L'Italia vende visori notturni a Saddam?



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IL FATTO
Nella Relazione al Parlamento viene riportata la vendita delle Officine
Galileo alla Siria, da lì potrebbero essere arrivati a Baghdad Gli
strumenti permettono di colpire i carri armati di notte, in ambienti saturi
di fumo o di sabbia
Visori «made in Italy» per i soldati iracheni?
Da Roma Antonio Maria Mira
Mentre gli americani accusano la Siria di fornire armi all'Iraq, l'Italia
vende e consegna armi al governo di Damasco. Un Paese accusato da
Washington di pericolosa ambiguità nell'attuale crisi mediorientale e che,
sempre secondo l'amministrazione Usa, è finito più volte nella lista degli
"Stati canaglia" accusati di sostenere il terrorismo. Non si tratta di
piccole commesse, ma di decine di milioni di euro. Né di armi di poca
importanza, ma di sofisticati sistemi di puntamento per carri armati.
Venduti, oltretutto, da un'azienda controllata dallo Stato, la Officine
Galileo della Finmeccanica. Accuse di pacifisti? No, è scritto nero su
bianco nell'annuale Relazione al Parlamento sul commercio delle armi
consegnata pochi giorni fa dal governo. Certo la notizia bisogna andarla a
cercare tra le centinaia di pagine del documento. Ma c'è. È possibile che
queste armi made in Italy vengano utilizzate sul fronte iracheno? Gli Usa
hanno accusato la Siria di aver consegnato a Baghdad soprattutto visori
notturni. E assicurano di averne le prove. Ebbene, è proprio il tipo di
materiale che l'Italia ha venduto, e sta vendendo, a Damasco: visori di
controllo del tiro per carri armati in ambienti notturni o saturi di fumo o
di sabbia, i cosiddetti "Turms". Utilissimi sia nelle battaglie nel deserto
che per agguati. Che la Siria li abbia - proprio questi - "girati" a
Saddam? Per ora sono solo sospetti (ma quanto incandescenti), in attesa di
verifiche sul campo. Attenzione, però, la Siria non è l'unico Paese "a
rischio" rifornito di prodotti bellici dall'Italia. Armi "made in Italy"
sono arrivate lo scorso anno (e ne arriveranno anche nel 2003) in India e
Pakistan in perenne guerra per il Kashmir e ai ferri corti per la questione
degli esperimenti nucleari. Le abbiamo vendute in spirito bipartisan: un
po' all'una e un po' all'altro. E armi sono arrivate anche nella certo non
tranquilla Algeria, nei poverissimi Bangladesh, Ghana, Zambia, Mauritania,
Thailandia. Tutto questo secondo q uanto prescritto dalla "vecchia" legge
185, una delle più severe del mondo. Anche se la norma vieterebbe la
vendita a Paesi in guerra o che spendono per le armi più di quello che
spendono per lo sviluppo. Bisognerà ora vedere cosa succederà dopo la
recentissima approvazione della riforma della 185 che, nonostante le
correzioni dell'ultima ora, in parte allenterà le maglie dei controlli. Ma
torniamo alla Siria alla quale, va ripetuto, abbiamo venduto armi alla luce
del sole. Nel 2002, si legge nella Relazione, sono partiti dall'Italia,
destinazione Damasco, armamenti per un totale di 18.806.050 euro (più di 36
miliardi di lire). Si tratta di 17 esportazioni che fanno parte di una mega
commessa da 266.379.656 euro (515 miliardi di lire) firmata nel lontano
1998 e che non si è mai bloccata, malgrado le continue accuse al governo
siriano. Di cosa si tratta? Sono sistemi di controllo di tiro per carri
armati prodotti dalle Officine Galileo del gruppo Finmeccanica. Un sistema
sofisticatissim o del quale l'azienda va molto fiera. Sul suo sito internet
l'illustrazione del prodotto (si dice che è dotato di visore notturno)
spiega che è sviluppato soprattutto per «l'ammodernamento dei carri armati
di origine russa della "famiglia T"». E ricorda come sia stato «selezionato
per vari programmi di ammodernamento del T-72 MBT». Accanto una
significativa foto di un carro armato T-72 in corsa sulla sabbia. Proprio
quello in dotazione sia alla Siria che all'Iraq, in particolare alla
Guardia Repubblicana. Questo abbiamo consegnato lo scorso anno. Ma non
basta. Sempre nel 2002 è stata autorizzata la vendita alla Siria di altre
armi per un valore di 12.563.915 euro (quasi 25 miliardi). Armi forse già
consegnate. Ma di cosa si tratta? Nella tabella non lo si dice. Tuttavia
andando alla tabella delle aziende si scopre che Finmeccanica ha avuto una
commessa autorizzata per un totale di 12.563.915. Evidentemente la stessa.
Nella tabella si parla di "13 kit d'installazione per sistemi comple ti; 89
kit d'installazione per i sistemi ridotti; 1 serie di ricambi per kit
d'installazione per sistemi optronici modulari di terza generazione di
derivazione Turms; 1 simulatore da campo". Un'utile legenda spiega che si
tratta , ancora una volta, di "apparecchiature per la direzione del tiro".