la nuova strategia militare di Bush




From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>

dalla stampa di giovedi 31 maggio 2001

 La svolta di Bush, dopo la fine della parità strategica con Mosca
 Disarmati fino ai denti

 di Giulietto Chiesa

C’è grande confusione sotto il cielo per quanto concerne il destino del
disarmo. L’Amministrazione Bush sta velocemente introducendo una filosofia
completamente nuova rispetto all’esperienza di quarant’anni di negoziati.
Essa consiste in alcuni assiomi molto semplici, anche se niente affatto
banali. Specie per le loro implicazioni. Primo Assioma: la guerra fredda è
finita. Il vincitore è uno solo, gli Stati Uniti.
Non ha senso un negoziato se non c’è più un’entità comparabile a quella del
vincitore e capace di negoziare alla pari. Secondo Assioma: la parità
strategica non esiste più. Esistono solo altri potenziali nucleari minori,
rispetto a quello della superpotenza, ma non in grado di competere con
essa. Le conseguenze, o corollari, sono nette e radicali ed è su di esse
che la coppia Rumsfeld-Rice sta puntando la rotta.
Gli Stati Uniti debbono e possono procedere unilateralmente a una revisione
di tutta la loro strategia militare senza rimanere impacciati da remore di
sorta. Non esistendo più parità, ne consegue che la Mad (Mutual Assured
Distruction) non ha più ragione d’essere. Ne consegue altrettanto che il
trattato Abm del 1972 (che la rendeva possibile e permanente) può e deve
essere abbandonato. Anche unilateralmente, se la Russia - che ne è l’altro
firmatario - non può essere convinta.
Il terzo corollario dice che gli Stati Uniti dovranno concentrarsi sempre
più, in futuro, sul potenziale nucleare-strategico della Cina (che cresce)
e sempre meno su quello della Russia (che crolla). Ecco un’altra buona
ragione - si pensa nei think tank di Washington - per evitare una
trattativa. Nel prossimo decennio la forza strategica nucleare russa
precipiterà per conto proprio ben al di sotto delle 3500 testate che Russia
e Usa dovrebbero conservare, a testa, secondo il trattato Start-2, alla
data del 2007.
È come uccidere un uomo morto. Cosa resta da fare, una volta applicati gli
assiomi e dipanati i corollari? Alcune cose molto essenziali: a) Gli Usa
possono riorganizzare unilateralmente la propria triade strategica (missili
intercontinentali basati a terra, Icbm; bombardieri nucleari; missili
intercontinentali e Cruise basati su sommergibili). Ad esempio - ferve la
discussione al Pentagono - liberandosi degli Icbm, troppo vulnerabili, e
ridurre di molto o del tutto i bombardieri, potenziando nel contempo l’arma
nucleare sottomarina.
b) Sull’altro versante, cancellati tutti i trattati - che non servono più -
procedere alla riorganizzazione, in termini sia difensivi che offensivi, e
al potenziamento delle armi spaziali. Di cui il sistema missilistico di
Difesa nazionale (Ndm) sarà parte importate, ma solo una parte. Che si stia
marciando verso una militarizzazione dello spazio su larga scala è del
tutto evidente e perfino logico, date le premesse. Lo spazio è il futuro
della guerra e la guerra del futuro.
Lo spazio è il luogo dove ogni azione militare comincerà, sia essa di
difesa (dei satelliti, delle armi in orbita), sia essa di offesa (nei
confronti delle eventuali armi avversarie nello spazio, ma anche per la
guida e il controllo di tutte le armi di terra e di mare). È tanto
evidente, tutto questo, che Washington preferisce non parlarne. Le
consultazioni con gli alleati europei e con la Russia sono state così
generiche da far dire al ministro della Difesa russo, Ivanov, che per il
momento non si capisce bene cosa voglia fare l’America. Ma sia a Mosca sia
a Pechino (e sporadicamente anche in Europa) c’è chi comincia a chiedersi
dove si stia andando.
Domande che circolano anche a Washington, dove Bush dovrà affrontare
obiezioni dei democratici - ora maggioritari al Senato - non lontane da
quelle europee e russe. George Bush ha ora, paradossalmente, assoluto
bisogno del consenso di Putin (che ha le chiavi del trattato Abm) per
effettuare il rovesciamento totale di prospettive fin qui descritto. Un
consenso che Putin non darà (come è stato ribadito nei giorni scorsi)
semplicemente perché non può darlo. Gli assiomi di Washington sono, per
Mosca, appena pallide ipotesi.