Guerra: due regali per l'Oto Melara



secolo xix

Oto, due "regali" per i cent'anni
Compie un secolo l'azienda di Finmeccanica leader mondiale nella tecnologia
militare. Manifestazioni e mostre per l'anniversario
L'esordio dell'hi-tech (oltre ai cannoni) sulle fregate italo-francesi Il
progetto "Vulcano" per il munizionamento intelligente d'ultima generazione

La Spezia L'Oto Melara, azienda leader per la tecnologia e la ricerca nel
settore della Difesa, compie i suoi primi cent'anni e li celebra con un
fatturato in continua crescita. Il 2004 è stato chiuso con 345 milioni di
fatturato, pari a un aumento del 4% rispetto all'esercizio dell'anno
precedente. Il portafoglio degli ordini, che arrivano da tutto il mondo,
è"gonfio" di 1.170 milioni.
Forte di questi numeri, Oto Melara, fiore all'occhiello del settore Difesa
di Finmeccanica, con 1.344 dipendenti tra gli stabilimenti della Spezia
(1.080) e di Brescia (264), per tagliare il "traguardo" di un secolo di
attività, ha varato una serie di iniziative che coinvolgono, da
protagonista, la "sua" città. L'Oto, infatti, si è insediata alla Spezia
nel 1905, radicandosi nel tessuto sociale ed economico di un intero
territorio, diventando elemento integrante dell'Arsenale militare e del
cantiere navale del Muggiano.
La mostra "La città in divenire: il territorio spezzino dal XIX secolo,
immagini e carte"è stata organizzata dall'Oto, in collaborazione con
l'associazione Museo della Melara, l'Istituto geografico militare e
l'Istituzione culturale del Comune, proprio per sottolineare questo antico
e profondo rapporto. A dare il via alle celebrazioni del centenario è stato
l'amministratore delegato di Finmeccanica. già numero uno della fabbrica
spezzina (più di dieci anni fa), Pierfrancesco Guarguaglini, che,
all'inizio del mese, ha visitato lo stabilimento guidato da Carlo Alberto
Iardella.
Dopo il periodo difficile, seguito al crac Efim, che risale ai primi anni
Novanta, Oto Melara ha riguadagnato prestigio e autorevolezza sui mercati
internazionali, confermandosi leader nella produzione di cannoni navali di
piccolo e di medio calibro, con struttura di ricerca e di sviluppo dalle
munizioni navali ai sistemi antiaerei.
I prodotti, di alta tecnologia, sono stati venduti in oltre cinquanta Paesi
di tutto il mondo. Oggi lo stabilimento è impegnato nella realizzazione di
diversi progetti che spaziano dalla costruzione del cannone navale da 76/62
millimetri, alla sviluppo del nuovo munizionamento intelligente "Davide",
in campo navale, e "Vulcano", nel settore terrestre.
In particolare, il "Davide"è un cannone da 76 millimetri per la difesa anti
missile delle navi, capace di sparare una munizione guidata e quindi di
correggerne la rotta anche in volo indirizzandola sull'obiettivo. La
tecnologia targata Oto sarà montata per la prima volta sulle fregate
multimissione italiane del programma italo-francese Fremm, a partire dal
2008. Sempre alle Fremm saranno destinati 6 cannoni navali da 127
millimetri, almeno 20 mitragliere da 25 millimetri, 10 sistemi anti-missile
e 32 cannoni da 76 millimetri.
L'altro programma, il "Vulcano", è un munizionamento intelligente, guidato
e autoguidato, che permette interventi di precisione a distanze nell'ordine
dei cento chilometri. Continua, inoltre, la produzione del veicolo
corazzato Dardo, in fornitura all'esercito italiano, e quella delle torri
Hitfist da 30 millimetri per le forze armate polacche. Tecnologie
d'avanguardia "made in La Spezia" saliranno anche a bordo della Cavour, la
prima portaerei italiana varata a Riva Trigoso il 20 luglio scorso.
L'acronimo Oto riprende le iniziali delle tre aziende - Odero, Terni,
Orlando - che si consorziarono nel 1905 per dare origine al nuovo
insediamento industriale nella piana di Melara, nel versante orientale
della città. L'iniziativa venne assunta dalla Terni, in collaborazione con
l'inglese Vickers Sons & Maxim. Insieme diedero vita alla Vickers-Terni,
"Società italiana di artiglierie e armamenti". Lo stabilimento venne
realizzato tra il 1906 e il 1908.
Alla fine del 1917, il gruppo Terni si impose come l'unica azienda
nazionale in grado di produrre artiglierie pronte all'impiego partendo
dall'acciaio fuso. Nel 1935 l'Iri, creato dal governo per risollevare le
sorti di numerose aziende a seguito della crisi mondiale del 1929, rilevò
gran parte delle azioni Oto. Dopo la Seconda guerra mondiale venne avviata
la fase della ricostruzione, che culminò negli anni d'oro, a cavallo tra i
Settanta e gli Ottanta, quando la società entrò in Efim conquistando
autonomia, economica e politica, sotto la guida dell'ingegnere Gustavo
Stefanini. All'indomani del crollo Efim, passò in affitto al gruppo
Iri-Finmeccanica come Otobreda, fino al controllo intero da parte di
Finmeccanica, diventando punta di diamante, insieme a Mbda e a Wass, del
settore Difesa del gruppo.



Amerigo Lualdi
03/06/2005
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