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Dalla Sardegna: la morte sospetta di un militare
- Subject: Dalla Sardegna: la morte sospetta di un militare
- From: "G.A.V.C.I. - Segreteria Nazionale" <gavci at iperbole.bologna.it>
- Date: Fri, 26 Nov 1999 00:10:20 +0100
Salve, riceviamo da Antonello Repetto questa serie di articoli con la richiesta di informare "tutto l'arcipelago pacifista [...] perché bisogna insistere". Si può scrivere al giornalista di "Nuova Sardegna" Erminio Ariu. Fax: 0784/36086 http://www.lanuovasardegna.kataweb.it I riferimenti di Antonello Repetto, invece sono: Antonello Repetto Via dei Novelli Innocenti, 4 09014 Carloforte (CA) Tel: 0781.856397 Fax: 0781.855298 FONTE: La Nuova Sardegna, 07/11/99 ---------------------------------- "L'uranio kilier in Bosnia? Un pericolo per i nostri giovani" I RECENTI decessi di Salvatore Vacca di Nuxis e di Giuseppe Pintus di Assemini, i due soldati che prestavano servizio in Bosnia, morti di leucemia, oltre a mettere in risalto le frequenti, purtroppo, e misteriose morti di militari (non ultima quella del paracadutista Emanuele Scieri), aprono inquietanti interrogativi e sospetti sulla cause. Non tutti, probabilmente, sanno che in Kosovo, gli americani hanno usato proiettili, così come accaduto nelle guerra del Golfo, all'uranio impoverito. Tali proiettili, nome in codice Pgu-14, hanno la peculiarità di essere composti integralmente da uranio 238 o Du (Deploted uranium). Il Du è un metallo pesante (19 grammi/cm cubo), scarto della lavorazione dei metalli radioattivi utilizzati nelle centrali e nelle testate nucleari. L'uranio è un metallo piroforo, che si incendia, cioè, con la semplice esposizione all'aria. Le particelle che bruciano sono talmente piccole che in condizioni normali quest'effetto è misurabile solo con raffinati strumenti. L'attrito provocato dall'enorme velocità permette invece una combustione rapida e "visibile", portando a circa 400 gradi la temperatura del proiettile che esplode all'impatto con una superficie dura, riuscendo a perforare corazze anche molto resistenti. L'esplosione trasforma il proiettile in polvere finissima di ossido di uranio che si disperde nell'aria. La sua pericolosità risiede nell'inalazione di queste particelle che, diventa ceramica a causa dell'alta temperatura provocata dall'esplosione, sono insolubili. La particella fissata nell'organismo ha energia sufficiente per "spezzare il Dna della cellula con cui entra in contatto, trasformandola in cellula tumorale. Le munizioni all'uranio impoverito sono state utilizzate per la prima volta durante la Guerra del Golfo. E' forte il sospetto, sostenuto da molte associazioni di veterani, che l'oscura malattia nota come "Sindro-me del Golfo" che ha colpito migliaia di soldati sia stata causata proprio dall'uso dei proiettili all'uranio impoverito. Nell'articolo pubblicato nella "Nuova" del 10.10.99 i familiari di Salvatore Vacca e Giuseppe Pintus formulano il sospetto che l'esercito abbia utilizzato materiale radioattivo o alcuni giovani abbiano partecipato direttamente o indirettamente a missioni dove si sarebbero verificate fughe radioattive, I decessi di questi due giovani soldati potrebbero essere, purtroppo, i primi di una lunga serie in quanto anche il Kosovo, a causa dell'uso di questi proiettili, è saturo di radioattività. Infine è utile sapere che la Rai ha trasmesso solo quest'anno stralci del documentario "La sindrome del Golfo" girato qualche anno fa negli Usa dal regista Giuseppe D'Onofrio, in cui si mettevano in evidenza gli effetti dei proiettili all'uranio e delle armi batteriologiche sui soldati americani durante la guerra. Siamo in presenza di un altro muro di gomma come Ustica ci ha insegnato? Antonio Repetto - Pax Christi Italiana FONTE: La Nuova Sardegna, 07/11/99 ---------------------------------- Ritorna dalla Bosnia, muore di leucemia Di Erminio Ariu Salvatore Vacca, 23 anni della Brigata Sassari sballottato per mesi e curato per ipertiroidismo NUXIS. Cinque mesi di analisi e prelievi di sangue da un ospedale all'altro per una disfunzione tiroidea, poi una diagnosi senza speranza: leucemia acuta. Il caporale maggiore Salvatore Vacca, 23 anni, di Nuxis, partito volontario a Sarajevo con la Brigata Sassari nel novembre 1998 è morto giovedì scorso dopo una lunga agonia. I genitori del giovane però non si rassegnano e annunciano un'iniziativa giudiziaria per accertare le cause della morte. Per la famiglia un dubbio atroce: perché la diagnosi non è stata tempestiva? E poi cosa è realmente accaduto durante la missione in Bosnia? Sabato, intanto, a Nuxis si sono svolti i funerali del giovane. C'era il picchetto d'onore della Brigata Sassari e c'era, incredulo, tutto il paese. La campagna a Sarajevo per Salvatore Vacca inizia nel novembre scorso. Il ragazzo, un pezzo d'uomo di 78 chili per un metro e ottanta centimetri d'altezza, parte per la missione sano e pieno di vita. Ad aprile, quando rientra a casa per una breve licenza di sei giorni, ha già il fisico minato. "E' sceso febbricitante, era bagnato completamente per un'eccessiva sudorazione, tremava e non si reggeva sulle gambe - ricorda la fidanzata Daniela - qualcuno prima di lasciare il reparto gli aveva fatto un'iniezione di "Plasil" Nei giorni successivi beveva acqua in modo eccessivo e mangiava a dismisura". "Lo abbiamo accompagnato alla guardia medica - interviene il padre Giuseppe, maresciallo dei carabinieri m pensione - e il controllo suggerisce una visita più accurata". E' il primo segnale che qualcosa non va: Tore viene inviato al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio, a Cagliari. La diagnosi parla di stress e ipertiroidismo. Intanto la licenza finisce e il giorno del rientro a Sarajevo Salvatore Vacca si presenta regolarmente in caserma, a Cagliari, ma in condizioni di salute precarie. "Strano - avverte la sorella Caterina - i superiori gli comunicano che c'è stato un disguido, il resto della compagnia è già partito, e Tore con altri 9 commilitoni rimane a terra. Il giorno dopo, durante la cerimonia dell'alzabandiera mio fratello accusa un malore, cade a terra, viene soccorso e ricoverato". E' l'inizio dell'odissea. Il soldato viene trasferito all'ospedale militare a Cagliari, "dove lo stato di salute - dicono i familiari - viene sottovalutato". "Il ragazzo - aggiunge la madre - continua a deperire: nausee, diarree e febbre sempre alta, tachicardia. Decidiamo di accompagnare il ragazzo alla clinica Aresu. Ancora ipertiroidismo, altri farmaci per le disfunzioni cardiache, e intanto Tore accusa difficoltà respiratorie, blocchi renali e scompensi epatici". "Dopo 30 giorni di ricovero in ospedale - riprende la sorella Claudia - rientra, al termine della convalescenza nel reparto militare a Cagliari. Nessuno ci ascolta. Pensiamo che Salvatore possa aver manipolato sostanze tossiche. E poi c'era stata l'esplosione di un aereo proprio vicino al punto in cui si trovava lui. Poteva anche trasportare sostanze radiattive" .Il ragazzo intanto peggiora e il 2 agosto i parenti decidono di volare a Saragozza per un consulto medico con un luminare. Il responso è drammatico e senza scampo: leucemia acuta. Il soldato muore dopo 15 giorni. "Lo hanno curato per mesi per disfunzioni alla tiroide, gli hanno fatto mille prelievi e solo dopo che la diagnosi terribile è arrivata dalla Spagna - sostiene la famiglia -lo hanno mandato all'Oncologico. Ora chiediamo giustizia" "Siamo certi che sia una tragica coincidenza" di Pinuccio Saba SASSARI. "E' difficile, se non impossibile, collegare la morte del caporal maggiore Salvatore Vacca, ucciso da una forma acuta di leucemia, con il servizio svolto in Bosnia fra gli uomini della Brigata Multinazionale dl pace che controlla la parte nord di Sarajevo e che comprendeva anche i militari del 1510 reggimento della Brigata Sassari". Ad affermarlo sono i vertici della Brigata Sassari che ieri pomeriggio, pur non conoscendo nel dettaglio le "accuse" della famiglia di Salvatore Vacca hanno voluto incontrare i giornalisti per rinnovare pubblicamente il loro cordoglio ai familiari del giovane. E hanno spiegato che gli uomini della Brigata non sono stati esposti ad alcuna situazione a rischio, se non quelli classici dei militari in missione di pace. E' stato il direttore dell'ospedale militare di Cagliari, il colonnello Antonio Bianco a raccontare, cartelle cliniche alla mano, il decorso della malattia che ha ucciso Salvatore Vacca. "Il caporale era tornato dalla Bosnia in licenza e al suo rientro in caserma aveva lamentato alcuni disturbi - ha spiegato -. Le nostre analisi avevano accertato un disturbo cardiaco e una forma di ipertiroidismo, diagnosi confermata dai medici del San Giovanni di Dio, ospedale più attrezzato del nostro per le cure del caso. Dal 3 agosto Salvatore era in convalescenza e per il 16 agosto era prevista una visita di controllo, sempre al San Giovanni di Dio. E' proprio in questa circostanza è stata diagnosticata la malattia". A uccidere Salvatore Vacca è stata una complicazione bronco-polmonare, l'infezione più frequente in questo tipo di patologia, una forma di leucemia abbastanza rara per i giovani di questa età visto che, statisticamente, colpisce i bambini e gli adolescenti "Noi siamo stati vicini al nostro ragazzo e ai suoi familiari - ha aggiunto il comandante della Brigata, il generale Giuseppe Sabatelli - e più di centocinquanta dei nostri ragazzi si sono offerti per donare il sangue". Nel brevissimo intervento militare in Bosnia da parte delle forze Nato, erano stati utilizzati anche gli "A-lO", i bombardieri anticarro In grado di sparare, con i loro cannoncini da 30 mm, 4.200 colpi al minuto. Proiettili fabbricati con uranio impoverito. Logico, quindi, pensare a una delle possibili cause scatenanti della malattia. Ma sia il colonnello Bianco sia il comandante del 1510 reggimento si sono detti scettici su questa ipotesi. "Non abbiamo avuto notizia del ritrovamento di questi o altri proiettili radioattivi -ha detto il colonnello Bruno Stano-. Se si calcola che ogni anno passano in Bosnia circa 90 mila militari e che sinora non si è registrato alcun caso di leucemia, mi sembra difficile attribuire le cause della malattia di Salvatore Bianco, alla missione". I vertici della Brigata Sassari sono disponibili alla massima collaborazione con le autorità civili per far luce su questa "tragica coincidenza". --- Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia Sede Centrale: "Villa Tamba" - Via della Selva Pescarola, 26 40131 Bologna - Italy - Tel. e Fax +39.51.6344671 e-mail: gavci at iperbole.bologna.it web: http://www.peacelink.it/users/gavci Appello ai parlamentari su riforma della leva e servizio civile Sottoscrizioni: http://www.peacelink.it/users/gavci/news/news.htm
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