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Guerra continua
- Subject: Guerra continua
- From: glry at ngi.it
- Date: Wed, 15 Jun 2011 01:18:21 +0200
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Fermare l'aggressione contro la Libia! (petizione on-line) Fermare l'aggressione! La nostra guerra di Libia continua, nella piena illegalità con cui è cominciata. L'abbiamo fatta sulla base di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che viola la Carta delle Nazioni Unite, perché la Libia non stava affatto minacciando la pace e la sicurezza internazionale. L'abbiamo fatta sulla base di un'ondata di informazioni false che non sono state mai verificate: non c'erano i 10 mila morti, non c'erano le fosse comuni; non ci sono mai stati bombardamenti su manifestazioni civili. Migliaia di missioni di bombardamento della Nato, cui noi partecipiamo, hanno già prodotto centinaia di morti di civili. Noi uccidiamo e non proteggiamo. Siamo intervenuti in una guerra civile sostenendo una parte contro l'altra senza nemmeno sapere chi sono quelli che diciamo di sostenere. E finanziamo la rivolta con decine di milioni di euro. Tutto questo non è nemmeno scritto nella risoluzione dell'Onu. Senza nessuna legittimità noi puntiamo all'uccisione del capo di uno Stato sovrano. E questo assassinio, già eseguito contro uno dei suoi figli, viene pubblicamente auspicato e conclamato dai capi delle potenze occidentali di cui siamo alleati. Stiamo assistendo inerti a un ritorno alla barbarie. La vergogna di questo atteggiamento infame deve essere distribuita equamente tra tutte le forze politiche italiane. Solo rare voci si levano a protestare. Il pacifismo è inerte e tace anch'esso. Ma noi non possiamo accettare in silenzio tutto ciò. Non è in nostro nome che si uccide, violando ancora una volta la nostra Costituzione. Noi non abbiamo voce, ma vogliamo parlare a chi è ancora in grado di ascoltare. Questa aggressione deve finire. Primi firmatari: Angelo Del Boca Giulietto Chiesa Massimo Fini Maurizio Pallante Fernando Rossi Roberto Savio Luigi Sertorio Nicola Tranfaglia Francesco Badalini Marino Badiale Monia Benini Pier Paolo Dal Monte Ermes Drigo FERMARE L'AGGRESSIONE! firma petizione <http://www.petizioni24.com/fermare_laggressione_contro_la_libia> ============================== 1. L´Italia apripista della nuova conquista coloniale della Libia - Manlio Dinucci - Il Manifesto del 11/06/2011 2. Bombe tricolori su Tripoli - Manlio Dinucci - Il Manifesto del 09/06/2011 3. La NATO sta liberando l'Africa dagli africani - di Glen Ford - www.blackagendareport.com 13/06/2011 4. La cultura della difesa - Manlio Dinucci - Il Manifesto del 08/06/2011 ------------------- °°°°°°°°° L´Italia apripista della nuova conquista coloniale della Libia di Manlio Dinucci su Il Manifesto del 11/06/2011 Con orgoglio il ministro degli esteri Frattini ha copresieduto il 9 giugno ad Abu Dhabi la terza riunione del Gruppo di contatto sulla Libia, insieme al governo emiratino. L´Italia dunque, come dice il presidente Napolitano, fa «la sua parte perché avanzi nel mondo la causa della pace, dei diritti umani, della democrazia». Gli Emirati arabi uniti - monarchia assoluta in cui non esiste rappresentanza democratica - hanno appena inviato truppe in Bahrain per schiacciare nel sangue la richiesta popolare di democrazia e stanno preparando, con la compagnia militare privata Xe Services (già Blackwater), un esercito segreto di mercenari da impiegare anche in altri paesi del Medio Oriente e Nordafrica. Su questa solida base democratica si sta preparando la «fase post-conflitto» in Libia. Mentre la Nato demolisce sistematicamente le basi materiali dello stato libico, scaricando migliaia di bombe su Tripoli e altre località, il Gruppo di contatto puntella con milioni di dollari ed euro il Cnt di Bengasi. Questo, rappresentando una parte minoritaria della popolazione, non riesce a guadagnare terreno anche se la Nato addestra e arma le sue truppe e gli spiana la strada con i bombardamenti. Ad Abu Dhabi è stato deciso di adottare il «modello italiano» nella fornitura di «aiuti» al Cnt. L´Italia, che ha fatto da «apripista», fornirà al Cnt fondi per 300-400 milioni di euro in cash e in linea di credito e altri 150 milioni in carburante. I fondi saranno «garantiti dai beni congelati in Italia e dal petrolio estratto e lavorato in futuro dal nuovo governo libico». In tal modo i principali paesi del Gruppo di contatto (Stati uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia, monarchie del Golfo) pongono una pesante ipoteca sul futuro della Libia. Messo al potere un governo ossequiente, avrebbero nelle mani l´economia del paese, gestendo i fondi sovrani libici scongelati e controllando la produzione ed esportazione di petrolio. Intanto, come garanzia per il futuro, Washington ha messo la gestione delle finanze e del petrolio del Cnt nelle mani di un suo uomo di fiducia, Ali A. Tarhouni, docente all´università di Washington. I risultati si sono visti subito: il primo contratto per l´esportazione di petrolio libico, 1,2 milioni di barili, il Cnt lo ha concluso con una compagnia statunitense, la Tesoro. E, mentre Tarhouni annuncia che il Cnt produrrà presto 100mila barili di petrolio al giorno, il Dipartimento di stato annuncia «il sostegno americano per ulteriori vendite di petrolio da parte del Cnt». Il governo italiano, che ha fatto da apripista, non vuole però restare indietro. Sostiene quindi il Cnt anche con «assistenza umanitaria e cooperazione allo sviluppo» per l´ammontare di milioni di euro. Uno dei progetti più significativi, gestito dall´Istituto agronomico dell´oltremare, prevede il «miglioramento della palma da dattero dell´oasi di al Jufra». L´Italia può essere fiera: mentre sgancia sulla Libia bombe da una tonnellata a uranio impoverito, rende più dolci i datteri libici. (il manifesto, 10 giugno 2011) ------------------------ Bombe tricolori su Tripoli di Manlio Dinucci su Il Manifesto del 09/06/2011 Tra le bombe che piovono sui due milioni e mezzo di abitanti dell´area urbana di Tripoli, ora anche in pieno giorno, vi sono sicuramente quelle italiane. Si tratta di una «operazione aerea combinata» cui partecipano cacciabombardieri di più paesi, comunica il Comando della forza congiunta alleata a Napoli. In poco più di due mesi la Nato ha compiuto oltre 10mila operazioni aeree sulla Libia, di cui circa 4mila con bombe e missili, effettuate per la maggior parte da cacciabombardieri di Gran Bretagna, Francia, Italia e Canada, e da aerei Usa Predator/Reaper telecomandati. L´aeronautica italiana non rivela quante bombe e missili ha lanciato (secondo una stima, oltre 200 in un mese), ma comunica di che tipo sono. Nel documento «Unified Protector: le capacità di attacco dell´AM» (6 giugno), specifica che sono bombe a guida laser e Gps della statunitense Raytheon, dei tipi Gbu-16 Paveway II da circa mezza tonnellata e Gbu-24 Paveway III da una tonnellata: quest´ultima, sganciata a bassa quota a oltre 15 km dall´obiettivo, è «una bomba di precisione usata per distruggere i più resistenti bunker sotterranei». Anche la bomba Gbu-32 Jdam della statunitense McDonnell Douglas, a guida inerziale e Gps, lanciata a circa 25 km dall´obiettivo, viene usata contro «target rinforzati». Ciò significa che queste bombe hanno sicuramente testate penetranti a uranio impoverito e tungsteno per distruggere edifici rinforzati. Gli aerei italiani usano anche missili da crociera a lungo raggio Storm Shadow, fabbricati dalla Mbda di cui fa parte Finmeccanica, la cui carica esplosiva è «ottimizzata per neutralizzare strutture corazzate e sotterranee», e missili Agm-88 Harm della Raytheon per «la soppressione dei radar nemici». Queste bombe e missili di ultima generazione - impiegati nella guerra contro la Libia, cui il governo Berlusconi fa partecipare l´Italia - non avrebbero potuto essere usati se nel 2007 il governo Prodi non avesse deciso di ammodernare i cacciabombardieri Tornado (con una spesa di oltre 50 milioni di euro), facendo tesoro dell´esperienza dei Tornado nella guerra contro la Jugoslavia, cui il governo D´Alema aveva fatto partecipare l´Italia. E´ grazie a questo impegno bipartisan che l´Aeronautica può oggi dichiarare di aver acquisito il «potere aerospaziale». Ciò significa - si spiega nel documento - avere assoluta libertà di manovra al di fuori delle limitazioni imposte dalla geografia del globo, dare massimo risalto alla mobilità (raggiungere sempre più in fretta lontani teatri operativi) e all´autonomia nel sostenere operazioni che possono protrarsi nel tempo. «Operazioni che hanno come imperativo quello di conseguire gli obiettivi posti dall´autorità politica al più basso costo possibile in termini di vite umane e risorse». Pensando ovviamente alle proprie vite e risorse, non a quelle che la guerra distrugge in Libia. Anche se, mentre anche gli aerei italiani lanciano su Tripoli bombe da una tonnellata a uranio impoverito, la Nato assicura che, in base alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell´Onu, «scopo dell´operazione Protettore unificato è proteggere i civili e le aree con popolazione civile da attacco o minaccia di attacco». (il manifesto, 9 giugno 2011) ----------- La NATO sta liberando l'Africa dagli africani! di Glen Ford su www.blackagendareport.com del 13/06/2011 Traduzione di l'Ernesto online A giudizio degli Stati Uniti e dell'Europa, sembrerebbe che gli africani non hanno diritto di parola e di voto su quanto succede in Africa. Il presidente sudafricano Jacob Zuma ha fatto un secondo viaggio in Libia, a nome dell'Unione Africana, alla ricerca di un esito diplomatico alla guerra della NATO contro il governo di Muammar Gheddafi. Esattamente come nella precedente missione per il mantenimento della pace dell'Unione Africana, all'inizio di aprile, il colonnello Gheddafi ha accettato il piano di pace. E anche prima che i cosiddetti ribelli e i loro capi statunitensi ed europei si rifiutassero di prendere in considerazione il cessate il fuoco. Come è risultato ovvio fin dall'inizio di questa "farsa" umanitaria, i Grandi Padri Bianchi dell'Europa e la "mascotte di Wall Street" degli Stati Uniti, come hanno chiamato Obama, avranno soddisfazione solo con il cambiamento di regime in Libia. E al diavolo tutto ciò che pensano gli africani! Presto gli euro-statunitensi non mancheranno di dimostrare lo stesso disprezzo per i loro attuali alleati nordafricani, che stanno a Bengasi, che hanno la pretesa di dirigere la "rivoluzione" contro Gheddafi. Ma questi ribelli hanno perso la loro credibilità nello stesso momento in cui hanno deciso di trasformarsi in truppe terrestri per l'invasione neocoloniale del Nord Africa. I rivoluzionari lottano contro il Potere. La banda di Bengasi altro non rappresenta che dei "peones" dell'imperialismo, che non hanno alcuna credibilità come rivoluzionari. E' una guerra imperialista, scatenata con obiettivi imperiali. I ribelli preferiscono trasformarsi in mascotte dell'imperialismo che aspettano come miserabili piccoli "Gunga Dins" (portatori d'acqua dei britannici in una cintura dello stesso nome, ndt) che i britannici e i francesi arrivino con elicotteri da combattimento per bruciare e assassinare i loro compatrioti. La NATO impartisce ordini ai suoi accoliti libici come se fossero bambini. La NATO "ha emesso recentemente istruzioni" perché i ribelli non si spingano più in là di certi punti nel deserto, affinché non entrino nei campi della morte che i ricchi padri bianchi - più Obama - preparano per incenerire i soldati del governo libico. Naturalmente i ribelli faranno esattamente quello che gli si dirà, dal momento che questa non è una rivoluzione. Ma piuttosto la Libia è la linea avanzata della controrivoluzione europea e statunitense. La catena di comando parte da Parigi, Londra e Washington. Bengasi si è trasformata nell'avamposto coloniale che era quando comandavano gli italiani. Solo ora, nel XXI Secolo, tutti insieme, europei e statunitensi, arrivano per soggiogare dei libici, che sorridono e si spellano le mani per applaudire i colonizzatori che tornano a salvare l'Africa dagli africani. E per questo ha perfettamente senso che una proposta di pace del presidente del Sudafrica, il paese più potente e ricco dell'Africa Nera, che opera per conto dell'organizzazione che comprende tutte le nazioni del continente, conti meno che niente nel contesto imperiale attuale. L'Occidente invita il presidente sudafricano ad aiutarli a mettere in riga i paesi africani più turbolenti, ma Zuma e l'Unione Africana non sono autorizzati a interferire nelle guerre imperialiste nel continente. E' una "cosa da bianchi". Quando arriveranno gli elicotteri occidentali (previsione che si è puntualmente avverata, ndt), saranno acclamati dai ribelli di Bengasi come se avessero ottenuto qualcosa. I "Gunga Dins" dovranno studiare attentamente questi elicotteri e il loro tremendo potere distruttore. Perché un giorno potrebbero rivolgersi contro di loro. USA ed Europa non hanno la minima intenzione di permettere che i libici governino la Libia. In fin dei conti: perché gli occidentali dovrebbero trasferire tutto questo petrolio a un pugno di burattini locali che non sono neanche in grado di fare la guerra da soli? (http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=21098) ------------------- La cultura della difesa di Manlio Dinucci su Il Manifesto del 08/06/2011 Chi ha detto che il sistema d´istruzione non si rinnova? C´è una nuova materia, dalle materne ai corsi post lauream, di cui sono già avviate le sperimentazioni. A Pisa, per iniziativa del Comune, 1.500 bambine e bambini delle scuole dell´infanzia, primarie e medie sono stati condotti il 27 aprile nella caserma della Brigata Folgore, dove per il secondo anno si è svolta la «Giornata della solidarietà». Che impressione hanno avuto i bambini? Che la caserma è un luogo bellissimo, dove tante persone simpatiche ti fanno fare tanti giochi, dai percorsi a ostacoli alle gare di orientamento, dove dal cielo scendono supereroi alati che volteggiano lasciandosi dietro scie di fumo tricolore e, quando atterrano, schiacciano con gli scarponi i palloncini gialli al centro del bersaglio. E insieme alla bandiera della Folgore (due ali bianche che lanciano un fulmine giallo-oro), ne portano un´altra con scritto «Nicola». Il nome del maggiore Ciardelli - spiegano agli alunni - ucciso il 27 aprile 2006 a Nassirya in Iraq, dove in missione di pace aiutava i bambini. L´associazione Nicola Ciardelli, aiutata da Regione e Croce Rossa, aprirà a Firenze, vicino all´ospedale Meyer, la «Casa dei bambini di Nicola» per curare le piccole vittime delle guerre. Analoghe iniziative in altre scuole primarie e medie. In quelle del Trentino è stato diffuso un calendario Nato/Isaf, con in copertina un blindato italiano in Afghanistan, armato di mitragliatrice, e foto di soldati italiani che, in assetto di guerra, regalano ai bambini afghani palloni bianchi con scritto «Isaf», che li curano amorevolmente, che vengono accolti nei villaggi da bambini festanti. Nelle scuole superiori si usano altri metodi educativi. A Castrovillari (Cs), militari in cattedra e diffusione di opuscoli in cui si spiega che «entrare nell'esercito significa «valorizzare se stessi». A Rovigo, lezione di tattica militare e combattimento con armi ad aria compressa. Una migliore preparazione i ragazzi la possono avere con il corso «Allénati per la vita», promosso dai ministeri dell´istruzione e della difesa, valido come credito formativo: vengono addestrati al combattimento con armi ad aria compressa e a percorsi ginnico- militari (arrampicata, nuoto, orientamento). E, compiuti i 18 anni, possono partecipare ai corsi di formazione «Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane», per «condividere i valori che promanano dalle Forze Armate». A livello universitario, il top è il corso di «peacekeeping» tenuto, con il Centro militare di studi strategici, dalla Scuola Superiore Sant´Anna di Pisa, che ha celebrato con una conferenza dell´Associazione Allievi i «dieci anni di impegno politico e militare» dell´Italia in Afghanistan. E mentre l´Italia partecipa alla guerra in Libia (la quinta in due decenni) arriva in Senato - dopo essere passata alla Camera grazie a un´intesa multipartisan (Pd, Idv, Pdl, Lega) - la legge per «la promozione e diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà» in particolare nelle «scuole di ogni ordine e grado». Ha dunque ragione il presidente Napolitano: l´Italia, oggi fermo presidio della pace, si è lasciata alle spalle gli anni bui del bellicismo fascista. Oggi la cultura della guerra con libro e moschetto è divenuta «cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà». (il manifesto, 7 giugno 2011) ---------------- ---------------- fine --- from : jure ellero <glry at ngi.it> ---------------------------------------------- per comunicazioni: <glry at ngi.it> Redazione "L'Unità dei Comunisti F.V.G.": <redazione.cufvg at yahoo.it> Indirizzo Comunisti Uniti Friuli-V.G.: <comunistiunitifvg at yahoo.it> Sito nazionale Comunisti Uniti: http://www.comunistiuniti.it ----------------------------------------------
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