Nucleare, Israele contro la moratoria delle armi



Sul nucleare, si incrina l'alleanza fra Israele e Stati Uniti. Washington ignorando le pressioni in arrivo dall'alleato in Medioriente, presenta alla Commissione per il disarmo di Ginevra la nuova proposta di trattato internazionale per il congelamento della produzione di materiali fissili, necessari per le armi nucleari. Il testo è meno restrittivo dell'iniziativa anti proliferazione presentata a poi lasciata cadere da Washington otto anni fa, ma la questione rimane un elemento di disaccordo fra i due Paesi alleati.

Secondo quanto scrive il quotidiano Haaretz, Israele teme che questo trattato possa danneggiare il suo delicato status di potenza nucleare non ufficiale, e generare altre proteste da parte dei paesi della regione che dalle armi nucleari non dichiarate del vicino si sentono minacciati. (L'Egitto ha subito chiesto l'emendamento del trattato con l'aggiunta di controlli sui materiali fissili già acquisiti dai paesi). La scorsa settimana, il presidente della commissione per l'energia atomica israeliana, Gideon Frank, e il suo vice, Eli Levita, erano a Washington dove avrebbero sollevato la questione del trattato con le loro controparti americane in un «tentativo in extremis» di bloccare l'iniziariva americana a Ginevra.

Per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, Washington ha presentato un progetto di trattato internazionale che proibisce la produzione di «materie fissili» che comunque, non affronta la questione degli stock, cioè non prevede un divieto d'uso delle materie fissili prodotte prima dell'entrata in vigore del futuro trattato. Il progetto americano non sembra indirizzato contro le ambizioni nucleari di Teheran ma mira a fornire rassicurazioni al Congresso Usa riguardo all'India, con cui il presidente George W. Bush ha firmato a inizio marzo un accordo di cooperazione nucleare. L'India, che possiede l'arma atomica, non ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare, come Israele.

Secondo l'istituto britannico specialista per la difesa, Jane, «lo Stato ebraico possiede tra le 200 e le 300 testate atomiche, il che lo rende l'unica potenza nucleare nel Medio Oriente». Il calcolo e' basato sulla "capacita di produzione dei reattori", ha spiegato John Eldridge, direttore di Jane. L'Istituto internazionale di studi strategici, dal canto suo, stima "fino a 200" le testate. Mentre il Nuclear Threat Initiative, un gruppo di consulenza Usa co-fondato dall'ex senatore Ted Turner (Cnn), ritiene l'arsenale nucleare di Israele «comparabile, in qualità e quantità, a quello di Francia e Regno Unito. L'Istituto indica un numero sconosciuto di missili terra-terra, a breve gittata (Jericho 1) e media (Jericho 2) come parte della forza strategica. e tre sottomarini diesel della classe Dolphin.

Ma ancor prima, nel 1998, il libro di Avner Cohen "Israel and the bomb" confermava che Israele già negli anni Cinquanta aveva sviluppato un programma per realizzare armi nucleari. Il progetto prese avvio nel 1955 per volontà di Ben Gurion, convinto che il possesso dell'arma atomica fosse vitale per garantire la sicurezza del suo Stato. Per l'avvio del programma fu decisivo l'accordo siglato con gli Usa il 12 luglio 1955, in base al quale Washington si impegnava a sostenere i piani israeliani nell'ambito dell'iniziativa "Atoms for peace", lanciata dal presidente Eisenhower l'anno precedente. Dopo la crisi di Suez del 1956 il rapporto tra Usa e Israele conobbe un brusco raffreddamento. Ma Israele riuscì ugualmente a portare avanti il programma grazie al sostegno di un'altra grande potenza occidentale: la Francia. E col supporto di scienziati e tecnici francesi fu iniziata nel 1958 la costruzione del reattore di Dimona, nel sud del paese, la cui iniziativa fu affidata a Shimon Peres, giovane direttore generale del ministero della Difesa. Poi divenuto Nobel per la Pace.
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=56468