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indymedia
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- From: rossana <rossana at comodinoposta.org>
- Date: Sat, 19 Nov 2005 16:59:04 +0100
oh mazzetta ma che ti è successo?fai le parole crociate! E lascia perdere l'aborto, suvvia che comparazione del cazzo.
ciao Trattati sul controllo degli armamenti 1993 - Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche (CWC) Firmata a Parigi il 13.1.1993. Entrata in vigore il 29 aprile 1997. Stati che hanno ratificato (aggiornato al 19 novembre 2004): 167.L’Italia ha ratificato la Convenzione con legge n°496 del18.11.1995 pubblicata su supplemento ordinario n°139 della gazzetta ufficiale n°276 del 25 novembre 1995 (il testo della Convenzione, in inglese, è annesso alla legge citata).
La Convenzione stabilisce che tutti gli Stati Membri s’impegnino a non sviluppare, produrre, o acquisire, a non immagazzinare, né trasferire, direttamente o indirettamente, armi chimiche. La proibizione è estesa naturalmente anche al loro uso. Gli Stati devono procedere alla distruzione di tutte le armi chimiche e le strutture ad esse collegate presenti sui territori sotto la loro giurisdizione; devono, inoltre, provvedere alle rimozione delle armi lasciate sul territorio di altri Stati.
Allo scopo di controllare l’aderenza agli obblighi, è previsto che, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della Convenzione, ogni Stato Membro debba presentare una dichiarazione nella quale elenca le armi chimiche in suo possesso, le armi abbandonate sul suo territorio o su quello altrui e il programma di eliminazione delle armi e delle strutture ad esse collegate. Sono previste delle ispezioni per verificare la veridicità delle dichiarazioni. Sebbene la Convenzione incoraggi il dialogo tra le Parti come strumento principale di risoluzione delle controversie, è previsto che uno Stato possa richiedere che vengano ispezionate le strutture di un altro Stato (challenge inspections -ispezioni su sfida). Tuttavia finora nessuno si è avvalso di questa possibilità.
Armi Biochimiche Armi chimiche 1. StoriaIl primo attacco con gas chimici della storia moderna, avvenne durante la Prima Guerra Mondiale nei pressi di Langermark, quando i tedeschi usarono il cloro contro le truppe francesi e canadesi. Pochi mesi più tardi, sullo stesso fronte ci fu la controffensiva della Francia, nel frattempo Gran Bretagna e Stati Uniti avevano iniziato a produrre le prime armi chimiche. Negli anni ’20 anche l’Unione Sovietica e l’Italia iniziarono i propri programmi di ricerca. In Estremo Oriente Cina e Giappone non erano da meno.
Oltre alla prima guerra mondiale queste armi furono usate in molte altre situazione nel corso del XX secolo: nel 1919 la Gran Bretagna utilizza l’adamsite contro le truppe bolsceviche, durante la guerra civile russa; nel 1934 l’Italia attacca la Libia con bombe all’iprite e l’anno successivo l’Etiopia; lo stesso gas è stato usato dai Giapponesi durante l’invasione della Manciuria nel 1937; è ancora l’iprite, insieme al fosgene, ad essere usato tra il 1963 e il 1967 dall’Egitto contro i rivoluzionari yemeniti; gli ultimi due casi sono legati all’Iraq di Saddam Hussein il quale ha utilizzato iprite e gas nervini prima contro l’esercito iraniano durante la guerra dei primi anni ’80 e poi contro i curdi del suo Paese tra il 1987 e il 1988.
Da questa carrellata si possono ricavare due considerazioni: la prima che è, o per meglio dire era, relativamente facile per uno Stato produrre armi chimiche, dato che molti componenti di base, i cosiddetti precursori, sono utilizzati normalmente per scopi civili; la seconda che le armi chimiche sono state utilizzate sempre, tranne durante la guerra Iran-Iraq, in contesti in cui una forza era nettamente superiore all’altra tanto da aver la certezza che non avrebbe subito alcuna ritorsione dello stesso tipo. L’utilizzo delle armi chimiche non garantisce di per sé l’annientamento delle forze avversarie, pertanto è sempre possibile aspettarsi una controffensiva. Questo è il principale motivo per cui le armi chimiche non sono state usate nella seconda guerra mondiale, perfino Hitler era consapevole del rischio ed evitò di correrlo.
Nel corso degli anni la situazione mondiale è mutata e molti dei Paesi che per primi hanno utilizzato le armi chimiche vi hanno rinunciato aderendo al regime di controllo internazionale stabilito dalla Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche e ai numerosi accordi che regolano l’esportazione dei materiali “dual use”, usati legittimamente dall’industria civile, ma che possono avere dei risvolti bellici. È il caso di Paesi come gli Stati Uniti, la Russia, la Corea del Sud e il Sudafrica, che disponevano arsenali chimici molto vasti, ma che hanno accettato di distruggerli entro il 2007, come stabilito dalla CWC. A questa lista va aggiunta la Libia che ha recentemente rinunciato alle armi di distruzione di massa ed ha aderito alla Convenzione. Purtroppo ne restano furori ancora diversi Stati tra cui Israele, che ha solo firmato, Egitto, che già in un caso ha utilizzato le armi chimiche, nello Yemen per sedare i rivoltosi, e Siria e Sudan che più volte sono stati accusati dagli Stati Uniti di possedere, o cercare d’acquisire, armi chimiche.
2. Definizione e classificazioneLe armi chimiche sono definite dalle Nazioni Unite come ogni agente chimico, allo stato gassoso, liquido o solido, che possa essere utilizzato a causa dei suoi effetti tossici su persone, animali e piante. Le armi chimiche possono essere classificate in generazioni e in base agli effetti che provocano. Alla prima generazione appartengono i gas asfissianti, non persistenti che attaccano l’apparato respiratorio come il fosgene, il disfogene e la cloropicrina e i gas antimetabolizzanti, che attaccano il sangue come l’acido prussico. I gas vescicanti sono la seconda generazione di armi chimiche. Essi sono persistenti, cioè rimangono nel territorio nel quale vengono diffusi contaminandolo. Provocano grandi vesciche infette, da qui il loro nome. I più noti sono l’iprite e la lewisite, spesso usati insieme. L’ultima generazione, la più letale, è quella dei gas nervini, che attaccano il sistema nervoso e uccidono in pochissimo tempo. I nervini si dividono in due categorie: gli agenti–G, non persistenti ed assorbiti per inalazione come il Tabun, il Sarin e il Soman, scoperti dai Tedeschi; e gli agenti-V persistenti e assorbiti tramite la pelle, il più conosciuto e pericoloso è il VX, scoperto dagli Inglesi. Al confine delle armi chimiche si collocano i gas molestanti (harrasing agents), come i comuni lacrimogeni usati dalle polizie di tutto il mondo, progettati per causare un’invalidità temporanea e senza conseguenze future. Il confine è abbastanza labile, la Convenzione vieta l’utilizzo di tali agenti in operazioni di guerra, ma potrebbe essere facile il contrario, ovvero camuffare un agente chimico con un gas molestante. Il problema è venuto tristemente alla luce nell’ottobre del 2004, quando le teste di cuoio russe hanno fatto irruzione nel teatro Dubrovka, all’interno del quale si era barricato un commando di guerriglieri ceceni, che teneva in ostaggio gli spettatori che in quel momento stavano seguendo la rappresentazione. La versione ufficiale parla di gas paralizzanti e accecanti, ma i 117 morti tra gli ostaggi esprimono qualcosa di diverso. Secondo le ricostruzioni successive, in quella sede è stato testato un nuovo tipo di gas sedante, non sufficientemente sperimentato, le cui conseguenze sono andate ben oltre, uccidendo non solo i terroristi, ma anche molti ostaggi.
Gas asfissiantiSi tratta degli aggressivi classici della guerra chimica, e agiscono irritando la parte inferiore dell’apparato respiratorio. Comprendono il cloro, il fosgene, il cloro-formiato di tricloremitile. Si tratta di armi meno efficaci dei gas nervini, in quanto la loro presenza viene immediatamente avvertita e consente ai soggetti colpiti di potere indossare in tempo utile maschere antigas. Ciò avviene in quanto i gas asfissianti sprigionano un odore piuttosto forte e provocano sintomi irritatori immediati.
Gas vescicantiSi tratta di agenti che danneggiano qualsiasi tipo di tessuto corporeo con cui entrano in contatto. In particolare essi agiscono su pelle e occhi, dove provocano bruciature e vesciche. In presenza di dosi particolarmente elevate, possono essere letali anche per assorbimento polmonare. I gas vescicanti si dividono in due tipologie principali: gli arsenicati e i gas mostarda.
Gas antimetabolizzantiSono essenzialmente dei veleni respiratori che colpiscono il sistema circolatorio bloccando l’afflusso di ossigeno. Principali composti di questa famiglia di gas sono: la dicloroformiossina, l’acido cianidrico e il cloruro di cianogeno. Una volta inalati, la loro assunzione è rapida.
Gas nerviniI gas nervini di ultima generazione sono costituiti da composti organo-fosforici derivanti da insetticidi. Il loro effetto principale è quello di spezzare il funzionamento del sistema nervoso. Ciò avviene attraverso l’assorbimento dell’essere umano tramite la pelle o le vie respiratorie. I sintomi di avvelenamento da gas nervino sono diversi: sudorazione intensa, rigidità toracica, riempimento dei polmoni di muco, vomito, defecazione, paralisi e incapacità respiratoria che porta alla morte. I gas nervini vengono depositati come liquidi o vengono nebulizzati da granate e bombe sotto forma di pioggia.
Gas molestantiSono irritanti e letali solo in concentrazioni molto elevate e vengono spesso usati come agenti anti-disordine da parte della polizia nelle manifestazioni civili. I gas utilizzati in campo militare sono tra gli altri il CS e il CR. Il CS produce lacrimazioni ed irritazioni agli occhi entro sessanta secondi dal contatto, tosse, chiusura involontaria delle palpebre, nausea e vomito. Il CN è un lacrimogeno classico, letale se usato in concentrazioni elevate e in locali chiusi.
fonte:Archivio Disarmo
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