Dalla Sardegna: la morte sospetta di un militare



Salve,
riceviamo da Antonello Repetto questa serie di articoli con la richiesta di
informare "tutto l'arcipelago pacifista [...] perché bisogna insistere". Si
può scrivere al giornalista di "Nuova Sardegna" Erminio Ariu.
Fax: 0784/36086
http://www.lanuovasardegna.kataweb.it


I riferimenti di Antonello Repetto, invece sono:
Antonello Repetto
Via dei Novelli Innocenti, 4
09014 Carloforte (CA)
Tel: 0781.856397
Fax: 0781.855298


FONTE: La Nuova Sardegna, 07/11/99
----------------------------------

"L'uranio kilier in Bosnia? Un pericolo per i nostri giovani"

I RECENTI decessi di Salvatore Vacca di Nuxis e di Giuseppe Pintus di
Assemini, i due soldati che prestavano servizio in Bosnia, morti di
leucemia, oltre a mettere in risalto le frequenti, purtroppo, e misteriose
morti di militari (non ultima quella del paracadutista Emanuele Scieri),
aprono inquietanti interrogativi e sospetti sulla cause.
Non tutti, probabilmente, sanno che in Kosovo, gli americani hanno usato
proiettili, così come accaduto nelle guerra del Golfo, all'uranio
impoverito. Tali proiettili, nome in codice Pgu-14, hanno la peculiarità di
essere composti integralmente da uranio 238 o Du (Deploted uranium). Il Du è
un metallo pesante (19 grammi/cm cubo), scarto della lavorazione dei metalli
radioattivi utilizzati nelle centrali e nelle testate nucleari. L'uranio è
un metallo piroforo, che si incendia, cioè, con la semplice esposizione
all'aria. Le particelle che bruciano sono talmente piccole che in condizioni
normali quest'effetto è misurabile solo con raffinati strumenti. L'attrito
provocato dall'enorme velocità permette invece una combustione rapida e
"visibile", portando a circa 400 gradi la temperatura del proiettile che
esplode all'impatto con una superficie dura, riuscendo a perforare corazze
anche molto resistenti. L'esplosione trasforma il proiettile in polvere
finissima di ossido di uranio che si disperde nell'aria.
La sua pericolosità risiede nell'inalazione di queste particelle che,
diventa ceramica a causa dell'alta temperatura provocata dall'esplosione,
sono insolubili. La particella fissata nell'organismo ha energia sufficiente
per "spezzare il Dna della cellula con cui entra in contatto, trasformandola
in cellula tumorale. Le munizioni all'uranio impoverito sono state
utilizzate per la prima volta durante la Guerra del Golfo. E' forte il
sospetto, sostenuto da molte associazioni di veterani, che l'oscura malattia
nota come "Sindro-me del Golfo" che ha colpito migliaia di soldati sia stata
causata proprio dall'uso dei proiettili all'uranio impoverito.
Nell'articolo pubblicato nella "Nuova" del 10.10.99 i familiari di Salvatore
Vacca e Giuseppe Pintus formulano il sospetto che l'esercito abbia
utilizzato materiale radioattivo o alcuni giovani abbiano partecipato
direttamente o indirettamente a missioni dove si sarebbero verificate fughe
radioattive, I decessi di questi due giovani soldati potrebbero essere,
purtroppo, i primi di una lunga serie in quanto anche il Kosovo, a causa
dell'uso di questi proiettili, è saturo di radioattività.
Infine è utile sapere che la Rai ha trasmesso solo quest'anno stralci del
documentario "La sindrome del Golfo" girato qualche anno fa negli Usa dal
regista Giuseppe D'Onofrio, in cui si mettevano in evidenza gli effetti dei
proiettili all'uranio e delle armi batteriologiche sui soldati americani
durante la guerra. Siamo in presenza di un altro muro di gomma come Ustica
ci ha insegnato?
Antonio Repetto - Pax Christi Italiana


FONTE: La Nuova Sardegna, 07/11/99
----------------------------------
Ritorna dalla Bosnia, muore di leucemia
Di Erminio Ariu

Salvatore Vacca, 23 anni della Brigata Sassari sballottato per mesi e curato
per ipertiroidismo

NUXIS. Cinque mesi di analisi e prelievi di sangue da un ospedale all'altro
per una disfunzione tiroidea, poi una diagnosi senza speranza: leucemia
acuta. Il caporale maggiore Salvatore Vacca, 23 anni, di Nuxis, partito
volontario a Sarajevo con la Brigata Sassari nel novembre 1998 è morto
giovedì scorso dopo una lunga agonia. I genitori del giovane però non si
rassegnano e annunciano un'iniziativa giudiziaria per accertare le cause
della morte. Per la famiglia un dubbio atroce: perché la diagnosi non è
stata tempestiva? E poi cosa è realmente accaduto durante la missione in
Bosnia? Sabato, intanto, a Nuxis si sono svolti i funerali del giovane.
C'era il picchetto d'onore della Brigata Sassari e c'era, incredulo, tutto
il paese.
La campagna a Sarajevo per Salvatore Vacca inizia nel novembre scorso. Il
ragazzo, un pezzo d'uomo di 78 chili per un metro e ottanta centimetri
d'altezza, parte per la missione sano e pieno di vita. Ad aprile, quando
rientra a casa per una breve licenza di sei giorni, ha già il fisico minato.
"E' sceso febbricitante, era bagnato completamente per un'eccessiva
sudorazione, tremava e non si reggeva sulle gambe - ricorda la fidanzata
Daniela - qualcuno prima di lasciare il reparto gli aveva fatto un'iniezione
di "Plasil" Nei giorni successivi beveva acqua in modo eccessivo e mangiava
a dismisura".
"Lo abbiamo accompagnato alla guardia medica - interviene il padre Giuseppe,
maresciallo dei carabinieri m pensione - e il controllo suggerisce una
visita più accurata". E' il primo segnale che qualcosa non va: Tore viene
inviato al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio, a Cagliari. La
diagnosi parla di stress e ipertiroidismo. Intanto la licenza finisce e il
giorno del rientro a Sarajevo Salvatore Vacca si presenta regolarmente in
caserma, a Cagliari, ma in condizioni di salute precarie. "Strano - avverte
la sorella Caterina - i superiori gli comunicano che c'è stato un disguido,
il resto della compagnia è già partito, e Tore con altri 9 commilitoni
rimane a terra. Il giorno dopo, durante la cerimonia dell'alzabandiera mio
fratello accusa un malore, cade a terra, viene soccorso e ricoverato".
E' l'inizio dell'odissea. Il soldato viene trasferito all'ospedale militare
a Cagliari, "dove lo stato di salute - dicono i familiari - viene
sottovalutato". "Il ragazzo - aggiunge la madre - continua a deperire:
nausee, diarree e febbre sempre alta, tachicardia. Decidiamo di accompagnare
il ragazzo alla clinica Aresu. Ancora ipertiroidismo, altri farmaci per le
disfunzioni cardiache, e intanto Tore accusa difficoltà respiratorie,
blocchi renali e scompensi epatici". "Dopo 30 giorni di ricovero in
ospedale - riprende la sorella Claudia - rientra, al termine della
convalescenza nel reparto militare a Cagliari. Nessuno ci ascolta. Pensiamo
che Salvatore possa aver manipolato sostanze tossiche. E poi c'era stata
l'esplosione di un aereo proprio vicino al punto in cui si trovava lui.
Poteva anche trasportare sostanze radiattive" .Il ragazzo intanto peggiora e
il 2 agosto i parenti decidono di volare a Saragozza per un consulto medico
con un luminare. Il responso è drammatico e senza scampo: leucemia acuta. Il
soldato muore dopo 15 giorni. "Lo hanno curato per mesi per disfunzioni alla
tiroide, gli hanno fatto mille prelievi e solo dopo che la diagnosi
terribile è arrivata dalla Spagna - sostiene la famiglia -lo hanno mandato
all'Oncologico. Ora chiediamo giustizia"


"Siamo certi che sia una tragica coincidenza"
di Pinuccio Saba

SASSARI. "E' difficile, se non impossibile, collegare la morte del caporal
maggiore Salvatore Vacca, ucciso da una forma acuta di leucemia, con il
servizio svolto in Bosnia fra gli uomini della Brigata Multinazionale dl
pace che controlla la parte nord di Sarajevo e che comprendeva anche i
militari del 1510 reggimento della Brigata Sassari". Ad affermarlo sono i
vertici della Brigata Sassari che ieri pomeriggio, pur non conoscendo nel
dettaglio le "accuse" della famiglia di Salvatore Vacca hanno voluto
incontrare i giornalisti per rinnovare pubblicamente il loro cordoglio ai
familiari del giovane. E hanno spiegato che gli uomini della Brigata non
sono stati esposti ad alcuna situazione a rischio, se non quelli classici
dei militari in missione di pace.
E' stato il direttore dell'ospedale militare di Cagliari, il colonnello
Antonio Bianco a raccontare, cartelle cliniche alla mano, il decorso della
malattia che ha ucciso Salvatore Vacca. "Il  caporale era tornato dalla
Bosnia in licenza e al suo rientro in caserma aveva lamentato alcuni
disturbi - ha spiegato -. Le nostre analisi avevano accertato un disturbo
cardiaco e una forma di ipertiroidismo, diagnosi confermata dai medici del
San Giovanni di Dio, ospedale più attrezzato del nostro per le cure del
caso. Dal 3 agosto Salvatore era in convalescenza e per il 16 agosto era
prevista una visita di controllo, sempre al San Giovanni di Dio. E' proprio
in questa circostanza è stata diagnosticata la malattia".
A uccidere Salvatore Vacca è stata una complicazione bronco-polmonare,
l'infezione più frequente in questo tipo di patologia, una forma di leucemia
abbastanza rara per i giovani di questa età visto che, statisticamente,
colpisce i bambini e gli adolescenti
"Noi siamo stati vicini al nostro ragazzo e ai suoi familiari - ha aggiunto
il comandante della Brigata, il generale Giuseppe Sabatelli - e più di
centocinquanta dei nostri ragazzi si sono offerti per donare il sangue".
Nel brevissimo intervento militare in Bosnia da parte delle forze Nato,
erano stati utilizzati
anche gli "A-lO", i bombardieri anticarro In grado di sparare, con i loro
cannoncini da 30 mm, 4.200 colpi al minuto. Proiettili fabbricati con uranio
impoverito. Logico, quindi, pensare a una delle possibili cause scatenanti
della malattia. Ma sia il colonnello Bianco sia il comandante del 1510
reggimento si sono detti scettici su questa ipotesi. "Non abbiamo avuto
notizia del ritrovamento di questi o altri proiettili radioattivi -ha detto
il colonnello Bruno Stano-. Se si calcola che ogni anno passano in Bosnia
circa 90 mila militari e che sinora non si è registrato alcun caso di
leucemia, mi sembra difficile attribuire le cause della malattia di
Salvatore Bianco, alla missione". I vertici della Brigata Sassari sono
disponibili alla massima collaborazione con le autorità civili per far luce
su questa "tragica coincidenza".

---
  Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia
  Sede Centrale: "Villa Tamba" - Via della Selva Pescarola, 26
  40131 Bologna - Italy -  Tel. e Fax +39.51.6344671
  e-mail: gavci at iperbole.bologna.it
  web: http://www.peacelink.it/users/gavci
  Appello ai parlamentari su riforma della leva e servizio civile
  Sottoscrizioni: http://www.peacelink.it/users/gavci/news/news.htm