niente diserzioni e niente armi proibite: comandi Usa frustrati



Dopo tre mesi di tentativi e dodici giorni di conflitto aperto, gli americani hanno sostanzialmente abbandonato la martellante campagna per ottenere la resa e la diserzione degli alti comandi militari e dei vertici politici del regime di Saddam. Il fiume di telefonate, e-mail, appelli diretti e personali, da parte di esuli iracheni, a generali della Guardia repubblicana e a tecnocrati del regime, si è ridotto, ammettono funzionari dei servizi di intelligence, ad un rivolo secondario. La speranza di un'implosione del regime c'è ancora, ma il punto di rottura appare assai più lontano di quanto pensassero a Washington: "I nostri rapporti erano apertamente ottimistici" riconosce oggi un funzionario dei servizi. "Abbiamo mal giudicato la loro tenacia, questa gente è mossa da un odio antiamericano che abbiamo, forse, sottovalutato".

Sulla base di quei rapporti, ancora dieci giorni fa, il comando americano sospese, per un paio di giorni, all'inizio del conflitto, l'avvio a pieno regime della campagna di bombardamenti, nell'attesa che si materializzassero le diserzioni in massa dei vertici iracheni, che avrebbero consentito di porre fine rapidamente alla guerra. Ma gli appelli alla resa, dicono i funzionari dell'intelligence americana, sono stati finora sistematicamente respinti. E' una secca sconfitta per il vicepresidente Dick Cheney, che aveva definito il regime di Saddam "un castello di carte" e che è il principale sponsor delle organizzazioni di esuli, pronti a giurare sul successo delle campagna di diserzioni. Ma la mina che rischia di far esplodere le polemiche dentro l'amministrazione è l'arsenale proibito di Saddam, che è la giustificazione ufficiale della guerra e che, finora, non è emerso. Non appena le prime bombe hanno cominciato a cadere su Bagdad, reparti speciali americani e inglesi si sono precipitati su quattro siti del deserto iracheno che, in base alle informazioni della Dia, avrebbero dovuto nascondere testate chimiche, missili Scud e lanciamissili mobili. Dopo qualche scaramuccia, i reparti si sono impadroniti delle quattro postazioni, ma non hanno trovato nulla di quanto dicevano i rapporti. Stesso risultato in altre sei basi irachene, ispezionate nei giorni successivi. Non era una ricerca a casaccio: i dieci siti erano in cima alla lunga lista preparata dai servizi militari ed erano indicati come i più urgenti da neutralizzare. Ma, in ognuno di loro, sono state trovate solo armi convenzionali, dicono allo Stato Maggiore americano.

Altre info:
http://www.repubblica.it/online/esteri/iraqattaccosedici/generali/generali.html

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