(Fwd) Armi biologiche. Usa: no al bando



--da-- Il manifesto -- 26/07/2001


Armi biologiche. Usa: no al bando

Gli Stati uniti hanno annunciato ieri a Ginevra che non firmeranno i 
protocolli di implementazione del trattato contro le armi 
batteriologiche del 1972. Vanificando sei anni di trattative 
diplomatiche, il delegato statunitense al gruppo negoziale di 
Ginevra, l'ambasciatore Mahley, ha così espresso il parere negativo 
del suo governo: "Secondo la nostra valutazione, la bozza di 
protocollo metterebbe a rischio la sicurezza nazionale". Il 
protocollo obbligherebbe i 140 firmatari del trattato del 1972 a 
rendere pubblici i siti che potrebbero essere usati per sviluppare 
armi batteriologiche e a sottoporli a verifiche e controlli saltuari. E' 
proprio quest'ultimo punto ad irritare gli americani, che ritengono 
che tali verifiche faciliterebbero lo spionaggio industriale. Dopo 
Kyoto e il trattato antimissili, ecco un altro accordo che se ne va. 


Malattie contagiose 
MANLIO DINUCCI - 

Ormai è certo. Il presidente Bush ha una grave patologia: 
l'idiosincrasia per i trattati stipulati dagli Stati uniti. Dopo la 
cancellazione del protollo di Kyoto e del Trattato Abm, ora tocca 
alla Convenzione internazionale sulle armi biologiche, il trattato del 
1972, ratificato da 143 paesi, Usa compresi, che proibisce 
sviluppo, produzione e possesso di agenti biologici utilizzabili a fini 
bellici.

Le prime ricerche e sperimentazioni risalgono al periodo della 
Seconda guerra mondiale. In Germania oltre 500 internati nel 
campo di sterminio di Buchenwald furono volutamente infettati con 
microrganismi patogeni. E tra il 1940 e il 1944, almeno undici città 
cinesi vennero attaccate dai giapponesi con armi biologiche.

L'era moderna delle armi biologiche è iniziata con l'introduzione di 
metodi di ingegneria genetica, in contemporanea con la firma della 
Convenzione sulle armi biologiche. Nonostante il fitto segreto sulle 
ricerche, autorevoli inchieste hanno appurato che i settori militari di 
tutte le maggiori potenze si sono impegnati nello sviluppo di agenti 
di guerra biologica.

I potenziali agenti biologici di cui si studia l'uso a fini bellici sono 
batteri e virus che, disseminati per via aerea o attraverso vettori 
(pulci, mosche, zecche), sono in grado di scatenare epidemie nel 
paese bersaglio. Tra questi il batterio Yersinia Pestis, causa della 
peste bubbonica e il Virus Ebola, per il quale non è disponibile 
alcuna terapia. Con le tecniche disponibili è possibile produrre 
anche nuovi tipi di agenti biologici in assenza di vaccini specifici. 

Ad esempio, il virus del vaiolo, per il quale non si effettua da tempo 
la vaccinazione di massa, può essere modificato geneticamente 
per essere usato quale letale agente di guerra biologica. E ci sono 
ricerche finalizzate ad un'arma biologica in grado di annientare 
nell'uomo il sistema immunitario, cioè per diffondere in una 
popolazione l'immunodeficienza con effetti analoghi all'Aids. I 
moderni eserciti sono dotati di sensori che segnalano la presenza 
di agenti patogeni, di protezioni e vaccini. Sarebbe invece 
praticamente impossibile, in caso di attacco con armi biologiche, 
la protezione della popolazione civile.

Per essere efficace, un agente di guerra biologica non solo deve 
essere altamente contagioso ed ad incubazione molto breve, ma 
deve essere difficilmente identificabile dalla popolazione bersaglio. 
Per mascherare meglio l'attacco, può essere usato un agente 
patogeno endemico in grado di mimare una infezione endemica. 
Non è un film di fantascienza, è il "lavoro" dei laboratori militari 
delle principali potenze, Stati uniti in primis.

E' però possibile che anche altri paesi più arretrati sviluppino armi 
biologiche rudimentali, ma pur sempre pericolose. Per questo le 
maggiori potenze, a partire da Usa e Urss, aderirono alla 
Convenzione del 1972, che non prevede però meccanismi di 
verifica. E' per questo che i paesi aderenti si sono riuniti a Ginevra 
per un accordo su tali meccanismi.

A questo punto, però, l'amministrazione Bush si è rifiutata di 
sottoscrivere un accordo che permetta ispezioni nei laboratori Usa: 
per i rappresentanti di Washington, renderebbero possibile lo 
spionaggio industriale ai danni anche delle industrie farmaceutiche. 

"I metodi tradizionali di controllo degli armamenti non possono 
essere applicati alla biotecnologia", ha dichiarato un funzionario 
dell'amministrazione Bush (The New York Times, 25 luglio).
Nessun dubbio, quindi, sulla decisione di Bush. Ma, dopo 
l'entusiastica adesione di Berlusconi al progetto di "scudo 
spaziale", quale sarà ora la posizione dell'Italia sulle armi 
biologiche? 
Non vorremmo che, abbracciando Bush, Berlusconi avesse 
contratto la stessa malattia.