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Mumia Abu-Jamal dal braccio della morte: "Chi trae profitto dal grande affare delle guerre?"
- Subject: Mumia Abu-Jamal dal braccio della morte: "Chi trae profitto dal grande affare delle guerre?"
- From: "Luigi Di Noia" <fokista at libero.it>
- Date: Fri, 17 May 2002 15:40:21 +0200
MUMIA dal braccio della morte: "Chi trae
profitto dal grande affare delle guerre?"
Di Mumia Abu-Jamal Poche cose scuotono l'immaginazione nazionale come le mostrine e gli stendardi dei militari. Questo vale per ogni nazione, ma lo è specialmente per quella popolazione che ama definirsi "americana." Il termine sembrerebbe adattarsi a tutti coloro che risiedono nelle due enormi regioni continentali del Nord America e dell'America Latina, ma questo nome si appiccica come la carta moschicida agli abitanti dei 50 stati chiamati Stati Uniti, escludendo così anche le popolazioni più a nord (i Canadesi), o le popolazioni multiculturali più a sud (i Messicani). Gli Americani, per la maggior parte, semplicemente si entusiasmano alla prospettiva di una guerra. O così sembra. Quand'è stata l'ultima volta che un politico ha invocato ad una mobilitazione di massa della volontà nazionale, senza invocare almeno nel linguaggio, o con una metafora, la guerra? Quando il defunto Lyndon B. Johnson volle stimolare uno spirito nazionale per sradichare le condizioni della povertà, invocò una Guerra alla Povertà. Quando Richard M. Nixon volle galvanizzare i collegi elettorali di destra contro i radicali, gli attivisti pacifisti, i rivoluzionari, e le masse brulicanti nella nazione dei ghetti, invocò una Guerra al Crimine. Quando Ronald W. Reagan volle far presa nel più profondo degli istinti puritani della cosidetta America media, incitò a qualcosa di simile, lanciando la Guerra alla Droga (ricordate lo strappalacrime "Just Say No" di Nancy?). Mentre queste vecchie guerre ci appaiono ora piuttosto sciocche, in questi primi anni di un nuovo secolo, le energie sguinzagliate dagli Americani, specialmente della borghesia Americana, sono state veramente straordinarie, ed hanno urtato contro l'esistenza, le condizioni di vita ed i destini di milioni di persone, sia qui che in tutto il mondo. In America milioni di persone sono rinchiuse in enormi isole di disperazione, o la loro vita si è irreparabilmente scontrata con questo mondo. Ci sono millioni di vittime di queste quasi-guerre. D'altra parte, comunque, ci sono stati milioni di persone che hanno tratto profitto da queste guerre interne, come nel caso della sicurezza e delle industrie della repressione che hanno assunto centinaia di migliaia di giovani maschi, e, in minor numero, di donne, sostenendone così, di conseguenza, anche le famiglie. Quello che è stato vero per le guerre interne è anche vero per quelle esterne. Se l'ex capo della CIA John Stockwell ha ragione, oltre 6,000,000 di uomini, donne e bambini sono morti come risultato diretto delle azioni e delle attività degli Stati Uniti / C.I.A. in Africa, Asia e America Latina nella seconda metà del ventesimo secolo. ("The Praetorian Guard: The U.S. Role in New World Order," Boston: South End Press, 1991, p. 81). Comunque, aggiunge, se si adottasse l'analisi dell'attivista e studioso Noam Chomsky, questo numero salirebbe maggiormente vicino alla cifra di 7 milioni persone! L'attività bellica è richiesta dall'economia, ogni bomba che esplode deve essere subito rimpiazzata! Ma, in un altro senso, ancor più sinistro, la guerra è un grande affare, non semplicemente nella sostituzione di munizioni, né nella loro produzione. La guerra è un affare nel senso di: "Chi trae realmente beneficio dalla guerra?" Molti anni fa, un militare che condusse i Marines in battaglia attorno tutto il globo fece una dichiarazione piuttosto spaventosa sugli scopi delle sue azioni militari. È interessante per la mancanza dell'usuale retorica circa "la protezione della nostra democrazia" o "al mantenere l'America libera" o altre simili ciance. Il Generale Smedley D. Butler ha scritto: "Ho speso la maggior parte del mio tempo nella difesa dei Grandi Affari, di Wall Street e dei banchieri. In breve, io ero un ricattatore, un bandito del capitalismo... io aiutai a rendere il Messico... un luogo sicuro per gli interessi petroliferi americani nel 1914. Io aiutai a fare di Haiti e Cuba un luogo decente per le attività dei ragazzi della National City Bank. Io aiutai nello stuprare una mezza dozzina di repubbliche del Centro America per il beneficio di Wall Street." (1935 ca., citato nella prefazione di Dave Dellinger ad Eugene V. Debs' "Walls & Bars: Prisons & Prison Life" in "The Land of the Free," Chicago: C.H. Kerr Publ., 2000) Se si sostituisce al Messico del 1914 l'Iraq del 2002 o il Kuwait del 1990, si potrebbero capire le attuali imprese statunitensi all'estero in modo più chiaro che mai. Le guerre sono intraprese oggi per le stesse ragioni per cui la maggior parte di loro furono intraprese ieri: proteggere l'élite ricca, e renderla ancora più ricca. La democrazia? No. Per quale motivo qui ce n'è sempre di meno ogni volta che si combatte una guerra? Rendere il mondo sicuro? (Onestamente -- ci si sente più sicuri oggi che prima dell'11 settembre?) Noi abbiamo di fronte la guerra -- una guerra senza fine -- per le stesse ragioni per cui il generale Butler si assicurò una Colt .45 -- "... for Big Business". |
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