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anche in iraq si muore d'uranio impoverito
- Subject: anche in iraq si muore d'uranio impoverito
- From: "giuseppe scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Sat, 17 Apr 2004 14:34:04 +0200
unione cronaca prov di oruistano del 17\4\2004 A casa del maresciallo della Marina rientrato gravemente malato da Nassirya «Così muoiono i nostri figli» L'abbraccio tra i genitori di Giovanni e Valery Il salotto di casa Pilloni a Gonnoscodina è disseminato di coppe e riconoscimenti sportivi. «Avete visto quanti trofei? Mio figlio, Giovanni, era un campione di atletica» racconta il signor Salvatore. Ieri, a casa Pilloni, c'erano degli ospiti speciali ad ascoltare le sue parole. Ospiti che hanno deciso di manifestare apertamente, pubblicamente solidarietà alla famiglia di Gonnoscodina. Giovanni, il maresciallo Pilloni, 36 anni, lotta contro un tumore al testicolo. Ha perso 19 chili. È sottoposto a un ciclo di chemioterapia all'Oncologico di Bari. È l'ennesima vittima sospetta del metallo del disonore, l'uranio impoverito. L'elicotterista tecnico di bordo della Marina militare potrebbe aver respirato o ingerito le micidiali polveri contenenti particelle di uranio 238 durante la recente missione in Iraq, per lui terminata il 18 dicembre del 2003. È il primo militare di ritorno da Nassirya a essere stato colpito da una neoplasia. «Capiamo bene la preoccupazione di signor Salvatore. Per questo siamo qui, lo abbiamo voluto incontrare di persona», dicono Dante e Marie Claude Melis, genitori di Valery, l'alpino di Quartu Sant'Elena colpito da un linfoma dopo aver indossato la divisa nei Balcani e morto a febbraio scorso. Assieme a una delegazione del comitato sardo Gettiamo le basi, i Melis e Salvatore Pilloni sono poi andati dal sindaco del paese della Marmilla, Greca Onnis. Qui il padre di Giovanni ha raccontato, schiettamente, scampoli di vita militare del figlio maresciallo. Uno dei tanti sardi che, appena maggiorenne, ha deciso più per necessità che per scelta spontanea, di imbarcarsi su un incrociatore. «Adesso Giovanni, capo reparto alle officine della base elicotteri di Grottaglie, vicino a Taranto, a causa della malattia è in aspettativa. Mi ha raccontato che in Iraq si rifugiavano dentro un bunker sotto la sabbia, tra vermi e scorpioni, vicino ai cimiteri di guerra del 1991. Attorno alla loro postazione, carri armati e altri mezzi corazzati distrutti dalle bombe, e sappiamo che stiamo parlando di armamenti all'uranio impoverito. Le precauzioni erano minime, gli iracheni gridavano Via gli italiani. Un vero inferno». Salvatore Pilloni denuncia un sostanziale disinteresse da parte delle autorità militari: «Giovanni ha chiesto alla Marina di essere accompagnato in ospedale per sottoporsi alla terapia. È troppo debole, non è in grado di guidare. Per il momento non ha ricevuto nessuna risposta». «La burocrazia militare è molto lenta», aggiunge Dante Melis. «Le risposte, se arrivano, sono sempre in ritardo». Il sindaco di Gonnoscodina ha garantito che porterà il caso Pilloni all' attenzione del Consiglio comunale. Mariella Cao di Gettiamo le basi sollecita un intervento dell'Anci e chiede chiarezza: «Ci devono spiegare perché i soldati sono colpiti dallo stesso male che miete vittime tra la popolazione di Quirra e i lavoratori dei poligoni». Dopo l'ufficialità si torna a casa Pilloni. Salvatore si lascia attraversare da un brivido di commozione: «Non voglio croci di guerra. Mio figlio deve vivere. Siamo ancora in tempo». Walter Falgio
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