(Fwd) [nobiotech-it] I consumi energetici di una guerra ed il loro impatto ambientale



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Subject:        	[nobiotech-it] I consumi energetici di una guerra ed il loro impatto ambientale
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Fonte: Movimento di Cunegonda http://www.cunegonda.info

I consumi energetici di una guerra ed il loro impatto ambientale

La Società Meteorologica Italiana è un'organizzazione apolitica e
apartitica. Tuttavia, l'articolo 5 del suo statuto sancisce come essa
persegua «la finalità di solidarietà sociale attraverso la tutela e 
la
valorizzazione della natura e dell'ambiente, in particolare
promuovendo una sensibilizzazione riguardo i cambiamenti climatici in
atto», in accordo con gli artt. 5 e 6 dell'UNFCC (United Nations
Framework Convention on Climate Change), 1992. Ecco perché abbiamo
deciso di fornire alcuni dati generalmente difficili da reperire e
lontani dal nostro pensiero quotidiano. Sono spunti per una
riflessione, meri ordini di grandezza di un processo perverso 
dell'uso
delle risorse planetarie magistralmente descritto dal fisico torinese
Luigi Sertorio (che tra l'altro è stato anche membro della divisione
affari scientifici della NATO dal 1990-93) in Storia dell'Abbondanza
(Bollati Boringhieri, 2002), splendido libretto di 179 pagine che, a
nostro modesto parere, dovrebbe essere adottato dalle scuole come
illuminante analisi del paradigma della crescita infinita e dei suoi
inevitabili contrasti con le leggi della fisica. Veniamo al dunque:
quanto petrolio ci costa la guerra per il petrolio? E quante 
emissioni
di CO2 dannose all'atmosfera? Tentiamo di stimarle. Servono dei dati
di partenza, ed eccoli: La combustione di 1 litro di benzina produce
2,35 kg di anidride carbonica (CO2), quella di 1 litro di gasolio
produce 2,66 kg di CO2, la media, che useremo per i nostri calcoli
sarà perciò di 2,5 kg di CO2 per ogni litro di carburante. Un carro
armato Abrams M1, pesa 65 tonnellate e fa 1 km con circa 4.5 litri di
carburante, quindi 450 litri per 100 km (il suo motore turbo è
soprannominato "gas guzzler", l'ingozzatore di benzina). Altri tank
consumano in media 200-300 litri per 100 km. Un aereo da caccia tipo
F-15E Strike Eagle o F16 Falcon consuma circa 16200 litri/ ora. Un
bombardiere B52 consuma circa 12000 litri/ora. Un elicottero da
combattimento tipo AH64 Apache consuma circa 500 litri/ora. Mezzi di
appoggio, logistica varia: si può stimare in media un consumo di 1
litro/ km. Ora bisogna stimare le forze in gioco. I vari dati
reperibili sull'attuale conflitto sono molto variabili secondo le
fonti, incerti e non convincono. Del resto durante le operazioni, si
tratta di informazioni classificate. Per avere un ordine di grandezza
ci si può basare sui dati diffusi a seguito del precedente conflitto
"Desert Storm" del febbraio-marzo 1991. Per esempio, in Desert Storm
gli F117 erano 42 e volarono per 6900 ore in 38 giorni, quindi con 
una
media di circa 4 h/giorno. Gli altri aerei complessivamente impiegati
nell'operazione furono 2400. I carri armati Abrams furono 1848, i
veicoli d'appoggio oltre 50000. Un caccia F15 vola ad oltre 2000 km/h
e consuma tra 16000 e 20000 litri di cherosene all'ora. Furono
effettuati rifornimenti di carburante in volo per un impressionante
volume di 675 milioni di litri (ci si potrebbe fare il pieno a circa
17 milioni di autovetture normali), tanto che un pilota di F-15
commentò: "There was more gas in the sky over Saudi than in the 
ground
below" (Fonte: White Paper - Air Force Performance in Desert Storm,
Department of the Air Force, April 1991). Ovviamente si tratta del
solo carburante erogato in volo dai tankers, e non tiene conto di
tutto quello erogato direttamente a terra. A questo punto, assegnando
un parco mezzi più o meno di questa consistenza, e applicando un
coefficiente di utilizzo molto prudente di 1 h al giorno per mezzo, 
si
ottiene un consumo giornaliero di 45 milioni di litri di carburanti
(solo per la coalizione USA-UK), a cui va aggiunto il consumo
dell'esercito iracheno e i pozzi di petrolio in fiamme. Le unità
navali non sono state considerate, in quanto almeno le grandi
portaerei sono a propulsione nucleare. In sostanza ogni giorno di
guerra si consuma tanto carburante che basterebbe a fare il pieno a
1.125.000 autovetture. Veniamo ora alle emissioni in atmosfera:
moltiplicando i 45 milioni di litri giornalieri per 2,5 kg di CO2 si
hanno 112,4 milioni di kg di CO2 (cioè 112.400 tonnellate). Poiché
ogni italiano ha un carico pro-capite di emissioni pari a 9800 kg di
CO2 all'anno derivante dal proprio consumo energetico, ciò significa
che ogni giorno di guerra equivale all'emissione annua di circa 
11.500
persone ovvero un paese come Rivarolo Canavese in provincia di 
Torino.
Si tratta quasi certamente di una valutazione per difetto, infatti
bisogna conteggiare anche tutto il carburante consumato nei mesi
precedenti per trasportare truppe e mezzi nel teatro delle operazioni
e quello che inevitabilmente viene sprecato in incidenti, azioni
belliche e così via, ma serve a dare un ordine di grandezza. Tornando
dunque alle valutazioni parziali del solo consumo di carburante da
parte delle forze terrestri e aeree della coalizione, abbiamo che: se
la guerra dura 10 giorni: consumo 450 milioni di litri, emissioni
1,124 milioni di tonnellate di CO2 (equivalente a una città italiana
di 115.000 abitanti per un anno). se la guerra dura 30 giorni: 
consumo
1,35 miliardi di litri, emissioni 3,38 milioni di tonnellate di CO2
(equivalente a una città italiana di 344.000 abitanti per un anno). 
Da
ciò si constata come, oltre ai problemi di ordine etico che
difficilmente giustificano un tale sperpero di risorse volto a danno
di una nazione (quindi si preparano altri costi energetici per
ricostruire quanto distrutto), un tale volume di emissioni gassose in
atmosfera vanifica in pochi giorni gli sforzi di intere nazioni per
ridurre i consumi e risparmiare energia, alla faccia del Protocollo 
di
Kyoto. Poiché l'Italia, per ottemperare agli accordi di Kyoto 
dovrebbe
ridurre il suo carico di emissioni di circa 80 milioni di tonnellate
di CO2 all'anno, pari a circa 220.000 tonnellate al giorno,
l'emissione giornaliera derivante dal conflitto iracheno equivale
almeno alla metà di questa massa. [Luca Mercalli, Società
Meteorologica Italiana]



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