La Maddalena: RADIOATTIVITA'



vi chiederei di pubblicare nei forum dei vostri rispettivi siti l'intervebto qui allegato.

saluti, gian carlo fastame


Alla cortese attenzione del Prof. Alessandro Marescotti.
c.c. webmaster lamaddalenaonline.com
Oggetto: La Maddalena, Radioattività, Tumori.

Egregio Professore,
le chiederei di pubblicare questo mio intervento sul sito Peacelink.
Mi chiamo Gian Carlo Fastame, sono laureato presso l’Istituto di Radiochimica dell’Università di Torino, sono nato e residente a La Maddalena. Ho letto molti interventi sulla Base U. S. Navy (per chiamarla col suo nome) di S. Stefano e desidero evidenziare: - ho diritto di essere favorevole o contrario alla Base ed ho diritto di esprimere la mia opinione, a prescindere (come diceva Totò) dai dati sulla radioattività ambientale e dai dati sulle eventuali conseguenze di questa radioattività, tanto più che vivo qui. Per essere chiaro, anche se tutti i dati fossero nella norma potrei essere contrario alla presenza della Base e potrei far pesare democraticamente la mia opinione, condividendo che in democrazia è la volontà generale che conta. - nessuno ha invece diritto di lanciare allarmi infondati e non documentati. Per essere chiaro, sfido chiunque a smentire i punti qui di seguito elencati, invitandolo a citare qualunque relativo documento intenda presentare a dimostrazione contraria, impegnandomi a fornire riscontro alle osservazioni. Eccoli qui: 1. Tutti i dati pubblici finora conosciuti escludono rilasci radioattivi od accumuli di radioisotopi artificiali di eventuale provenienza dai sottomarini. Mi riferisco sostanzialmente alle relazioni mensili del PMP ASL 1 di Sassari degli ultimi diciotto anni, ma anche ai rapporti APAT e della commissione APAT-ICRAM-ASL1 del Giugno 2004. 2. Tutti i dati finora conosciuti della rete di monitoraggio ambientale del CISAM di Pisa, attiva dal 1972 anno di inizio della presenza dei sottomarini, per trentatrè anni, escludono rilasci radioattivi od accumuli di radioisotopi artificiali di eventuale provenienza dai sottomarini. 3. La rete CISAM è sta dotata recentemente di una nuova apparecchiatura di monitoraggio installata sul molo di attracco dei sottomarini, rendendo ancor più probanti le rilevazioni. 4. I dati della rete PMP ASL 1 ed i dati della rete CISAM sono trasparentemente disponibili per la consultazione dei cittadini: non ho attualmente alcuna difficoltà ad ottenerli come non ho avuto difficoltà a leggere attualmente i dati degli anni passati. 5. Le due reti di monitoraggio della radioattività ambientale sopra citate, con 4 apparecchiature di monitoraggio in continuo 24/24 ore di acqua, 5 apparecchiature di monitoraggio in continuo 24/24 ore di aria, 9 punti di campionamento per prelievi programmati di matrici ambientali fanno dell’Arcipelago de La Maddalena il sito più controllato d’Europa. Non esistono reti di monitoraggio in continuo negli altri 11 porti italiani autorizzati per il transito di navi a propulsione nucleare, nemmeno a Taranto. 6. L’allarme del Torio-234 del Dicembre 2003 era un falso allarme sin dal primo momento: il Laboratorio CRIIRAD sin dal primo bollettino di analisi aveva classificato naturale il Torio-234, escludendo parallelamente presenza di radionuclidi artificiali di fissione o di attivazione di eventuale rilascio da sottomarini. L’allarme è stato lanciato come dubbio, non escludendo il riferimento ad uranio impoverito, dall’omonima Commissione di ricerche e informazioni indipendente CRIIRAD, unitamente al WWF-Gallura , che poi nel Giugno 2004 hanno ammesso come naturale l’origine del Torio-234. 7. L’allarme del Plutonio-239 di Legambiente del Settembre 2004 era un falso allarme sin dal primo momento: infatti il metodo indicato dell’autoradiografia non consente la rilevazione specifica del Plutonio-239 ma consente solo la rilevazione di tutti i radionuclidi alfa emettitori naturali ed artificiali indistintamente presenti, i livelli indicati sono numericamente equivalenti a quelli conosciuti in letteratura per mari non contaminati, gli scienziati internazionali citati tra i collaboratori nella “relazione scientifica” che hanno risposto alle mie osservazioni sconoscevano la stessa relazione ed hanno confermato quanto ho qui descritto. 8. Per onestà intellettuale, credo che nel caso del Plutonio si sia trattato di una fuga in avanti, poiché il lavoro non è concluso e secondo le dichiarazioni rese in Senato il 22 Febbraio 2005 la prosecuzione del lavoro sta persino mostrando una diminuzione dei livelli di Plutonio-239 rilevati nelle ultime analisi, cosa non spiegabile a causa della sua elevata vita media (24.100 anni). 9. Per quanto attiene tumori ed altre patologie affermo che non sono esperto e che non ho dati, come non li hanno i nostri Sindaci (Senato 11 Novembre 2004), come non li ha pubblicati la ASL che invece riferisce (Senato 20 Gennaio 2005) di un tasso standardizzato di patologie tumorali nettamente inferiore al tasso medio nazionale, ma vorrei comunque conoscere i numeri. Per parlare di una correlazione tra radioattività e patologie di malformazioni o tumorali bisogna avere documentazione sulla causa e documentazione sugli effetti: per quanto mi riguarda i numeri escludono la causa radioattività ambientale. Se qualcun altro ha numeri diversi sulla causa ipotetica o numeri sugli effetti, da poter paragonare ai tassi nazionali o regionali si faccia avanti, c’è sempre da imparare. 10. Non ho dubbi che il giornalista Piero Mannironi sia di grande onestà intellettuale, leggo spesso i suoi interventi e li trovo anche coerenti in genere: credo che l’argomento delle patologie di malformazioni o tumorali sia invece specialistico e delicato e che esiga citazioni di documentazione. Se vuol renderci un servizio citi i suoi documenti: mi può dire dove posso leggere anch’io i tassi di malformazioni e di tumori della mia isola ? li ho cercati ma non li ho trovati. Per non ripetere l’errore de La Nuova Sardegna che a proposito del Torio-234 citava “livelli 400 volte superiori alla norma”: quale norma ? Mi interessa conoscerla, l’ho cercata senza trovarla, non c’è, ho cercato altri dati omogenei (stessa specie di alga, stesso radionuclide) senza trovarli,quando appariva l’articolo, semplicemente perché non c’erano. 11. Come Peacelink avete giustamente condotto una battaglia di trasparenza per ottenere la pubblicazione del Piano di emergenza e siete riusciti a coinvolgere molti cittadini, dal mio punto di vista per fortuna. Purtroppo, a mio avviso, quel Piano non è adeguato: per non immischiarmi negli affari vostri non esprimo altre valutazioni specifiche, se a voi sta bene sta bene anche a me. Vi posso solo dire che tutti i Piani che ho letto, degli Usa, del Canada, anche della Lituania, così come le contromisure adottate nei Paesi Europei sono basti su dati oggettivi e misurati numericamente con interventi certi, mentre le ipotesi (a mio avviso non credibili) e gli interventi del Piano di Taranto non mi sembrano analogamente correttamente definiti. Ma questo è un altro discorso. Per concludere, ho scritto per i miei concittadini che il rischio zero non esiste, che in presenza della Base di S. Stefano è opportuno e necessario migliorare i sistemi di monitoraggio (indicando anche come, a mio avviso), che l’Amministrazione comunale ha diritto e dovere di esercitare in questo campo un ruolo diretto ed incisivo, che il Piano di emergenza deve essere oggettivo, semplice, immediato, organizzato e testato (indicando anche come, a mio avviso): voglio dire che è meglio essere attenti ed attivi e che un’attenzione critica non guasta. Vi confesso una mia delusione, peraltro attesa: ho trovato segreti nelle Autorità italiane, ora in evoluzione positiva, e trasparenza nella U.S Navy. Ripeto che la questione a monte (voglio la Base? accetto il rischio ? ma anche: che posso fare ?) è una nobile questione che posso affrontare politicamente e democraticamente, mentre la Base non se ne andrà per falsi allarmi, anzi così si riafferma perchè questi finora si sono rilevati solo un autogol per chi li ha lanciati ed un danno per chi vive qui. Per capirci, il tema dell’ILVA di Taranto è molto più semplice: stiamo parlando di un’azienda italiana, in territorio italiano, sottoposta alle concessioni, ai rinnovi di queste ed ai controlli delle autorità locali e regionali (non di quelle nazionali), e non facente parte di nessun accordo internazionale tra governi, azienda di cui conoscete tutto: se Sindaco e Regione lo decidessero l’ILVA se ne andrebbe domani, anche se a me non sembra la soluzione più intelligente, esistendo probabilmente altre possibilità, ma anche queste sono scelte vostre. Probabilmente avreste il diritto di non crederci e di offendervi se scrivessi, come opinione o dubbio non documentato, che l’ILVA, come effetto, vi ha resi tutti più belli, ma è solo per sdrammatizzare.
La Maddalena 2 Giugno 2005
Gian Carlo Fastame