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Inchiesta sulla morte del caporale Melis Indagine per omicidio colposo della Procura
- Subject: Inchiesta sulla morte del caporale Melis Indagine per omicidio colposo della Procura
- From: "giuseppe scano" <useppescano at virgilio.it>
- Date: Wed, 31 Mar 2004 14:59:32 +0200
unione sarda del 31\3\2004 Cagliari. Valery ucciso dalla leucemia dopo la missione a Skopje sono passati quasi due mesi e la Procura della Repubblica rompe gli indugi: sulla scrivania del sostituto Mario Marchetti c'è un fascicolo nuovo di zecca. La magistratura procede contro ignoti per omicidio colposo. La vittima di un delitto tutto da accertare è Valery Melis, il caporalmaggiore dell'Esercito morto il 4 febbraio dopo quattro anni di da lotta contro il morbo di Hodking, una forma di leucemia esplosa due mesi dopo il rientro dalla missione di pace in Macedonia, a Skopje, nell'agosto 1999. La polizia giudiziaria sta sequestrando le cartelle cliniche in tutti gli ospedali in cui il militare professionista era stato ricoverato prima di spegnarsi nel reparto Rianimazione di Is Mirrionis. Gli investigatori controlleranno all'Oncologico, dov'era stato tentato il primo autotrapianto di midollo, poi a Milano, dove era stato eseguito un trapianto, quindi i day hospital dove Melis si sottoponeva alla dialisi, ogni quarantotto ore, fino al ricovero finale, il 23 gennaio. Valery non ce la faceva più ma non voleva lasciare la sua casa di Quartu, non portatemi via, aveva poco più bisbigliato a Fabrizio e Katia che però non avevano saputo rinunciare all'ultimo tentativo di sottrarre il fratello a un destino ormai certo. Aveva pianto quel giorno Valery; aveva pianto le poche lacrime rimaste dopo anni di chemioterapia, raggi, interventi chirurgici; aveva pianto prima di chiudere gli occhi, dieci giorni di coma e poi più nulla. Aveva 26 anni. Fin quando ha potuto, e dopo di lui i parenti, gli amici, gli Sconvolts del Cagliari calcio, ha lottato per qualcosa cui era sicuro di aver diritto: il riconoscimento della causa di servizio, l'ammissione dello Stato che la sua malattia derivava dal suo lavoro, a contatto con proiettili all'uranio impoverito. È morto circondato dall'affetto di moltissime persone, quelli che lo conoscevano e quelli che hanno conosciuto la sua storia attraverso i giornali e le tv dove si erano battuti gli amici più cari. Eppure si sentiva solo Valery ,e con lui si sentivano soli i genitori i fratelli, tutti, come da tempo aveva urlato, inutilmente, il tenente Pireddu, buon amico del caporalmaggiore, il primo a trovare il coraggio di accusare l'Esercito che prima si era preso la vita di Valery e poi lo aveva abbandonato. Solo alla fine, quando ormai anche l'ultima speranza era svanita, ma premeva l'opinione pubblica e si temeva anche per l'ordine pubblico, l'Esercito aveva offerto un aereo per l'America dove tentare l'impossibile. E sapeva quasi di offesa. I genitori chiedevano aiuti economici per sostenere le spese per le cure mediche. Nulla di nulla. Arrivavano soltanto rimborsi parziali, ma con sei-otto mesi di ritardo. Neppure una visita a Natale, quando la vita di Valery era ormai appesa a una macchina. Ma quel grido, fuori la verità che ha scosso le vie, le strade, le piazze di Cagliari e della Sardegna intera nei giorni che hanno immediatamente preceduto e seguito la morte del militare, non è caduto nel nulla. Il sostituto procuratore Marchetti ha preso l'iniziativa e ha deciso di vederci chiaro. Se qualcuno è responsabile della morte di Valery Melis, finirà davanti a un giudice con l'accusa di omicidio colposo. MARIA FRANCESCA CHIAPPE
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