Deterrenza nucleare: "illegale" oltre che "immorale"



Pubblicato da: "Settimana" n. 39 del 31 Ottobre

Deterrenza nucleare: "illegale" oltre che "immorale"

Alle voci ecclesiali, di vescovi e teologi, che oramai parlano chiaramente
di immoralità della guerra in genere e, in particolare, della deterrenza
atomica e non solo dell'uso delle bombe nucleari (vedi G. Mattai La pace
oggi, ed. Ennepilibri, pp. 64, L. 14.000), si aggiungono le voci di giuristi
che denunciano il rischio nucleare e lo dichiarano non solo immorale, ma
anche illegale, in base al diritto internazionale positivo.
L'11 ottobre si è tenuto a Roma un incontro di rappresentanti di
associazioni pacifiste e istituti di ricerca su pace e disarmo con
rappresentanti di Ialana (International Association of Lawyers Against
Nuclear Arms - Associazione internazionale dei giuristi contro le armi
nucleari). Questi giuristi hanno preparato una "bozza di risoluzione" che è
stata presentata all'ONU da alcune "potenze medie" (Brasile, Egitto,
Irlanda, Messico, Nuova Zelanda, Sudafrica e Svezia). La votazione da parte
dell'assemblea delle Nazioni Unite è prevista a New York il 9 novembre
prossimo.
Naturalmente, il presupposto è che il rischio atomico non è per nulla
superato, anzi si sta facendo sempre più grave. Nuovi paesi si stanno
dotando di bombe atomiche (Israele, India e Pakistan). Si sa che altre
nazioni stanno lavorando per dotarsene. Le cinque potenze nucleari non
manifestano alcuna intenzione seria di disarmare, come era nei patti; anzi
programmano e stanziano grossi finanziamenti per aggiornare e rafforzare la
loro politica difensiva nucleare.
In Iraq e in Jugoslavia gli USA hanno lanciato missili con calotta di uranio
impoverito, le cui radiazioni, assorbite per inspirazione o bevendo acqua
contaminata, stanno già producendo danni incalcolabili alle persone e
all'ambiente.
Il senatore dell'Alberta (Canada) Douglas Roche, membro del Canadan Network
to abolish Nuclear Weapons (Rete canadese per l'abolizione delle armi
nucleari), ha parlato di 30.000 bombe nucleari presenti in vari punti del
globo terrestre e forse nello spazio, di cui 5.000 sono in stato d'allarme,
ossia pronte all'uso.
Si aggiunga la cosiddetta "dottrina del primo colpo nucleare", adottata
dalla Nato, ossia l'intenzione di lanciare per primi la bomba atomica per
prevenire un possibile attacco nemico. La Germania aveva proposto di
abbandonarla; ma la Nato l'ha riconfermata, con il voto acquiescente anche
dell'Italia.
La tesi dei giuristi di Ialana è che le convenzioni internazionali per la
messa al bando di qualsiasi arma di distruzione di massa includono
evidentemente anche le armi atomiche, il cui possesso è quindi illegale.
Secondo Ialana è giunta l'ora di mettere in atto un nuovo programma di
disarmo che rifiuti il concetto del "primo colpo nucleare" e che richieda
inoltre di rinegoziare il completo disarmo nucleare. Tale nuovo programma è
stato proposto da "The New Agenda Coalition" (Coalizione per una nuova
agenda) l'8 di giugno del 1998, in una dichiarazione resa dai ministri degli
Esteri di Irlanda, Svezia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Messico, Brasile ed
Egitto. Il 4 dicembre 1998 la dichiarazione è stata approvata dall'assemblea
generale delle Nazioni Unite con 114 voti a favore, 18 contrari e 38
astensioni.
Per la prima volta, tutti gli stati non dotati di armi nucleari e
appartenenti alla Nato, con l'esclusione della Turchia, si sono opposti alle
pressioni degli Stati Uniti (affiancati da Francia e Inghilterra) e si sono
astenuti su una decisione che rigetta il concetto della politica nucleare
della Nato.
Nell'intento di raggiungere l'obiettivo finale di un completo disarmo
nucleare, lo stato della Malesia, nell'ottobre del 1996, ha presentato una
mozione all'assemblea generale delle Nazioni Unite dove viene suggerito
l'inizio di negoziati multilaterali con il fine di elaborare una Convenzione
sulle armi nucleari, ponendo al bando lo sviluppo, la produzione, lo
spiegamento, lo stoccaggio, il trasferimento, la minaccia o l'uso delle armi
nucleari e disponendone la loro eliminazione. Tale mozione sottolineava il
parere della Corte internazionale di giustizia dell'8 luglio 1996 secondo
cui <<esiste un obbligo di condurre e concludere in buona fede dei negoziati
che portino al disarmo nucleare in tutti i suoi aspetti, sotto stretto ed
effettivo controllo internazionale>>.
La pressione ad opera di organizzazioni non governative e comuni cittadini
ha portato a un susseguirsi di rapporti e dichiarazioni autorevoli che
raccomandano il disarmo nucleare globale. C'è da ricordare che, nel 1995,
186 paesi firmarono il Trattato di non proliferazione nucleare a tempo
indeterminato, praticamente tutti i paesi non nucleari, eccetto Israele,
India e Pakistan. In quella stessa occasione, gli stati nucleari, vivamente
pressati perché indicassero una data di inizio del disarmo nucleare
effettivo, espressero solo l'intenzione di incontrarsi successivamente per
fissare una tale data. A tutt'oggi simile incontro non si è avuto. Anzi...
Ciò spiega perché ora i paesi non nucleari siano arrabbiatissimi con quelli
nucleari e minaccino di dotarsi tutti di armi atomiche. Da ciò l'importanza
della risoluzione che dovrebbe essere votata il 9 novembre. Essa impegna a
fissare una nuova agenda di disarmo nucleare, con date e controlli precisi.
E' importante che anche l'Italia faccia la sua parte, votando a favore di
tale risoluzione. (A. Cavagna)



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