Commento e proposta di A. Lodovisi su D'Alema e relazione sbagliata 1998



Salve a tutti,
ho provveduto a far avere ad Achille Lodovisi il messaggio di Alessandro
Marescotti. Vi riporto un suo commento ed una sua proposta che mi sembra
molto interessante...

A presto. Marco Trotta.

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From: "achille lodovisi" <achille56 at iol.it>

A proposito della relazione annuale sulla legge 185/90 concernente alle
esportazioni, importazioni e transito di materiali d'armamento.

Conosco benissimo i due ricercatori in questione ed è dal lontano 1990 che
mi occupo della relazione annualmente presentata. Orbene, ad onor del vero,
sono molte le relazioni, tra quelle presentate al Parlamento nel periodo
1990-98, che presentano errori contabili, magari successivamente corretti
anche ufficialmente. Tuttavia la questione fondamentale non è quella degli
errori contabili; cari amici dei movimenti pacifisti in tutti questi anni i
vari esecutivi che si sono alternati alla guida del paese - nessuno
escluso - hanno di fatto ignorato, fatto finta di ignorare o agevolato ciò
che avveniva nel corso dell'iter applicativo della legge. Mediante una serie
di circolari emanate da diversi organismi ministeriali o interministeriali
il disposto della norma è stato aggirato. Non voglio tediarvi con
riferimenti di tipo burocratico e legale vi basti sapere, ad esempio, che
uno dei risultati dell'operazione di 'svuotamento' della legge è stato
quello di escludere di fatto le piccole armi dal regime di autorizzazione
alle esportazioni e quindi dal controllo politico del Parlamento. In Italia
hanno sede industrie tra le più importanti a livello europeo e mondiale nel
settore della produzione di pistole, pistole mitragliatrici, fucili,
munizioni di piccolo calibro etc; tutte armi con le quali si combattono oggi
gran parte dei conflitti interni agli stati. Prossimamente si sta preparando
la 'liberalizzazione' delle transazioni per quel che concerne i programmi di
coproduzione dei sistemi d'arma, una fetta davvero consistente delle
produzione e del commercio d'armamenti dell'Italia. Del resto, a parte pochi
lodevoli casi, i nostri parlamentari - primi destinatari delle relazioni
presentate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - non si sono certo
molto preoccupati di verificare concretamente e criticamente il contenuto
delle relazioni. Poco è stato detto, o chiesto al governo, anche per quel
che riguarda le esportazioni di materiali militari e le prestazioni di
servizi da parte del Ministero della Difesa a quei paesi nei quali sono in
corso conflitti di vario genere o dove si violano sistematicamente i diritti
umani. Si parla giustamente di Cina e Turchia ma nella lunga lista dobbiamo
inserire anche l'Algeria, il Congo, l'Eritrea, l'Indonesia, il Pakistan,
l'India, il Perù e l'Ecuador ecc. Non solo: a partire dal 1990
progressivamente, di anno in anno, la relazione ha presentato le
informazioni sulle transazioni in maniera sempre più inintelliggibile o, per
meglio dire, con una serie di presentazioni sinottiche che di fatto non
consentono di individuare - per ciascuna autorizzazione all'esportazione
rilasciata - la società esportatrice ed il paese di destinazione. Tutti i
dati vengono resi pubblici in forma aggregata. Voi tutti capite come sia
importante sapere, per ciascun paese, quali siano le tipologie di armi
italiane esportate. Non posso fare a meno di rammaricarmi per la poca
attenzione che il movimento pacifista ha riservato in questi anni
all'applicazione concreta della legge, una delle più avanzate a livello
europeo, voluta proprio dai movimenti per la pace. Ovviamente la lobby delle
industrie a produzione militare non è stata con le mani in mano mentre noi
un poco si 'dormiva'. Sarebbe giunto quindi il momento di costruire un
movimento d'opinione vasto e diffuso capillarmente, capace di esercitare
quel controllo e quella verifica autenticamente democratica che i nostri
'distratti' parlementari non sono riusciti a garantire in questi anni.
Perchè non chiedere sistematicamente conto, nei collegi elettorali, nelle
sedi di partito di quanto non è stato fatto e di quello che si dovrebbe
fare? Perchè non difendere concretamente un principio sacrostanto: le
esportazioni di armamenti e di servizi di tipo militare non rappresentano un
argomento 'tabù', di esclusiva competenza dei servizi d'informazione, dei
vertici politici, militari ed istituzionali, bensì un aspetto molto
importante e delicato della politica estera del paese. Ogni cittadino ha il
diritto di essere informato sulle scelte di politica estera operate dai
governi e dai loro funzionari. Ciò sarebbe oltremodo necessario visto che da
più parti, incluso l'esecutivo, si sta parlando di rivedere la legge.

un abbraccio
achille lodovisi