(Fwd) Polveriera nucleare a La Spezia



il manifesto - 19 Novembre 2002

Polveriera nucleare a La Spezia? 

La sospetta avaria di un sommergibile Usa riaccende la polemica sull'uso
del porto 
Senza piani 
Esiste un piano d'emergenza in caso di incidente nucleare sulle navi
americane, ma riguarda soltanto il personale militare, non la città

ANNA ASSUMMA (Lettera 22)
                       
La Spezia è una polveriera. Nucleare. Anche se non si direbbe,
passeggiando per lo struscio sul lungomare di palme. Ma quando lo scorso
luglio diportisti e spezzini hanno visto sostare a un miglio dalla diga
foranea una strana coppia, composta dal sommergibile (atomico) americano
Uss Albany e dalla nave "tender" Uss Emory S. Land, gigante con un
dislocamento di 22 mila tonnellate attrezzata per l'appoggio ai
sommergibili della classe Los Angeles, qualche domanda devono essersela
fatta. Dopo alcuni giorni di sosta in rada, le due imbarcazioni presero
il largo, lasciando il "porto delle nebbie" (e i suoi abitanti) nella
foschia che avvolge gli spostamenti e l'uso del territorio da parte
della Sesta flotta Usa. Il periodo passato dalle due imbarcazioni a
stretto contatto, come in isolamento, aveva alimentato voci secondo le
quali si stesse provvedendo a riparare un'avaria del sommergibile. Che,
va ricordato, è a propulsione nucleare. Il sospetto, liquidato dalle
autorità militari competenti con un no comment, era stato legittimato
dal comportamento anomalo dell'Emory S. Land, sola unità a sostare in
mezzo al mare nel via-vai delle imbarcazioni militari che nei giorni
immediatamente successivi allo strano fatto hanno solcato il porto di La
Spezia, ovvero l'incrociatore guidamissili Monterey e l'unità radar
Ticonderoga, entrambe tranquillamente ormeggiate al molo Vanicella.

La segnalazione della "stranezza" era arrivata ai giornali locali dopo
che alcuni bagnanti evidentemente un po' troppo curiosi (per la flotta
Usa) si erano avvicinati alla strana coppia. Erano stati allontanati in
malo modo da militari, armati, imbarcati su gommoni. Ma alle domande
sollevate in città - avaria? manutenzione ordinaria? fuga di sostanze
radioattive? - non seguirono (né seguono) risposte. Anzi: in nome
dell'"emergenza terrorismo", le operazioni vennero sostanzialmente
segretate, come anche le procedure di controllo espletate di routine in
caso di ormeggio di natanti a propulsione nucleare. Nessuno rese
partecipi delle operazioni che si stavano svolgendo in rada né il
prefetto, né il sindaco. Tantomeno la Capitaneria di porto. E i
bagnanti, ignari, continuarono a tuffarsi nelle acque del golfo.

Il problema della presenza di imbarcazioni a propulsione nuclerare era
stato sollevato con forza due anni fa, quando il manifesto e il
settimanale Diario della settimana avevano rivelato un "Piano di
emergenza per le navi militari a propulsione nucleare nella base di La
Spezia", documento "riservato" della Marina militare che disciplina il
traffico e la sosta delle imbarcazioni a propulsione atomica e che
tratta delle misure di emergenza da intraprendere in caso di "massimo
incidente", ovvero di rottura di un reattore e fuoriuscita dei prodotti
di fissione. Un piano che, però, riguardava esclusivamente la
popolazione militare di La Spezia.

Da anni in città ci si batte perché venga creato anche un piano di
emergenza civile, come quelli che interessano il territorio attiguo alle
centrali nucleari. Ma qui, come negli altri porti italiani dove per la
presenza di natanti Usa il rischio nucleare è quotidiano, non è ancora
stato fatto nulla di simile. E intanto, un nuovo interrogativo agita le
acque del porto: il progetto di dragaggio del fondale viene visto dagli
ambientalisti più attivi come un espediente per consentire l'accesso
agli ormeggi di natanti militari con un pescaggio maggiore. Che
potrebbero anche essere natanti della Sesta Flotta Usa. A propulsione
nucleare, naturalmente.