di costruire un proprio velivolo da combattimento  terminò bruscamente alla fine degli anni ’50. Dopo aver commissionato 100 aerei P-16 ad una società privata di Altenrhein, nella Svizzera orientale, il governo decise di rinunciarvi in seguito allo schianto di due apparecchi nel Lago di Costanza.

 

Questo insuccesso spense definitivamente il sogno di un'industria aeronautica militare svizzera, sul modello di quella svedese. “Apparse chiaro che la costruzione di aerei militari era troppo costosa per un piccolo paese", rileva Schürmann.

 

Scandalo Mirage

 

La più grande controversia scoppiò probabilmente in relazione all’acquisizione dei caccia francesi Mirage nei primi anni ‘60. In seguito ad un massiccio superamento delle spese previste, il numero di velivoli venne drasticamente ridotto e il ministro della difesa fu costretto a rassegnare le dimissioni.

 

"Lo scandalo Mirage ha segnato la storia militare. Una politica più realistica subentrò ad un concetto basato su forze armate con un potenziale offensivo ", indica Schürmann.

 

Lo scandalo portò anche ad una riforma dei metodi di acquisizione. Secondo Schürmann, il processo di valutazione divenne da allora più professionale e trasparente. Anche a detta di Jost, la valutazione tecnica venne in seguito migliorata.

 

Un'eccezione nella storia dell'aviazione militare svizzera è costituita dai 160 aerei da combattimento britannici Hawker Hunter. Vennero infatti acquistati senza grandi contraccolpi e per un prezzo relativamente basso. "È stato un aereo robusto che si addiceva ai bisogni della Svizzera”, afferma Jost.

 

Maurer fiducioso

 

Il ministro della difesa Maurer ha respinto finora tutte le critiche rivolte contro la scelta dei Gripen. In una conferenza stampa durante una visita a divisioni corazzate a Thun lo scorso agosto, Maurer ha pazientemente difeso il velivolo svedese, dichiarando che soddisfa tutti i requisiti militari.

 

"Si tratta di una soluzione pragmatica svizzera, che ci permette di usare i soldi dei contribuenti in modo efficiente", ha affermato il ministro della difesa, che sembra poggiare la sua fiducia sulle lunghe procedure di valutazione svolte per questa scelta.

 

Secondo Schürmann, le polemiche sorte negli ultimi 18 mesi lasciano però prevedere ancora una lunga battaglia. “Le discussioni riprenderanno ogni volta che il tema ritornerà d’attualità e saranno alimentate dai media fino ad un voto popolare. Ma non credo che le controversie raggiungeranno il livello di quelle che hanno contraddistinto lo scandalo Mirage o la scelta dei caccia F/A 18 negli anni ’90”.

 

Urs Geiser, swissinfo.ch

Traduzione di Armando Mombelli