A Cameri (Novara) passando da Bologna



Il 15 Aprile vi sarà la riunione nazionale a cui aderisce Disarmiamoli per organizzare la carovana antimilitarista contro le basi militari e la militarizzazione del territorio. Il 19 maggio si è organizzata una manifestazione a Novara contro la decisione del Governo di partecipare al progamma del caccia statunitense F-35. (chi non ricorda le parole di Minniti al congresso dei Democratici di Sinistra nel 2005 quando affermava che "per generale ammissione è un programma deludente sia per quantità di lavoro, sia per le ricadute industriali e tecnologiche).

Appunti sul ruolo delle PMI nell'industria della Difesa.

Nel documento “Quindici punti per la politica europea dell’Italia” di Ettore Greco, Tommaso Padoa-Schioppa e Stefano Silvestri presentato a Roma il 23-24 gennaio 2006, si poteva leggere al punto 9 vi è scritto:

“Sostenere e specializzare la difesa italiana: E’ necessario combattere il rischio di un declassamento dell’Italia nel campo della difesa e della sicurezza europea, cui il Paese è esposto a causa della difficile situazione economica e della pesante riduzione del bilancio della Difesa verificatasi negli ultimi cinque anni. Per l’industria italiana della difesa è necessaria un’iniziativa politica volta a valorizzare le nicchie di eccellenza nazionali in un coerente quadro di integrazione europea. L’Italia dovrebbe far proseguire il processo di integrazione militare in un’ottica di specializzazione, abbandonando aree tecnologiche dove i nostri partners possono fornire prodotti più maturi e ottenendo di converso l’adozione da parte degli altri paesi dell’Unione dei prodotti italiani più validi”.

Entrando nel merito di queste righe si legge che a fronte di una ripresa del discorso nazionalista nella politica internazionale, cresce l’esigenza di una “grande strategia europea” in cui l’Italia, come media potenza europea, deve affermare il suo ruolo internazionale di pari passo con il rafforzarsi delle grandi organizzazioni multilaterali e delle alleanze di cui fa parte.

Se il Paese gode di una “rendita di posizione” che consente di restare nei gruppi più importanti (Occar, LoI ecc.) o di essere riammessi (Mic, con americani, britannici, australiani, francesi e tedeschi), l’industria della difesa italiana deve valorizzare le sue nicchie di eccellenza (elicotteri, velivoli da addestramento, artiglierie navali, siluri, veicoli blindati ruotati, radar, ecc.) in un coerente quadro di integrazione europea (Fsaf, Eurofighter, Orizzonte) mentre la politica industriale e tecnologica della Difesa deve abbandonare la distinzione fra ricerca per fini civili e quella per fini militari. Integrare sicurezza e difesa europea per quando riguarda la UE significa superare l’attuale distinzione tra impegni e spese per la difesa e per la sicurezza in funzione di una maggiore integrazione civile/militare. Il cordinamento per quanto riguarda il rinnovamento tecnologico dovrebbe spettare all’Agenzia Europea della Difesa, anche se non vi è ancora una stabilizzazione del quadro istituzionale dell’Unione. A sua volta l’Agenzia deve coordinarsi con l’Alto Comando per la trasformazione degli strumenti alleati della Nato.

Il 29 marzo 2007 l’EDA (European Defence Agency) ha pubblicizzato una iniziativa, l’EBB2 che consentirà di visualizzare tutte le opportunità contrattuali della difesa per la catena delle piccole e medie imprese. Questa iniziativa scaturisce dall’entrata in vigore del codice di condotta per il mercato degli equipaggiamenti militari e del codice Code of the Best Practise in the Supplì Chain.

DATI FINMECCANICA 2007

Risultati 2006: ricavi in crescita a 12.472 milioni di euro (+14%); EBIT in
aumento a 878 milioni di euro (+19%)
Risultato netto a 1.020 milioni di euro.
Ordini in aumento a 15.725 milioni di euro e portafoglio ordini a 35.810 milioni di euro
(+12%) equivalenti a circa tre anni di attività

Nel 2002, durante un convegno dell’Associazione Italiana per l’Aerospazio e la Difesa, si decise che era necessaria una attività sistematica di rappresentanza e lobbying presso gli organi nazionali (Governo, Parlamento, A.D.) attraverso la costituzione di un tavolo permanente e congiunto di raccordo fra le PMI, le grandi aziende, l’Amministrazione Militare e il mondo della ricerca tecnologica. Si faceva presente che la fine della leva obbligatoria avrebbe provocato un ricorso generalizzato verso competenze esterne alle FFAA anche in settori come la sorveglianza delle installazioni militari – basi, aeroporti, caserme – la formazione, l’addestramento, la simulazione, la gestione poligoni, il rimorchio bersagli, le relazioni esterne, parte delle funzioni amministrative, e che il loro valore aggiunto è molto più elevato del consueto appalto esterno della logistica di base (manutenzioni, leasing, ristorazione, pulizie, fornitori, ecc.). “Le PMI sono ricche di persone creative però spesso, per la non disponibilità degli standard equivalenti a quelli della grande industria, arrivano prodotti che hanno bisogno ancora di un lungo cammino prima di essere ingegnerizzati. Ecco perché l’interfaccia tra grande impresa e piccola impresa richiede ulteriori sviluppi. Inoltre, il flusso economico deve essere ottimizzato in tutto il percorso da cliente a grande industria a PMI, essendo lo spazio ancora in larga parte a finanziamento pubblico”.

L’intervento del direttore coordinamento attività spaziali di Finmeccanica Enrico Saggese, spiega come la costruzione di una rete di piccole e medie imprese protette dalle istituzioni per gli aspetti economici, riguardi non solo il problema della perdita di competitività su molti terreni industriali (chimico-farmaceutico, informatico, delle telecomunicazioni, della meccanica) ma la scelta precisa di individuare nell’industria della Difesa il settore ad alta tecnologia potenzialmente competitivo. La diffusione delle tecnologie duali (civile/militare) permette di scaricare costi che peserebbero sul solo bilancio della Difesa e nel contempo promuovere comparti ad alta innovazione tecnologica. L’introduzione del modello “cluster” nelle economie locali, cioè masse critiche di un territorio di industrie ed istituzioni interconnesse, permette la cooperazione fra le aziende, la comunità di ricerca, il governo e le istituzioni finanziarie.

Entriamo nel merito:

Il 30% della produzione industriale aeronautica è ubicato nella regione Lombardia, in particolare nella provincia di Varese. La regione Lazio ha emesso un bando di finanziamento per le imprese laziali dell’aerospazio. Questo settore occupa circa 300.000 addetti ed ha un fatturato annuo pari a 5 miliardi di euro (2005) e ha una presenza di 200 aziende di dimensioni rilevanti. La regione Piemonte soprattutto nell’area di Torino, ospita un polo aerospaziale con oltre 100 imprese che impiegano circa 9.000 addetti e un giro di affari annuo di 1.300-1.400 milioni di euro. Nella regione Puglia e in quella Campania sono presenti PMI che formano una rete di subfornitura. In particolare in quella campana vi sono il 7,3% di tutte le imprese nazionali rappresentando il quarto dei poli nazionali del settore. In altre regioni quali l’Abruzzo con il Centro spaziale Fucino e città come Firenze, Pisa, Matera, Genova per dirne alcune, hanno firmato un accordo sulla base dei modelli cluster.

In allegato una inchiesta sulle PMI prevalentemente duali presenti in Emilia Romagna.

I GRANDI GRUPPI EUROPEI DELLA DIFESA:

Ricavi Aerospazio e difesa 2005 (in miliardi di euro)

BAe SYSTEMS : 23,3 (USA 35%, UK 19%)
EADS : 41,4 (FRANCIA 10%, GERMANIA 10%, SPAGNA 3%)
THALES : 9,5 (FRANCIA 29%, UK 12%)
FINMECCANICA : 10,4 (ITALIA 66%, UK 20%)

I GRANDI GRUPPI DELL’AEROSPAZIO E DELLA DIFESA

BOEING 42,9
EADS 41,4
LOCKHEED MARTIN 29,9
NORTHROP 24,6
BAE SYSTEMS 23,3
RAYTHEON 17,6
GENERAL DYNAMICS 16,8
UNITED TECHNOLOGIES 12,5
FINMECCANICA 10,4
HENERAL ELECTRIC 9,5
THALES 9,5

Ricavi aerospazio e difesa 2005 (in miliardi di euro)

Dati aggiornati al marzo 2007 Fonte: elaborazione IAI sui bilanci delle società