Lettera di Romano Prodi: "Non ci sono guerre umanitarie"



Diffondiamo la seguente lettera di Romano Prodi pubblicata da "Missione
Oggi" di Novembre perchè ci sembra una presa di posizione coraggiosa di una
personalità con compiti istituzionali importanti finalmente nella direzione
di una cultura di pace.
Confidando nel fatto che presto gli intenti enunciati possano diventare atti
concreti dell'attuale Comunità Europea, abbiamo inviato al Presidente Prodi
i testi delle ultime iniziative portate avanti dal GAVCI.
Sul sito dell'Associazione è presente l'ultimo Appello ai Parlamentari sulla
Riforma del Servizio Civile con un elenco aggiornato delle firme fin qui
raccolte.
http://www.peacelink.it/users/gavci/news/news.htm

Segreteria GAVCI

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ROMANO PRODI:
"NON CI SONO GUERRE UMANITARIE"


Bruxelles, 27.08.99

Ho cercato in tutti i modi di poter essere presente questa sera alla
consegna del premio internazionale Versilia per la pace a Gino Strada, ma
gli impegni della Commissione in vista del dibattito al Parlamento europeo
me lo impediscono. La grande stima per il sindaco di Viareggio, per il
presidente del premio Viareggio e per Gino Strada e il suo impegno civile e
professionale, mi spingono a mettere in comune con voi alcune
considerazioni.
Anche se il primo marzo di quest'anno è entrato in vigore il trattato
internazionale contro le mine, firmato da 135 nazioni e ratificato da circa
70, dobbiamo riconoscere drammaticamente che questo secolo si conclude con
l'affermazione della cultura della guerra. La tragedia del Kosovo e dei
Balcani, la Sierra Leone, il Daghestan, l'Afghanistan, i molti e terribili
conflitti nel cuore dell'Africa.., testimoniano oggi che non ci sono guerre
umanitarie, ma solo guerre dove i civili (bambini, donne, anziani) sono le
vittime, pagando un prezzo assolutamente intollerabile, in termini di vite
umane ma anche di sfiguramento dell'esistenza.
Questo secolo, incominciato con la guerra, termina con la guerra. Dunque la
cultura della guerra ne diventa la cifra unificante. Infatti, ogni guerra
condotta in questo secolo ha trovato sempre una cultura pronta a
giustificarla e legittimarla. Ma l'Europa, se non si vuole perdere, è
chiamata a costruire una cultura della pace. Se è vero che dobbiamo dire che
non c'è pace senza giustizia, dobbiamo dire con la medesima forza che non
c'è giustizia senza pace.
Ci domandano questo i bambini che hanno perso le gambe su una mina, ce lo
chiedono gli innocenti che sanno bene che una guerra non finisce quando si
firma un trattato, perché milioni di mine a distanza di anni continuano a
colpire e devastare la vita e il cuore di molti. Gino Strada è un singolare
operatore di quella cultura della pace che non si arrende alla guerra, ma
che con le armi della pace combatte la guerra infinita che in tante parti
del mondo oggi è visibile. Egli scrive nella sua introduzione al libro
Pappagalli verdi: "Spero che si rafforzi la convinzione, in coloro che
decideranno di leggere queste pagine, che le guerre, tutte le guerre sono un
orrore. E che non ci si può voltare dall'altra parte, per non vedere le
facce di quanti soffrono in silenzio Sono parole che toccano ciascuno,
soprattutto chi come me ha una funzione politica.
L'Europa, per quanto potrà competere alla mia responsabilità, si impegna a
ripudiare la guerra, a realizzare una politica di pace, a fare della pace la
sua vocazione più profonda, e a sostenere ogni iniziativa umanitaria di
pace, che, come quella di Emergency, cerca concretamente di dare speranza e
futuro alle vittime, Il premio internazionale Versilia per la pace, dato a
Gino Strada, indica il cammino per una nuova cultura della pace, per un
impegno concreto dell'Europa a fianco delle vittime di ogni guerra, per un
nuovo diritto umanitario, che sia innanzitutto diritto delle vittime alla
vita.

ROMANO PRODI

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