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Da: it.cultura.antagonista del 18 marzo 2004 20.21

Nella notte nuove uccisioni per gli scontri tra serbi e albanesi
In fiamme chiese e monasteri, la Kfor in massima allerta

Nel Kosovo ancora violenze

Sale a 22 il numero dei morti
Scontri anche a Belgrado, incendiate due moschee
La Nato manda truppe dalla Bosnia, anche 70 carabinieri
Una moschea danneggiata dalle fiamme a Nis 
  
BELGRADO - Il bilancio dei morti - finora sono 22 - che si allunga di
ora in ora. Mentre chiese, monasteri e moschee sono in fiamme. Nel
Kosovo, e anche nella capitale serba Belgrado, tornano le tristi scene
della violenza, e i Balcani ripiombano in un clima da guerra civile.
Tanto che la Nato ha deciso di mandare truppe dalla Bosnia.

E' stata la morte di tre bambini albanesi di Mitrovica, che per
sfuggire a tre coetanei serbi che aizzavano contro di loro un cane si
sono gettati nel fiume Iber, a scatenare l'odio tra l'etnia albanese e
quella serba, da ore opposte nei più gravi scontri etnici dalla fine
della guerra nel 1999. In mezzo, i militari della Kfor, che sono stati
messi in stato di massima allerta e da ieri sera cercano di interporsi
ai contendenti.

Manifestanti albanesi e serbi si scagliano gli uni contro gli altri
dalle prime ore di stamattina nella cittadina di Obiliq, non distante
da Pristina. Dove, nella notte, gli albanesi hanno assediato un
quartiere abitato da serbi, e poi hanno bruciato numerosi mezzi della
polizia Onu.
E dove, per motivi di sicurezza, l'aeroporto internazionale del Kosovo
è stato chiuso al traffico aereo in partenza.

Da ieri gli scontri e le uccisioni non si sono praticamente
interrotti. Tre serbi - è l'agenzia Beta a dare la notizia - sono
stati uccisi a Gnjilane, nel Kosovo orientale, portando a 18 morti il
numero delle vittime. Nelle stesse ore diversi poliziotti sono stati
feriti a Belgrado, dove manifestazioni di protesta contro gli albanesi
e la violenza nei confronti dei serbi in Kosovo sono sfociate in
pesanti scontri, con almeno due moschee incendiate. I circa 10.000
manifestanti, riunitisi davanti all'edificio del governo serbo, hanno
scandito slogan come "Noi andiamo in Kosovo!" e "Alzati, o Serbia!".
Un'altra moschea è stata data alle fiamme a Nis, nel sudest della
Serbia, da circa 2.000 persone.

Tutto ciò mentre chiese e monasteri ortodossi serbi, per lo più
gioielli dell'architettura medioevale, venivano incendiati in Kosovo.
Sono andati in fiamme tutti gli edifici religiosi serbi di Prizren
(sudovest), fra cui l'antico monastero di sant'Arcangelo, e bombe a
mano sono state lanciate contro il monastero di Vikosi Decani (ovest).
Sono stati distrutti anche una decina di luoghi sacri ortodossi nel
Kosovo centrale.

Ad accrescere ulteriormente il senso della gravità dell'ondata di
violenza, il personale dell'Onu ha lasciato ieri sera, per motivi di
sicurezza, il quartier generale della missione Unmik a Pristina, ed è
stato accompagnato sotto scorta alle rispettive abitazioni. E'
stamattina la Nato ha fatto sapere che manderà rinforzi dalla Bosnia
in Kosovo per aiutare a sedare le violenze etniche: si preparano a
partire 70 carabinieri ed è già in viaggio un contingente di circa
100-150 militari statunitensi appartenenti allo SFOR (la forza di
stabilizzazione in Bosnia).


(18 marzo 2004)
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/mitrovica/scontri/scontri.html