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(Fwd) Armi biologiche. Usa: no al bando
- Subject: (Fwd) Armi biologiche. Usa: no al bando
- From: "francesco iannuzzelli" <francesco at href.org>
- Date: Thu, 26 Jul 2001 15:33:07 +0100
- Organization: peacelink
- Priority: normal
--da-- Il manifesto -- 26/07/2001 Armi biologiche. Usa: no al bando Gli Stati uniti hanno annunciato ieri a Ginevra che non firmeranno i protocolli di implementazione del trattato contro le armi batteriologiche del 1972. Vanificando sei anni di trattative diplomatiche, il delegato statunitense al gruppo negoziale di Ginevra, l'ambasciatore Mahley, ha così espresso il parere negativo del suo governo: "Secondo la nostra valutazione, la bozza di protocollo metterebbe a rischio la sicurezza nazionale". Il protocollo obbligherebbe i 140 firmatari del trattato del 1972 a rendere pubblici i siti che potrebbero essere usati per sviluppare armi batteriologiche e a sottoporli a verifiche e controlli saltuari. E' proprio quest'ultimo punto ad irritare gli americani, che ritengono che tali verifiche faciliterebbero lo spionaggio industriale. Dopo Kyoto e il trattato antimissili, ecco un altro accordo che se ne va. Malattie contagiose MANLIO DINUCCI - Ormai è certo. Il presidente Bush ha una grave patologia: l'idiosincrasia per i trattati stipulati dagli Stati uniti. Dopo la cancellazione del protollo di Kyoto e del Trattato Abm, ora tocca alla Convenzione internazionale sulle armi biologiche, il trattato del 1972, ratificato da 143 paesi, Usa compresi, che proibisce sviluppo, produzione e possesso di agenti biologici utilizzabili a fini bellici. Le prime ricerche e sperimentazioni risalgono al periodo della Seconda guerra mondiale. In Germania oltre 500 internati nel campo di sterminio di Buchenwald furono volutamente infettati con microrganismi patogeni. E tra il 1940 e il 1944, almeno undici città cinesi vennero attaccate dai giapponesi con armi biologiche. L'era moderna delle armi biologiche è iniziata con l'introduzione di metodi di ingegneria genetica, in contemporanea con la firma della Convenzione sulle armi biologiche. Nonostante il fitto segreto sulle ricerche, autorevoli inchieste hanno appurato che i settori militari di tutte le maggiori potenze si sono impegnati nello sviluppo di agenti di guerra biologica. I potenziali agenti biologici di cui si studia l'uso a fini bellici sono batteri e virus che, disseminati per via aerea o attraverso vettori (pulci, mosche, zecche), sono in grado di scatenare epidemie nel paese bersaglio. Tra questi il batterio Yersinia Pestis, causa della peste bubbonica e il Virus Ebola, per il quale non è disponibile alcuna terapia. Con le tecniche disponibili è possibile produrre anche nuovi tipi di agenti biologici in assenza di vaccini specifici. Ad esempio, il virus del vaiolo, per il quale non si effettua da tempo la vaccinazione di massa, può essere modificato geneticamente per essere usato quale letale agente di guerra biologica. E ci sono ricerche finalizzate ad un'arma biologica in grado di annientare nell'uomo il sistema immunitario, cioè per diffondere in una popolazione l'immunodeficienza con effetti analoghi all'Aids. I moderni eserciti sono dotati di sensori che segnalano la presenza di agenti patogeni, di protezioni e vaccini. Sarebbe invece praticamente impossibile, in caso di attacco con armi biologiche, la protezione della popolazione civile. Per essere efficace, un agente di guerra biologica non solo deve essere altamente contagioso ed ad incubazione molto breve, ma deve essere difficilmente identificabile dalla popolazione bersaglio. Per mascherare meglio l'attacco, può essere usato un agente patogeno endemico in grado di mimare una infezione endemica. Non è un film di fantascienza, è il "lavoro" dei laboratori militari delle principali potenze, Stati uniti in primis. E' però possibile che anche altri paesi più arretrati sviluppino armi biologiche rudimentali, ma pur sempre pericolose. Per questo le maggiori potenze, a partire da Usa e Urss, aderirono alla Convenzione del 1972, che non prevede però meccanismi di verifica. E' per questo che i paesi aderenti si sono riuniti a Ginevra per un accordo su tali meccanismi. A questo punto, però, l'amministrazione Bush si è rifiutata di sottoscrivere un accordo che permetta ispezioni nei laboratori Usa: per i rappresentanti di Washington, renderebbero possibile lo spionaggio industriale ai danni anche delle industrie farmaceutiche. "I metodi tradizionali di controllo degli armamenti non possono essere applicati alla biotecnologia", ha dichiarato un funzionario dell'amministrazione Bush (The New York Times, 25 luglio). Nessun dubbio, quindi, sulla decisione di Bush. Ma, dopo l'entusiastica adesione di Berlusconi al progetto di "scudo spaziale", quale sarà ora la posizione dell'Italia sulle armi biologiche? Non vorremmo che, abbracciando Bush, Berlusconi avesse contratto la stessa malattia.
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