Intermediari e trasportatori di armi alimentano uccisioni, stupri e torture



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COMUNICATO STAMPA
CS48-2006

INTERMEDIARI E TRASPORTATORI DI ARMI ALIMENTANO UCCISIONI, STUPRI E
TORTURE

In un nuovo rapporto reso pubblico oggi, Amnesty International e TransArms
chiedono l'urgente rafforzamento dei controlli sui trasferimenti di armi,
cronicamente deboli e ormai inadeguati, per fermare una catena sempre piu'
in espansione di intermediari, aziende di servizi logistici e
trasportatori che alimenta massicce violazioni dei diritti umani nel
mondo.

Il rapporto mostra come operazioni sempre piu' sofisticate di trasporto e
intermediazione permettano attualmente il trasferimento di centinaia di
tonnellate di armi in giro per il mondo, sempre piu' spesso dirette verso
paesi in via di sviluppo e destinate ad alimentare conflitti tra i piu'
brutali del mondo. In queste operazioni sono coinvolti trasportatori e
intermediari di Cina, Emirati Arabi Uniti, Israele, Italia, Olanda, Regno
Unito, Stati Uniti, Svizzera, Ucraina e dei paesi balcanici. Questa rete
di mediazione  agevola l'export dei principali fornitori di armi verso i
paesi in via di sviluppo, che ora assorbono oltre i due terzi delle
importazioni mondiali a scopo di difesa, rispetto al 50% degli anni '90.

'Intermediari e trasportatori hanno collaborato alla consegna di molte
delle armi usate per uccidere, stuprare e svuotare territori nei conflitti
in corso in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. I controlli
alla dogana sono blandi e solo 35 paesi si sono dati la briga di
introdurre leggi sull'intermediazione di armi. Tutto questo rende
praticamente inevitabili ulteriori catastrofi dei diritti umani' - ha
dichiarato Brian Wood, ricercatore di Amnesty International sui commerci
di armi e materiale di sicurezza.

Il rapporto descrive la natura segreta, priva di regole e irresponsabile,
di molte operazioni di intermediazione e trasferimento di armi, attraverso
lo studio di una serie di casi:
- centinaia di migliaia di armi e milioni di munizioni, provenienti dalle
scorte della guerra della Bosnia Erzegovina, sono state esportate
clandestinamente, sotto la direzione del dipartimento della Difesa Usa.
Questo materiale, pare destinato all'Iraq, e' stato trasferito attraverso
una serie di societa' di intermediazione e di trasporto private, compresa
una compagnia aerea responsabile della violazione di un embargo delle
Nazioni Unite sulle armi destinate alla Liberia;
- attraverso uno spedizioniere olandese-britannico, un ampio carico di
munizioni ed esplosivi e' stato spedito da una fabbrica brasiliana verso
l'Arabia Saudita e le isole Mauritius. Il carico e' stato sequestrato
dalle autorita' del Sudafrica perche' privo di licenza di trasporto. Il
Brasile aveva autorizzato l'esportazione, nonostante le gravi violazioni
dei diritti umani in corso in Arabia Saudita;
- il trasferimento, via mare, di ingenti quantitativi di armi dalla Cina
verso la Liberia, attraverso un mediatore olandese, in violazione di un
embargo delle Nazioni Unite e nonostante le ampie prove di omicidi, stupri
e terrore nei confronti della popolazione civile del paese africano.

Il rapporto, inoltre, mette in evidenza una serie di casi in cui societa'
private coinvolte in consegne illegali di armi sono state utilizzate, con
denaro pubblico, anche a sostegno delle missioni di pace delle Nazioni
Unite e per distribuire aiuti umanitari.

'E' chiaro che l'attuale coacervo di regole non riesce minimamente a stare
al passo col crescente numero di intermediari, delle societa' di servizi e
dei trasportatori che operano a livello internazionale. Le armi arrivano
maledettamente in tempo e troppo spesso vengono usate per uccidere,
stuprare e sfollare centinaia di migliaia di persone' - ha affermato
Sergio Finardi di TransArms.

Il rapporto si chiude con una serie di raccomandazioni aventi l'obiettivo
di ottenere controlli piu' forti e rigorosi sul commercio delle armi,
basati su norme internazionali coerenti, tra cui:
- l'immediata istituzione, a livello nazionale, di leggi, regolamenti e
procedure amministrative che impediscano le attivita' di intermediazione,
logistica e trasporto che contribuiscono a gravi violazioni dei diritti
umani;
- lo sviluppo di un protocollo internazionale per regolamentare le
attivita' di intermediazione e trasporto, basato su una serie di standard
etici condivisi, proclamati in un trattato globale sul commercio di armi;
- rendere reato le violazioni degli embarghi dell'Onu sulle armi in tutti
gli Stati e, in caso di gravi violazioni, considerarle crimini di
giurisdizione universale;
- accrescere gli aiuti internazionali per rafforzare i controlli alla
dogana e le altre leggi che hanno l'obiettivo di controllare i movimenti
dei carichi commerciali.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 10 maggio 2006

Il rapporto Dead on Time e' disponibile in lingua inglese, in versione
integrale e sintesi, ai seguenti indirizzi:
http://web.amnesty.org/library/index/engact300082006
http://web.amnesty.org/library/index/engact300072006

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it


La campagna Control Arms

Ogni anno, in tutto il mondo, circa mezzo milione di esseri umani sono
uccisi dalla violenza armata: una persona al minuto. Ci sono circa 639
milioni di armi leggere nel mondo oggi  e 8 milioni vengono prodotte ogni
anno

Le armi purtroppo circolano liberamente in molte zone del mondo
attraversate da conflitti. La loro diffusione incontrollata e il loro uso
arbitrario da parte di eserciti regolari e di gruppi armati hanno un costo
elevato in termini di vite umane, di risorse e di opportunita' per
sfuggire alla poverta'. Ogni anno, in Africa, Asia, Medio Oriente e
America Latina si spendono in media 22 miliardi di dollari per l'acquisto
di armi: una somma che avrebbe permesso a questi paesi di mettersi in
linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, eliminare
l'analfabetismo (cifra stimata: 10 miliardi di dollari l'anno) e ridurre
la mortalita' infantile e materna (cifra stimata: 12 miliardi di dollari
l'anno).

Per far fronte a questo drammatico problema, e' nata la mobilitazione
internazionale Control Arms, lanciata congiuntamente da Amnesty
International, Oxfam e Iansa, che si prefigge l'obiettivo dell'adozione,
da parte delle Nazioni Unite, di un Trattato internazionale sul commercio
delle armi.

Nel nostro paese la campagna e' rilanciata dalla Sezione Italiana di
Amnesty International e dalla Rete italiana per il Disarmo. Oltre a
contribuire alla grande mobilitazione mondiale, i promotori intendono
agire per migliorare gli strumenti legislativi e di trasparenza esistenti
in Italia sul commercio di armi. Il nostro paese e' infatti il quarto
produttore e il secondo esportatore mondiali di armi  leggere eppure la
nostra legislazione e' vecchia  di 30 anni e ad oggi non esiste alcuna
forma di controllo sugli intermediatori internazionali di armi.











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