Piano di Emergenza Nucleare: la Prefettura di Taranto risponde a PeaceLink e PeaceLink scrive nuovamente a Vendola



Comunicato stampa


Al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola

Caro Presidente,
finalmente la Prefettura di Taranto ha risposto ufficialmente a PeaceLink in merito al Piano di Emergenza Nucleare collegato al transito di sottomarini e unità navali a propulsione nucleare. Ci sono volute tre lettere raccomandate e la sollecitazione di sette parlamentari per ottenere tale risposta, che alleghiamo qui di seguito.
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Spett.le Ass.PEACELINK
Casella Postale 2009
74100 Taranto

Oggetto: Piano per la sosta nel Porto di Taranto di unità navali a propulsione nucleare
In riferimento alla Vs. del 2 novembre u.s., si comunica che, a conclusione 
dei lavori per la redazione del nuovo Piano, in oggetto meglio specificato, 
questa Prefettura ha provveduto ad inviare gli atti al competente Ente 
tecnico per l'esame e la conseguente approvazione.
Successivamente, questo Ufficio provvederà a tutti gli adempimenti 
conseguenziali previsti dalla normativa in questione.
Il Capo di Gabinetto
Dott.ssa Paola Galeone

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La risposta, pur nella su brevità, contiene delle informazioni preziose in quanto sono ufficiali.
1) Per prima cosa conferma che è prevista "la sosta nel Porto di Taranto di 
unità a propulsione nucleare". Che Taranto sia un porto a rischio nucleare 
non lo dicono i pacifisti ma lo dice la Prefettura di Taranto. In questi 
anni ci siamo scontrati con un atteggiamento di incredulità da parte di 
parlamentari e pubblici amministratori che, in cuor loro, magari pensavano 
che quella del rischio nucleare fosse una campagna d'opinione basata su 
ipotesi non confermate.
2) In secondo luogo occorre prendere ufficialmente atto che per Taranto è 
previsto - assieme alla sosta di unità a propulsione nucleare - un rischio 
connesso alla radioattività e a possibili incidenti (Chernobyl insegna). Ma 
il Piano di Emergenza Nucleare non è pronto ed è ancora in attesa non solo 
dell'approvazione ma persino dell'esame dei competenti enti tecnici 
preposti alla verifica dell'adeguatezza del piano stesso.
3) In terzo luogo la risposta della Prefettura contiene implicitamente 
un'ammissione importantissima: il vecchio piano di emergenza per Taranto, 
consegnanto a PeaceLink nel 2000 (dopo l'affondamento del sottomarino 
nucleare Kursk), non era adeguato.
Nel settembre del 2000 PeaceLink esaminò il piano e lo pubblicò su Internet 
(http://italy.peacelink.org/disarmo), evidenziandone la gravi carenze. 
Quella "bocciatura" era quindi fondata ma oggi non non conosciamo se e come 
nuovo piano riesca a tappare le gravi falle del vecchio.
4) In quarto luogo rimane inapplicata la normativa vigente sui reattori 
nucleari (il decreto legislativo 230/95) che prevede un'informazione alla 
popolazione interessata al rischio.
In conclusione possiamo prendere atto che è in vigore ancora un piano di 
emergenza vecchio e inadeguato (elaborato prima del disastro di Chernobyl) 
e che - oltre a non essere pronto il nuovo piano - da dieci anni viviamo 
fuori dalla legge in quanto la popolazione è stata sottoposta ad un rischio 
senza esserne informata ai sensi di una normativa entrata in vigore nel 1995.
Come insegnano le mobilitazioni di Scanzano e della Val di Susa, è oggi più 
che mai necessario domandarsi se sia costituzionalmente legittimo esporre 
una popolazione ad un rischio senza informarla e senza ottenerne il 
consenso. L'articolo 1 della Costituzione ("la sovranità appartiene al 
popolo") non è mai stato applicato per i porti a rischio nucleare. La 
sovranità popolare non si è mai espressa in merito, né a livello locale né 
a livello nazionale, dato che gli stessi rappresentanti eletti non hanno 
potuto conoscere la documentazione sul rischio nucleare in mare (se non 
quando gliel'ha passata PeaceLink). La lista dei porti a rischio nucleare è 
rimasta segreta fino al febbraio del 2000, in violazione del principio di 
sovranità che - è ovvio - non può esplicarsi in assenza dell'informazione.
Da ciò ne consegue una precisa e legittima richiesta: un'esclusione del 
porto e delle acque territoriali dal rischio costituito dai sottomarini 
nucleari almeno fino a quando - così come previsto dalla legge - non verrà 
reso noto alle popolazioni il nuovo piano di emergenza.
Chiediamo che il Consiglio Regionale si esprima in tal senso assolvendo ad 
preciso compito di rappresentanza e di riappropriazione della sovranità 
popolare espropriata in nome di "superiori" interessi militari che 
attualmente confliggono con la tutela della salute delle popolazioni e con 
le norme cogenti sancite dal decreto legislativo 230/95.
Ogni anno nelle acque territoriali del Golfo di Taranto si svolgono 
esercitazioni militari che coinvolgono unità navali a propulsione nucleare.
Proponiamo che il Consiglio Regionale chieda che tali esercitazioni non 
siano svolte e che non sia consentita la sosta di sottomarini e navi a 
propulsione nucleare in assenza dei requisiti minimi previsti dalla 
normativa vigente (ma ad oggi non applicati) sul rischio nucleare.
Taranto va quindi temporaneamente esclusa dai porti a rischio nucleare 
avviando una moratoria. Lo stesso va detto per Brindisi, altro porto 
pugliese a rischio nucleare di cui la prefettura non ha mai reso noto il piano.
Tu, caro presidente, sei titolare dei poteri relativi alla Protezione 
Civile ma ti è impedita la conoscenza dei piani di emergenza nucleare pur 
prevista dalla normativa vigente.
Occorre fare in modo che gli enti locali rappresentino gli interessi della 
popolazione ed esaminino ogni rischio a cui il territorio e la popolazione 
vengono sottosposti.
Caro Presidente ci sentiamo espropriati non solo del diritto 
all'informazione ma della stessa sovranità popolare di cui siamo i titolari.
E anche tu sei un espropriato in quanto - ed è un vero paradosso - sei 
tenuto ad applicare dei piani di protezione civile relativi a Taranto e 
Brindisi a cui non hai accesso in quanto ancora riservati.
Per questo ci rivolgiamo nuovamente a te perché, come per La Maddalena in 
Sardegna, anche tu dia un concreto appoggio alla lotta contro il rischio 
nucleare. Riteniamo importante che tu, partendo dalla mancata applicazione 
della legge, chieda al Governo l'immediata esclusione di Taranto e Brindisi 
dalla lista dei porti a rischio nucleare.
Questa richiesta parte da un elementare principio di legalità violato.
Vi è però anche il principio costituzionale di sovranità popolare che è stato violato. Riteniamo pertanto importante avviare un ascolto della società civile, facendo in modo che i consiglieri regionali siano informati mediante apposite audizioni. In terzo luogo riteniamo importante che si esprima la rappresentanza della sovranità popolare in un Consiglio Regionale dedicato alla denuclearizzazione del mare e all'esame dei piani di emergenza quando essi saranno comunicati.
In ciò, caro Presidente, non faresti che seguire la scia del Presidente 
della Regione Sardegna Renato Soru.
Grazie

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink