pescatori di teulada e base dela maddalena dall'unione del 16\5\2005



Sulla base della Maddalena i Ds chiedono la riapertura del confronto con il
Governo

Servitù, rivolta contro Soru

Pescatori oggi in piazza per gli indennizzi: il governatore non firma
Servitù militari, il boomerang di Soru
Pescatori in rivolta per gli indennizzi. Il caso La Maddalena

Fuoco incrociato contro il governatore Soru impegnato nella "resistenza
passiva" contro le basi militari in Sardegna. I pescatori del Sulcis questa
mattina manifesteranno davanti al Consiglio regionale in via Roma a Cagliari
e in viale Trento, dove c'è la sede dalla Regione. Soru tiene in sospeso il
protocollo d'intesa proposto dal Comando militare della Sardegna per
risarcire le marinerie di Teulada e di Sant'Anna Arresi. Non firma e i
pescatori restano senza indennizzi. E mentre lo stesso comitato "Gettiamo le
basi", demolisce la resistenza passiva del presidente Soru («un'idea
bizzarra e fallimentare», al posto di rivolgersi alla controparte, «colpisce
il popolo sardo»), si moltiplicano le reazioni sul caso Santo Stefano e la
base navale della Maddalena all'indomani dell'intervista rilasciata
all'Unione Sarda dall'ambasciatore Usa in Italia Mel Sembler. I pescatori Il
via libero per avere finalmente riconosciuto l'indennizzo c'era. Ma si è
messo di traverso il governatore. Che non firma il protocollo d'intesa tanto
atteso dai pescatori. Per loro significa non vedersi riconosciuti i danni
causati dal fermo pesca forzato per le esercitazioni militari, 158 giorni di
mancato guadagno. «Il testo non è frutto di alcun accordo con la Regione»,
ha però fatto sapere il presidente Soru, contestando il metodo e il merito
del documento. La resistenza passiva solleva un polverone di proteste
nonostante la vecchia promessa («I soldi ai pescatori li daremo noi») fatta
alle marinerie tanto che stamani i pescatori scenderanno in massa a
Cagliari. Giurano «di non andare via senza un risultato concreto» e
lanceranno un avvertimento al governatore: «Firma subito, non prendere un
altro granchio», mentre ne terranno in mano in bella evidenza uno vero. Con
i pescatori si schiera il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu: «Soru
non può fare resistenza passiva prendendo in giro i sardi, sta sbagliando
nel non sottoscrivere l'accordo impedendo ai pescatori di avere quello che
spetta loro. Non può giocare sulla pelle dei lavoratori. Che firmi». La
MaddalenaEd è proprio il sottosegretario a parlare di «presupposto errato»
in cui inciampa il presidente della Giunta. «Ha un'opportunità e la sta
avvilendo a discapito dei sardi». Secondo Cicu dall'intervento
dell'ambasciatore si rileva «innanzitutto come l'accordo è stato fatto tra
Stato italiano e Usa mentre Soru», contesta l'esponente del governo
«pretende di parlare direttamente con gli americani. Il secondo aspetto è
che Sembler ricorda la ricaduta economica in Sardegna dalla presenza delle
basi navali: 35 milioni di euro all'anno, mentre Soru non dà alternative
concrete». Cicu invita quindi la Regione a «proporre un progetto serio e
alternativo rispetto alla presenza Usa nell'Isola. E chiede di «pensare un
percorso legislativo che consenta al governo Italiano di rivedere il
trattato con gli americani. Il resto sono chiacchiere». Netta la posizione
del segretario nazionale del Psd'Az, Giacomo Sanna: «L'analisi
dell'ambasciatore va bene per gli americani, non per i sardi». Rileva che
«non è più sufficiente dire che devono andare via, è necessario un progetto
di riconversione insieme ai privati. Deve emergere la capacità di mettere in
piedi uno sviluppo economico diverso da quello militare».
Roberto Ripa









Servitù militari, il boomerang di Soru

Pescatori in rivolta per gli indennizzi. Il caso La Maddalena
Fuoco incrociato contro il governatore Soru impegnato nella "resistenza
passiva" contro le basi militari in Sardegna. I pescatori del Sulcis questa
mattina manifesteranno davanti al Consiglio regionale in via Roma a Cagliari
e in viale Trento, dove c'è la sede dalla Regione. Soru tiene in sospeso il
protocollo d'intesa proposto dal Comando militare della Sardegna per
risarcire le marinerie di Teulada e di Sant'Anna Arresi. Non firma e i
pescatori restano senza indennizzi. E mentre lo stesso comitato "Gettiamo le
basi", demolisce la resistenza passiva del presidente Soru («un'idea
bizzarra e fallimentare», al posto di rivolgersi alla controparte, «colpisce
il popolo sardo»), si moltiplicano le reazioni sul caso Santo Stefano e la
base navale della Maddalena all'indomani dell'intervista rilasciata
all'Unione Sarda dall'ambasciatore Usa in Italia Mel Sembler. I pescatori Il
via libero per avere finalmente riconosciuto l'indennizzo c'era. Ma si è
messo di traverso il governatore. Che non firma il protocollo d'intesa tanto
atteso dai pescatori. Per loro significa non vedersi riconosciuti i danni
causati dal fermo pesca forzato per le esercitazioni militari, 158 giorni di
mancato guadagno. «Il testo non è frutto di alcun accordo con la Regione»,
ha però fatto sapere il presidente Soru, contestando il metodo e il merito
del documento. La resistenza passiva solleva un polverone di proteste
nonostante la vecchia promessa («I soldi ai pescatori li daremo noi») fatta
alle marinerie tanto che stamani i pescatori scenderanno in massa a
Cagliari. Giurano «di non andare via senza un risultato concreto» e
lanceranno un avvertimento al governatore: «Firma subito, non prendere un
altro granchio», mentre ne terranno in mano in bella evidenza uno vero. Con
i pescatori si schiera il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu: «Soru
non può fare resistenza passiva prendendo in giro i sardi, sta sbagliando
nel non sottoscrivere l'accordo impedendo ai pescatori di avere quello che
spetta loro. Non può giocare sulla pelle dei lavoratori. Che firmi». La
MaddalenaEd è proprio il sottosegretario a parlare di «presupposto errato»
in cui inciampa il presidente della Giunta. «Ha un'opportunità e la sta
avvilendo a discapito dei sardi». Secondo Cicu dall'intervento
dell'ambasciatore si rileva «innanzitutto come l'accordo è stato fatto tra
Stato italiano e Usa mentre Soru», contesta l'esponente del governo
«pretende di parlare direttamente con gli americani. Il secondo aspetto è
che Sembler ricorda la ricaduta economica in Sardegna dalla presenza delle
basi navali: 35 milioni di euro all'anno, mentre Soru non dà alternative
concrete». Cicu invita quindi la Regione a «proporre un progetto serio e
alternativo rispetto alla presenza Usa nell'Isola. E chiede di «pensare un
percorso legislativo che consenta al governo Italiano di rivedere il
trattato con gli americani. Il resto sono chiacchiere». Netta la posizione
del segretario nazionale del Psd'Az, Giacomo Sanna: «L'analisi
dell'ambasciatore va bene per gli americani, non per i sardi». Rileva che
«non è più sufficiente dire che devono andare via, è necessario un progetto
di riconversione insieme ai privati. Deve emergere la capacità di mettere in
piedi uno sviluppo economico diverso da quello militare».

Roberto Ripa




IL governatore «L'isola non è la Florida»

«L'ambasciatore difende le sue posizioni, ma la Sardegna ha tenuto questo
carico enorme delle servitù per oltre 30 anni assolvendo un compito
fondamentale per tutta l'Italia. Ora è necessario che alla luce del nuovo
sistema federativo la Regione si riveda l'accordo, si ritratti su tutto
questo». Per il senatore diessino Rossano Caddeo, è fondamentale che si apra
un nuovo confronto con lo Stato. Ricorda come l'Isola ha reso «un servizio
enorme non solo alla Nazione, ma anche all'Europa e alla stessa Nato. La
scelta della Sardegna come sede delle basi militari è dovuta a un fatto
geografico, alla sua insularità e alla bassa densità di popolazione. Due
caratteristiche che invece non vengono prese in considerazione dal governo
per eliminare i disagi che derivano da tutto questo, e per aumentare i
servizi ai sardi». Caddeo rileva quindi che «L'Isola non può caricarsi solo
di oneri. Bisogna ricontrattare con il governo nazionale». Ricorda infine
che l'indagine del Senato sulla radioattività non ha rilevato pericoli «ma
il sistema di monitoraggio è da aggiornare».


Questione di punti di vista per il presidente della Regione. «L'ambasciatore
americano ha una visione dello sviluppo opposta alla mia». Così Renato Soru
ha commentato le parole di Sembler sulla presenza Usa a Santo Stefano. «Il
paragone con la Florida non regge. La base militare americana alla
Maddalena, altra cosa rispetto alla Florida, compromette lo sviluppo del
territorio. Ma non voglio fare polemiche». Sulla questione interviene anche
il sindaco di Cagliari Emilio Floris: «La presenza della Nato va
ricontrattata in base alle effettive esigenze della difesa e della sicurezza
nazionale e internazionale». Sulla vicenda delle basi militari nell'Isola
Piergiorgio Massidda (FI) ricorda come «la ricaduta economica è un dato di
fatto», ma è necessaria anche «una richiesta di maggior controllo delle basi
da parte delle autorità italiane. Sono contrario alla demagogia che dice
chiudiamo tutto». E ribadisce il ruolo della Sardegna nello scenario
strategico per la sicurezza internazionale.


la reazione dela destra

Mauro Pili «Una Giunta di girotondini e no global»

«Vogliono mimetizzare il fallimento politico del governo della Regione
vestendosi da novelli no global. Non mi stupirei se il delirio demagogico li
portasse presto a riproporre simpatici girotondi antiamericani». L'ex
presidente della Regione Mauro Pili boccia la tattica adottata da Soru
contro le basi militari nell'Isola. «Il presidente della Regione e compagni
confondono l'autonomia della Sardegna con una crociata prima contro i panini
di Porto Cervo e poi contro i semplici americani. L'autonomia sarda»,
sottolinea l'esponente di Forza Italia, «è cosa seria, e si persegue con
progetti di sviluppo in grado di creare lavoro e occupazione. Di questo
passo l'unica fabbrica che potremo avere in Sardegna sarà quella dei
lucchetti, utili per continuare a chiudere tutto». Pili contesta le scelte
adottate dall'esecutivo regionale in questi dieci mesi di governo: «Sono
contro le basi militari, sono contro il turismo, l'energia. Sono contro
tutto ma ancora non hanno fatto nulla. Solo demagogia».









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