Banche armate/ Ai gruppi stranieri il 40% del mercato



Banche armate/ Ai gruppi stranieri il 40% del mercato
Sabato 03.02.2007 15:19

Se non è un cambio della guardia ci manca poco.Le transazioni finanziarie legate alle commesse dell'industria bellica italiana passano sempre di più dalle banche straniere dopo il dietrofront dei nostri istituti di credito. Per i correntisti etici, il pericolo è quindi al di là dei nostri confini. Operazioni per un valore complessivo di circa 445 milioni di euro su un totale di 1125 milioni, il 40% delle attività del settore, transitano su conti bancari in altri paesi Ue. Ai gruppi italiani resta comunque il 60% del mercato. I clienti, nella metà dei casi, sono nazioni del sud del mondo.

Il convegno annuale promosso a Roma il 3 febbraio dalle associazioni che animano la campagna Banche armate è un'occasione per riflettere sul commercio delle armi. Gli interrogativi sono numerosi. Nel caso dell’import- export di armi, si tratta di attività legittime e legali, ma- osservano i promotori della campagna per il disarmo delle banche- non sempre ciò che è legittimo è anche etico.

I nuovi scenari richiedono anche nuove risposte.Le leggi nazionali Ue per il commercio degli armamenti andrebbero armonizzate, dopo aver valutato i pro e i contro di ciascuna legislazione: “I vantaggi della normativa italiana- afferma Giorgio Beretta, analista del commercio delle armi e portavoce della campagna banche disarmate- sono la trasparenza e controllo dell'intermediazione finanziaria”. In altri paesi c’è più attenzione verso altri aspetti più o meno direttamente collegate al commercio delle armi come il traffico dei diamanti. “Serve una legislazione Ue, una cornice di riferimento per tutti i paesi.

Oggi a livello comunitario non ci sono regole vincolanti né misure sanzionatorie” dichiara il portavoce della Campagna banche armate. “In Italia il livello trasparenza è buono, ma noi chiediamo lo stesso livello di attenzione anche per banche straniere anche perché il mercato italiano è aperto-”, suggerisce Beretta- “Invitiamo Abi, soprattutto alla luce delle recenti acquisizioni, a dedicare un’attenzione specifica verso gli istituti bancari esteri attivi in Italia che dovrebbero esplicitare la propria policy”

Nel 2006 il governo Berlusconi aveva lanciato un allarme: le banche italiane abbandonano i servizi di credito legati al commercio delle armi in nome della responsabilità sociale d’impresa. Una scelta che,secondo l’esecutivo di centrodestra , oltre a danneggiare l’export delle nostre aziende, renderebbe difficile, se non impossibile, garantire trasparenza e controllo nel delicato settore.Gli attivisti della campagna Banche armate avevano giudicato allarmistiche le conclusioni della relazione al parlamento dello scorso anno sul commercio degli armamenti e non hanno cambiato idea. Queste transazioni-sostengono- anche se avvengono fuori dai confini, non sono operazioni fuori dai controlli, condotte da paradisi fiscali o da zone sospette.

“Le banche in questione hanno la loro sede principale nell’Ue, osserva Beretta- non alle isole Cayman”, E nella relazione2006 , pur essendo aumentata la presenza delle banche estere nell’export di armi, “la questione non è nemmeno menzionata”. E’ indubbio però che la Campagna debba darsi un respiro europeo.

L’espansione delle attività di questi istituti non sarebbe dovuta solo alla scelta delle nostre banche di limitare la propria attività. Alcune operazioni riguardano gli istituti di credito di riferimento dei ministeri della difesa di altri paesi: il Banco di Bilbao per il governo spagnolo o il gruppo francese Calyon Corporate Investment Bank, che ha un rapporto privilegiato con la Turchia. A queste banche si appoggiano abitualmente le aziende per le commesse con questi stati “Il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA)- aggiunge Beretta-, è presente nel mercato italiano con un importo autorizzato di poco più di 100 milioni di euro, oltre la metà dovuto ad una sola commessa tra governo spagnolo e la Oto Melara, società del gruppo Finmeccanica”. A preoccupare i responsabili della campagna Banche armate sono le attività di Deutsche Bank, Société Générale, Commerz bank, Calyon, Arab Bank Plc, Arab Italian Bank, HSBC Bank, ABC international e BNP Parisbas. Questi gruppi infatti si starebbero specializzando in operazioni a rischio nei paesi del sud del mondo, in aree calde dal punto di vista geopolitica.

Matteo Ganino
http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/banchearmatestraniere.html?pg=2