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la nuova strategia militare di Bush
- Subject: la nuova strategia militare di Bush
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Thu, 14 Jun 2001 00:51:38 +0200
From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it> dalla stampa di giovedi 31 maggio 2001 La svolta di Bush, dopo la fine della parità strategica con Mosca Disarmati fino ai denti di Giulietto Chiesa C’è grande confusione sotto il cielo per quanto concerne il destino del disarmo. L’Amministrazione Bush sta velocemente introducendo una filosofia completamente nuova rispetto all’esperienza di quarant’anni di negoziati. Essa consiste in alcuni assiomi molto semplici, anche se niente affatto banali. Specie per le loro implicazioni. Primo Assioma: la guerra fredda è finita. Il vincitore è uno solo, gli Stati Uniti. Non ha senso un negoziato se non c’è più un’entità comparabile a quella del vincitore e capace di negoziare alla pari. Secondo Assioma: la parità strategica non esiste più. Esistono solo altri potenziali nucleari minori, rispetto a quello della superpotenza, ma non in grado di competere con essa. Le conseguenze, o corollari, sono nette e radicali ed è su di esse che la coppia Rumsfeld-Rice sta puntando la rotta. Gli Stati Uniti debbono e possono procedere unilateralmente a una revisione di tutta la loro strategia militare senza rimanere impacciati da remore di sorta. Non esistendo più parità, ne consegue che la Mad (Mutual Assured Distruction) non ha più ragione d’essere. Ne consegue altrettanto che il trattato Abm del 1972 (che la rendeva possibile e permanente) può e deve essere abbandonato. Anche unilateralmente, se la Russia - che ne è l’altro firmatario - non può essere convinta. Il terzo corollario dice che gli Stati Uniti dovranno concentrarsi sempre più, in futuro, sul potenziale nucleare-strategico della Cina (che cresce) e sempre meno su quello della Russia (che crolla). Ecco un’altra buona ragione - si pensa nei think tank di Washington - per evitare una trattativa. Nel prossimo decennio la forza strategica nucleare russa precipiterà per conto proprio ben al di sotto delle 3500 testate che Russia e Usa dovrebbero conservare, a testa, secondo il trattato Start-2, alla data del 2007. È come uccidere un uomo morto. Cosa resta da fare, una volta applicati gli assiomi e dipanati i corollari? Alcune cose molto essenziali: a) Gli Usa possono riorganizzare unilateralmente la propria triade strategica (missili intercontinentali basati a terra, Icbm; bombardieri nucleari; missili intercontinentali e Cruise basati su sommergibili). Ad esempio - ferve la discussione al Pentagono - liberandosi degli Icbm, troppo vulnerabili, e ridurre di molto o del tutto i bombardieri, potenziando nel contempo l’arma nucleare sottomarina. b) Sull’altro versante, cancellati tutti i trattati - che non servono più - procedere alla riorganizzazione, in termini sia difensivi che offensivi, e al potenziamento delle armi spaziali. Di cui il sistema missilistico di Difesa nazionale (Ndm) sarà parte importate, ma solo una parte. Che si stia marciando verso una militarizzazione dello spazio su larga scala è del tutto evidente e perfino logico, date le premesse. Lo spazio è il futuro della guerra e la guerra del futuro. Lo spazio è il luogo dove ogni azione militare comincerà, sia essa di difesa (dei satelliti, delle armi in orbita), sia essa di offesa (nei confronti delle eventuali armi avversarie nello spazio, ma anche per la guida e il controllo di tutte le armi di terra e di mare). È tanto evidente, tutto questo, che Washington preferisce non parlarne. Le consultazioni con gli alleati europei e con la Russia sono state così generiche da far dire al ministro della Difesa russo, Ivanov, che per il momento non si capisce bene cosa voglia fare l’America. Ma sia a Mosca sia a Pechino (e sporadicamente anche in Europa) c’è chi comincia a chiedersi dove si stia andando. Domande che circolano anche a Washington, dove Bush dovrà affrontare obiezioni dei democratici - ora maggioritari al Senato - non lontane da quelle europee e russe. George Bush ha ora, paradossalmente, assoluto bisogno del consenso di Putin (che ha le chiavi del trattato Abm) per effettuare il rovesciamento totale di prospettive fin qui descritto. Un consenso che Putin non darà (come è stato ribadito nei giorni scorsi) semplicemente perché non può darlo. Gli assiomi di Washington sono, per Mosca, appena pallide ipotesi.
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