Commercio di armi e Unione Europea - Convegno a Roma



Si e' svolto il 19 e 20 giugno, a Roma, un convegno sul controllo delle
esportazioni di armi nell'Unione Europea, organizzato da Saferworld, dalla
Fondazione Arias e dalla campagna "Contro i mercanti di armi in difesa della
185".
Il convegno, organizzato volutamente poco prima dell'inizio del semestre di
presidenza italiana dell'Unione Europea, e' capitato proprio dopo la recente
approvazione delle modifiche alle legge 185/90, legge che regolamenta il
commercio delle armi e che e' stata stravolta per permettere la ratifica
dell'accordo di Farnborough.
Le associazioni che hanno promosso la campagna in difesa della 185 hanno
 avuto quindi un'importante occasione per incontrarsi e discutere dei
 prossimi passi insieme ad altre associazioni della societa' civile europea.

Numerosi e complessi i problemi illustrati nel primo giorno del convegno. A
livello europeo l'unico strumento esistente per il controllo delle
esportazioni di armi e' il cosiddetto "Codice di condotta", composto di
alcune linee guida non vincolanti e troppo generiche per poter rappresentare
uno strumento efficace. Manca ad esempio l'obbligo per gli stati membri di
presentare una relazione annuale, non considera il problema degli
intermediari e delle armi in transito, e mancano delle norme chiare sulle
consultazioni tra i vari governi.
Al tempo stesso l'allargamento in corso dell'Unione Europea ad altri dieci
stati pone nuovi e pressanti problemi; gran parte dei paesi entranti hanno
delle legislazioni molto deboli in merito, non producono relazioni annuali,
devono affrontare un riammodernamento del proprio materiale bellico per cui
si disferanno del vecchio, svendendolo chissa' dove e come. Infine, proprio
per via delle voragini aperte nel controllo delle esportazioni dall'accordo
di Farnborough, si prestano convenientemente a coproduzioni e conseguenti
triangolazioni, vanificando di fatto il controllo sulla destinazione finale
delle armi prodotte dagli stati membri.
Nel frattempo sono emersi altri aspetti del commercio di armi che non sono
tuttora regolamentati, come il problema degli intermediari, ovvero quei
loschi figuri che conducono in porto le trattative per il commercio di armi,
e le riesportazioni, cioe' la rivendita, anche dopo anni, di armi da parte
dei paesi destinatari verso altri paesi, in possibile violazione delle norme
esistenti.

Di fronte a tutti questi problemi e' apparsa chiara la necessita' di
sviluppare un network stabile sul disarmo a livello europeo, in grado di
mantenere una pressione costante sul Parlamento europeo e sugli stati membri
dell'Unione allo scopo di controllare il commercio delle armi. Questo network
non esiste ancora ma ha sicuramente mosso qualche passo in avanti durante
questo convegno, affrontando anche i problemi di interazione tra le varie Ong
europee. Particolarmente utile e' stata la presentazione di alcune campagne
in corso in Europa, per comprendere i diversi contesti e confrontarsi sul
problema importante della comunicazione.

Il secondo giorno del convegno ha visto l'intervento di alcuni rappresentanti
del governo, invitati a illustrare la linea del governo italiano nel prossimo
semestre di presidenza e rispondere alle domande degli organizzatori.
Dopo una dettagliata relazione di Francesco Terreri di Oscar, che ha
 descritto la progressiva erosione dei vincoli stabiliti nella legge 185 e i
 suoi effetti sulle esportazioni verso i paesi in guerra, e' stato chiamato
 in causa Ferdinando Zezza, responsabile dell'UAMA del Ministero degli
 Esteri. L'UAMA (Unita' di Autorizzazioni di Materiali di Armamento) concede
 le licenze di esportazione di armi verso paesi esteri, in base ai vincoli
 stabiliti dalla normativa vigente. Zezza ha minimizzato gli effetti delle
 modifiche alla 185, sostenendo che erano dovute e necessarie per giungere
 alla ratifica dell'accordo di Farnborough e che di fatto hanno cambiato poco
 per quanto riguarda il controllo delle esportazioni. Ha pero' rimandato alla
 responsabilita' di altri le richieste di maggiore chiarezza nella relazione
 annuale e i dubbi riguardanti alcuni casi concreti, come la concessione di
 licenze per esportazioni di armi verso la Siria e l'Eritrea.

Di seguito e' intervenuto Paolo Cuculi del Ministero degli Esteri,
rappresentante dell'Italia all'interno di COARM (la commissione europea sugli
armamenti); la sua presenza e' stata particolarmente utile per comprendere
l'atteggiamento del governo italiano durante il prossimo semestre di
presidenza. La priorita' del governo italiano e' quella di occuparsi dei
dieci paesi entranti, accompagnandoli nel processo di integrazione
all'interno di COARM e nella loro adozione del codice di condotta europeo. Di
fronte alle obiezioni sul fatto che il codice di condotta non rappresenti uno
strumento efficace per regolamentare le esportazioni di armi, e che dovrebbe
prima essere rinforzato con norme piu' specifiche e vincolanti, Cuculi ha
risposto che cio' richiede tempo e non puo' essere affrontato solo nel
semestre di presidenza italiana. Cosi' pure per altri problemi importanti,
come quello degli intermediari e delle armi leggere, la risposta del
rappresentante del governo e' stata che sono troppo complessi per essere
affrontati nel breve periodo.

Il convegno si e' concluso con la presentazione della campagna di Amnesty
International contro il commercio di strumenti di morte e di tortura. Molti
di questi strumenti vengono prodotti nell'Unione Europea ed esportati verso
paesi che violano i diritti umani, mentre alcuni corpi di polizia di stati
membri hanno gia' adottato delle armi, note col nome discutibile di "armi non
letali", che si prestano pericolosamente ad essere utilizzate come strumenti
di tortura.

C'e' tanto da fare contro il commercio di armi; e' stato sicuramente positivo
incontrarsi con rappresentanti della societa' civile di altri paesi europei,
per confrontarsi sui metodi e sugli obiettivi da raggiungere. L'incontro con
i rappresentanti del governo italiano ha messo in luce aspetti gia' noti a
chi svolge da anni campagne sul disarmo in Italia. Da un lato c'e' la
possibilita' di effettuare pressione sul governo e ottenere dei minimi
risultati per la regolamentazione del commercio di armi, dall'altro il
governo sembra prestare ascolto preferenzialmente ai produttori di armi e
continua nella sua opera di progressiva liberalizzazione del commercio di
armi, opera cominciata col governo precedente, che ha raggiunto l'apice con
la modifica della 185 attuata da questo governo e che purtroppo sembra
continuare a livello europeo durante la imminente presidenza italiana.
Il prossimo appuntamento e' a settembre a Dublino, in vista del successivo
semestre di presidenza irlandese.

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francesco iannuzzelli    francesco at peacelink.org
associazione peacelink   http://www.peacelink.it