Re: Una mattina mi sono svegliata






Quando ci saremo davvero stufati,
invece di emigrare noi, potremo cambiare
la nostra organizzazione in modo che siano
i mali, i problemi, ad emigrare fuori dal nostro Paese,
e piano piano fuori dall'intero nostro mondo,
poiché anche gli altri Paesi, praticamente tutti,
si trovano nelle stesse nostre condizioni.

Ed emigrare oggi non ha più un gran senso.

Il processo di rinnovamento del nostro mondo
non potrà non partire dal rendere
la Res Publica realmente tale:





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  Quando sarà possibile un altro mondo?
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Nelle attuali società umane, come quindi anche in quella italiana, in cui i ruoli più importanti, più strategici da un punto di vista organizzativo, amministrativo, fiscale, educativo, culturale, mass-mediatico, sanitario, d'ordine pubblico, etc. sono assegnati a vita a determinate persone, viene a crearsi di fatto uno Stato ben disgiunto dai comuni Cittadini, un nocciolo duro assolutamente impenetrabile ed immodificabile da tutti coloro che ne sono stati esclusi. Queste due entità, stato e cittadini, che per patto sociale avrebbero dovuto coincidere, avrebbero dovuto esser tutt'uno, di fatto rimangono assolutamente separate e spesso contrapposte.

E' spesso, sì, scritto sulle carte costitutive dei Paesi più progrediti della Terra, come anche nella stessa Costituzione Italiana, che "la sovranità appartiene al popolo" (intendendo: a tutto il popolo!), ma la realtà è ben diversa. La stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, Italia in testa, sono non una Repubblica ma una "cosa di parte", sono letteralmente "Cosa Loro": qualcosa che appartiene alle persone assunte a vita nei posti dello Stato (che siano esse dirigenti o semplici dipendenti). I più avanzati Paesi del mondo sono attualmente in mano ad una autentica oligarchia, di basso livello ma diffusa ovunque, che tuttora spadroneggia ed assoggetta, anche se in maniera sottile, subdola, la restante parte della popolazione, ed impedisce loro una naturale evoluzione verso ciò che i diversi àmbiti situazionali effettivamente richiedono.

Se in generale l'operato del nostro Governo e di quelli degli altri Paesi non ci trova d'accordo, non perdiamo altro tempo: concentriamo le nostre energie per rimuovere quel particolare modello di organizzazione sociale che è alla base di ogni comportamento malefico dei Governi, e dà carta bianca agli imperi economici mondiali e ad ogni altra ingiusta concrezione di potere. L'impiego pubblico assegnato a vita è l'origine profonda, nascosta, meschina, della stragrande maggioranza dei problemi del mondo d'oggi, siano essi pertinenti la pace, od il campo dei diritti umani, la distribuzione del lavoro, la difesa dell’ambiente, o che altro.

Esigiamo, dunque, ciò di cui è impossibile negare la assoluta legittimità: pretendiamo un equo impiego pubblico a rotazione, equamente condiviso e di reale appartenenza comune. Il giorno che questo nuovo ordinamento sociale venisse alla luce non vi sarebbero più, ad esempio, enti radiotelevisivi di Stato a far continua sfacciata propaganda al pensiero unico governativo, nè vi sarebbero forze dell'ordine (oggi assunte anch'esse a vita per rimanere a fedele guardia di Stati oligarchici) ad accanirsi contro i cittadini manifestanti, tantomeno potrebbe esservi un apparato burocratico a far da fertile terreno di coltura per ogni tipo di corruzione e malgoverno.

Si getterebbe invece il seme per realizzare una nuova società umana pienamente basata sulla condivisione e la partecipazione, non più sull'accaparramento e l'esclusione. Quel giorno, obiettivi, persino così ambiziosi come quello di veder ogni donna, ogni uomo sulla Terra disporre di un lavoro, e quindi di un reddito e, cosa altrettanto importante, di un potere civico, minimamente garantiti, diverrebbero molto più facilmente raggiungibili. Disoccupazione e precariato, come pure qualsiasi altra incapacità dei governi a rispondere efficacemente alle esigenze della società, diverrebbero solo un brutto ricordo del passato.

L'impiego pubblico a vita è lo scoglio contro cui si infrangono tutti i più bei sogni dell'umanità. L'impiego pubblico a vita è l'anello debole di una catena, altrimenti indistruttibile, che tiene avvinto un intero mondo e ne impedisce il progresso sociale. L'impiego pubblico a vita è l'anello che, nell’interesse di tutti, ed in maniera legalmente, moralmente ed eticamente ineccepibile, dobbiamo oggi definitivamente spezzare.


Si parla tanto di partecipazione,
ma mai potrà esserci alcuna partecipazione reale
fintantoché i ruoli del Pubblico Impiego
non saranno distribuiti a rotazione.


E' inutile star lì a disperarsi
quando i rimedi ci sono già,
e basta semplicemente applicarli.



Danilo D'Antonio

Laboratorio Eudemonia
eulab.hyperlinker.org




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Quando altro mondo? # Versione 2.7.1 # 06-07-35