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sempre peggio dallla maddalena
- Subject: sempre peggio dallla maddalena
- From: useppescano at virgilio.it
- Date: Wed, 13 Oct 2004 14:26:35 +0200
unione cronaca Olbia-sassari 13\10\2004 Santo Stefano. Ieri il sovralluogo sull?isola di un gruppo di parlamentari Welcome nella base cantiere «I sommergibili? Inquinano meno delle auto» dalla nuova sardegna L?Us Navy? Qui mette radici» A Santo Stefano mattone e cemento invece dei prefabbricati Mezze frasi e risposte evasive nell?incontro fra deputati e comandante della base Nato DAL NOSTRO INVIATO ANTONELLO SECHI -------------------------------------------------------------------------------- SANTO STEFANO. No, non se ne andrà mai, l?Us Navy. Non per sua scelta, almeno. Lo vedi dalle centinaia di grandi casse poggiate sulle banchine con i materiali per ristrutturare il ?tender?, come chiamano la nave appoggio, l?Emory Land. E lo vedi dal progetto di ?ristrutturazione? del punto di appoggio per i loro sommergibili nucleari. Dicono che non possono più lavorare nei prefabbricati e negli edifici ceduti loro dalla Marina italiana. È una baraccopoli, è vero. Eppure gli è andata bene per trent?anni, da quando sono arrivati qui, nel 1972. Se fosse vero che considerano Santo Stefano un approdo provvisorio si limiterebbero a sostituire i vecchi prefabbricati con prefabbricati nuovi, non avrebbero bisogno di una ristrutturazione che prevede cemento e mattoni per 53mila metri cubi. È che l?Us Navy vuole trasformare i 30mila metri quadri di quella parte dell?isola che la Marina militare chiama ?settore alfa? in una base permanente, un pezzo di Stati Uniti d?America in terra sarda. Mauro Bulgarelli lo sapeva già. Ieri mattina, con una folta delegazione di colleghi deputati e consiglieri regionali del centrosinistra, è tornato dopo pochi mesi su Santo Stefano. E se n?è convinto ancora di più: l?Us Navy non se ne andrà. Per questo annuncia: «Con Marco Lion, presenteremo subito due interrogazioni parlamentari. Con la prima chiederemo se dopo l?accordo segreto del 1972, tra Italia e Usa ce n?è stato un altro, sconosciuto. Riguardo al primo, si è sempre parlato di punto d?appoggio. Ora siamo di fronte a una vera base». La seconda interrogazione sarà sulle scorie prodotte dai sommergibili Usa che navigano nel Mediterraneo e che a turno e fino a tre alla volta arrivano a Santo Stefano per le manutenzioni e i rifornimenti. Dove vanno, e come ci vanno quelle scorie? Sono alcune delle domande rivolte al commodoro Fritz Roegge, l?ufficiale che alla Maddalena ha sostituito, al comando dello squadrone sottomarino Subron 22, Greg Parker, rimosso dopo lo schianto dell?Harford sulla Secca delle Bisce, a nord di Porto Cervo. Roegge arriva nel lato italiano della base, settore charlie, insieme a un gruppo di ufficiali. Uniforme estiva bianco abbagliante, capelli corti, facce sane, fisici atletici: sembrano usciti da un film. Con loro, i padroni di casa, almeno lì: il capitano di vascello Fabrizio Fillipi, che da una settimana comanda la Marina militare italiana nell?arcipelago, e Franco Novelli, il comandante di Santo Stefano. Dall?altro lato del tavolo, a fare domande, Bulgarelli e Lion, dei Verdi, Francesco Carboni e Silvana Pisa dei Ds, Elettra Deiana di Rifondazione. E poi i consiglieri regionali: Renato Cugini dei Ds, Antonello Licheri e Luciano Uras di Rifondazione. C?è anche Luigi Cogodi. Lo schema è quello del 24 novembre 2004, quando un mese esatto dopo l?incidente dell?Hartford, Bulgarelli, Deiana e Paolo Cento, ieri assente, hanno visitato per la prima volta la base. I parlamentari chiedono, i militari rispondono. Nessuno si aspetta la rivelazione di segreti. Ma non è un esercizio inutile. C?è, ad esempio, la questione della ristrutturazione. Da tempo, girano due progetti. Uno, quello che l?Us Navy ha presentato al comitato paritetico, parla di cubatura incrementata del 25 per cento rispetto alle strutture attuali. Nell?altra versione, i metri cubi sarebbero il 15 per cento in meno. Perché questa differenza? Risposta: «Dipende dai container provvisori, Stati Uniti e Italia utilizzano criteri diversi nel calcolo dei volumi». I deputati prendono atto, non si convincono. Apprendono che, tranne il Genio militare, nessuno può metterci becco. Incuriosiscono i parlamentari i nuovi generatori elettrici. Da quattro sono diventati sei e altri due attendono di essere installati. Perché tanta potenza? Un ampliamento della base? Risposta: «I due aggiuntivi servono in caso di avaria degli altri. Serve energia per alimentare la nave appoggio e al massimo tre sommergibili. Come adesso». I deputati ascoltano e dubitano. L?Hartford. Quanto è stato grave l?incidente, chiede Bulgarelli, ricordando che gli italiani hanno appreso la notizia solo da un piccolo giornale Usa? Roegge minimizza: «Poca roba. I 9 milioni di dollari di riparazioni vanno rapportati al costo del sommergibile, un miliardo di dollari». Causa dell?incidente: «Human error». Altre domande: l?Hartford e gli altri sommergibili che arrivano a La Maddalena trasportano microsommergibili? Sono attrezzati per il trasporto degli incursori? Le risposte sono più evasive. «Non possiamo parlare di questo argomento», è anche la risposta alla domanda, fatta più tardi davanti alla Emory Land, sulla presenza di testate nucleari nell?arcipelago. Radioattività. Le domande fioccano, le risposte sono quelle attese, rassicuranti «Ci sono le centraline con gli allarmi automatici, non è mai accaduto niente». Inutile parlare di torio e plutonio. Collegata è la questione dei rifiuti. Lion fa parte di due commissioni parlamentari sull?argomento: chiede che fine fanno quelli prodotti dai sommergibili? Risposta: «Non toccano il suolo italiano. Vengono messi dentro contenitori stagni e trasportati negli Usa». Restano i dubbi. Seguirà l?interrogazione parlamentare. Un?altra questione la pone Carboni: l?ampliamento interessa solo Santo Stefano o anche La Maddalena? Sarà la lingua diversa che porta a equivoci, ma prima viene negato qualunque lavoro sull?isola madre. Carboni insiste e l?Us Navy conferma: un?impresa privata deve costruire 43 alloggi, la marina Usa li acquisirà in leasing. L?impresa è la Pizzarotti, la stessa che ristruttura Santo Stefano. La visita dei parlamentari si conclude con un rapido sguardo al settore americano. È un grande cantiere. Non ci sono sommergibili. Accanto all?Emory Land c?è la nave albergo che ospita il personale della nave, a sua volta in ristrutturazione. Su un piccolo bus, i deputati passano davanti ai bunker sotterranei. Non è prevista ispezione. Dentro, assicura Novelli, non c?è niente di americano, solo munizioni Nato e armi sequestrate nell?ex Jugoslavia. L?Us Navy, dunque, non va oltre il settore alfa. È troppo lo stesso: Bulgarelli annuncia che lavorerà perché i sardi si esprimano con il referendum. Il 21 ottobre qui arriva Soru. la base americana di Santo Stefano sta cambiando volto. La palestra è stata smantellata. La nave balia Emory Land è un cantiere. Anche se, ufficialmente, i lavori di ristrutturazione dell?approdo per sommergibili nucleari statunitense non sono cominciati, tutto è in movimento. L?istallazione a stelle e strisce, nata nel 1972 in seguito a un accordo segreto tra Washington e Roma, è animata da un?attività frenetica che assomiglia a quella di un grande deposito a cielo aperto. E presto, al posto di prefabbricati e container, potrebbero sorgere edifici in cemento armato, palazzine, alloggi, mensa, compreso un centro benessere per complessivi 52mila metri cubi di manufatti. Questa immagine si è presentata ai 14 politici e giornalisti che ieri hanno potuto verificare di persona le operazioni in corso d?opera. Alle 11.20 due pilotine della Marina militare italiana sono salpate dal porto di Palau, direzione l?isolotto dell?arcipelago maddalenino. A bordo cinque parlamentari: Mauro Bulgarelli e Marco Lion dei Verdi, Elettra Deiana di Rifondazione, Francesco Carboni e Silvana Pisa, Ds. Tre consiglieri regionali: Luciano Uras e Antonello Licheri di Rifondazione, Renato Cugini, Ds. Quattro cronisti e due accompagnatori tra cui l?ex assessore regionale Luigi Cogodi. La visita della delegazione alla base appoggio per sommergibili a testata e armamento atomico è cominciata, frettolosamente, in tarda mattinata. Imbarco con salto in equilibrio tra molo e ponte della piccola lancia militare e di corsa al settore Bravo, zona dove si trovano le installazioni italiane e l?arsenale sottoroccia. Scopo della missione, cercare di capire, ma soprattutto vedere, che succede. A che punto sono i progetti di «miglioramento infrastrutturale» della base Usa? Sono cominciati i lavori? Di sicuro la nave balia è sottopposta a un profondo restyling interno che rende necessario svuotarla. Moli, banchine, strade e praticamente tutti gli spazi liberi a terra sono ingombri. Occupati da container, pacchi e oggetti di ogni sorta. La palestra è stata smantellata e l?area è ora invasa da magazzini frigorifero che si trovavano dentro la Emory Land. La ristrutturazione della nave officina dei sommergibili, 198 metri di lunghezza, quasi 1300 uomini di equipaggio, un ospedale e negozi nella sua grande stiva, comportano una rivoluzione. Risultato un costante andirivieni di personale, mezzi meccanici amplificato da 12 generatori di energia elettrica che devono alimentare anche la città galleggiante. Il capitano di vascello Fabrizio Filippi, comandante della Scuola sottufficiali di La Maddalena, accompagna i visitatori appena sbarcati alla sala conferenze per il briefing. Incontro ravvicinato con cinque ufficiali statunitensi guidati da Fitzgerald Roegge, capitano responsabile della Naval support activity. Dopo una breve spiegazione sulle caratteristiche del sito militare, fioccano le domande dei parlamentari rivolte specialmente agli uomini della Us Navy. Prima di tutto si parla dell?incidente al sommergibile Hartford. «Si è trattato di un errore umano», conferma il capitano Roegge, «e la riparazione ammonta a 9 milioni di dollari. Non bisogna farsi spaventare da questa cifra, si tratta di un costo ragionevole se si pensa che un sommergibile classe Los Angeles costa un miliardo di dollari e che solo per sollevarlo ne occorrono un milione ». Giunge un chiarimento anche sul progetto di ristrutturazione della base, dato che ne circolavano due versioni. Una rielaborata degli americani che prevedeva una riduzione delle volumetrie del 15 per cento. Un?altra, presentata a luglio dello scorso anno al Comitato misto paritetico per le servitù militari, che invece indicava un aumento della cubatura del 25 per cento. Quale delle due bisogna prendere in considerazione? Gli ufficiali americani spiegano che il documento ufficiale è quello presentato al Comipa. L?altro si basa su un calcolo dei volumi differente nel quale sono sommati tutti i metri cubi, compresi quelli esterni costituiti dai container. Rassicurazioni, ovviamente, anche sull?inquinamento ambientale. Gli ufficiali non hanno dubbi: «Il sommergibile in operazioni normali non contamina», aggiunge Roegge, «una macchina inquina molto di più». Tutte le scorie, poi, «sono trattate all?interno della nave balia e non toccano mai il suolo italiano. I contenitori di materiali pericolosi sono trasportati e smaltiti negli Stati Uniti». WALTER FALGIO «Diventerà una base fissa» È stata piuttosto chiara Elettra Deiana (Prc, commissione parlamentare Difesa) alla conclusione dell?incontro tenuto al termine della visita di ieri mattina presso il comprensorio logistico di Santo Stefano: «Io personalmente sono per rinegoziare tutti gli accordi militari visto come il mondo è cambiato. Bisogna rinegoziare proprio sulla questione di questa base di Santo Stefano, proprio per il suo carattere di anomalia che nasce dall?accordo del 1972, un accordo non conosciuto, addirittura secretato. Anzi io dico che bisognerebbe procedere a levarla di mezzo». Più o meno lo stesso punto di vista espresso da tutti i politici presenti ieri a La Maddalena. Ed erano parecchi. Assieme alla Deiana è sbarcata Silvana Pisa (Ds), poi Mauro Bulgarelli e Marco Lion (Verdi), Antonello Licheri (capogruppo regionale Prc), Luciano Uras (consigliere regionale Prc), Renato Cugini (segretario regionale Ds), quindi Luigi Cogodi (consigliere regionale Prc) e Francesco Carboni (deputato Ds). Renato Cugini ha detto che «la trasformazione del punto d?appoggio in base fissa è testimoniato palesemente dall?eliminazione dei manufatti in lamiere con opere in cemento armato» oltre che dall?inizio dei lavori «per la realizzazione di nuovi alloggi a La Maddalena». Antonello Licheri ha ribadito che il «progetto di trasformazione del punto d?appoggio è per noi un progetto illegittimo ed abbiamo avviato le procedure perché venga preparata dal presidente Soru una consultazione popolare e che la discussione sia portata in un consiglio regionale che chiediamo sia fatto a La Maddalena». Mentre il verde Bulgarelli ha espresso l?augurio che «la comunità locale riguadagni la propria autonomia», il suo collega Lion è ritornato sui pericoli per l?ambiente «perché i mezzi che il governo ha messo in campo per il controllo della radioattività ambientale sono ridicoli ed i risultati esposti discutibili e contraddittori. Io non sono tranquillo. Occorre sgombrare il campo e mettere all?angolo gli americani. Ad esempio, che fine fanno i rifiuti delle combustioni? Cosa succede loro? Vanno in America o dove? Dobbiamo arrivare a dei controlli di filiera», ed ha concluso che «sotto questo aspetto per ora Santo Stefano è un buco nero». Uras ha detto che «il fatto non è se il patto italo-americano è legittimo o no, ma se sia legittimo che questo patto passi sopra le sacrosante aspirazioni delle popolazioni a scegliere autonomamente il proprio futuro». In mattinata gli stessi parlamentari della Commissione Difesa ed i colleghi regionali hanno affermato quanto poi ribadito a La Maddalena. «Siamo qui Ñ ha detto la Deiana Ñ anche perché in un incontro da noi richiesto con il presidente sardo, abbiamo recepito il grande interesse che lui ha per il problema. È cambiato il governo regionale e l?intenzione di portare avanti con tutti i mezzi la vertenza delle basi militari, compresa quella di Teulada, ha imboccato una strada più sicura». Francesco Nardini la storia del progetto 20 settembre 2002 Mentre alla Maddalena si ridimensiona la presenza della Marina militare italiana, si viene a sapere che a Santo Stefano gli Usa dovrebbero dar vita a lavori di ampliamento e ristrutturazione. 8 luglio 2003 Il Comitato paritetico Stato-Regione per le servitù militari boccia il progetto di ampliamento dell?Us Navy. L?intervento dovrebbe comportare nuove costruzioni per circa 52mila metri cubi. 3 ottobre 2003 Il ministero della Difesa concede l?ok all?ampliamento della base americana per sommergibili a propulsione nucleare di Santo Stefano. La notizia suscita immediate polemiche. 10 ottobre 2003 L'allora presidente della Regione Italo Masala annuncia un ricorso contro la decisione del Governo. 16 ottobre 2003 «I lavori nella base americana, ha chiarito il ministero della Difesa, non prevedono ampliamento»: lo dice alla Camera il ministro per i rapporti col Parlamento. 5 novembre 2003 Il Governo ci ripensa e mette in dubbio l?ampliamento. In una lettera inviata da Berlusconi al presidente Masala si parla di «riesame del progetto di intervento». 13 gennaio 2004 La questione della base di Santo Stefano passa attraverso un accordo Stato-Regione. Dopo le rassicurazioni sui dati della radioattività e la cubatura (si sostiene che non c'è ampliamento ma solo ristrutturazione) anche la Regione dà il suo consenso.
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